Se l'Indie Pop del 2010 è il Rock'N'Roll degli anni '80, Belle And Sebastian sono rockstar. Richard Colburn, Mick Cooke, Chris Geddes, Stevie Jackson, Bob Kildea, Sarah Martin, Stuart Murdoch: le rockstar del nostro secolo. Quelle che ci meritiamo. Attivi dalla seconda metà degli anni '90 con "Tigermilk" che ha lasciato traccia anche sulle nostre pagine, Belle And Sebastian si affacciano al 2015 consci dell'avvenuta rivoluzione della propria identità.
Se "Enter Sylvia Plath" pare davvero l'emulazione tecnicamente futuristica del Dance Pop che ha fatto la storia, Belle And Sebastian non si fermano alla proiezione dei successi, dei canoni e della abitudini che hanno costruito il mainstream, ma le reinterpretano attraverso la loro attitudine dell'essenziale, del delicato sommare di suoni ed effusioni.
Se "The Everlasting Muse" non dovesse venire ascoltata, non si capirebbe la reale dimensione di tutto l'album: "Girls in Peacetime Want to Dance", anticipato dal singolo "The Party Line", è ispirazione geografica, Ambient sorridente e ballabile, una sfera di cristallo che dal vivo si frantumerà in miliardi di applausi. La band va a caccia del silenzio che fa rumore e lo registra in una surreale dicotomia: è la genesi di ogni hit. Il seguito di "Write About Love" è un altro tassello pesante nella delicata linea del tempo tracciata da Belle And Sebastian, che pubblicano un nuovo album e stanno a guardare dai palchi dei festival di tutto il mondo.
"Be popular, play Pop".