Ed ecco attraversarci le orecchie un lavoro fresco, ispirato, maturo, superbamente prodotto (c'era da dubitarne?) che si conquista con arroganza e stile uno spazio very reserved nel panorama del pop rock d'autore. A mettere subito le cose in chiaro, la opening nonché title track "Colors" - sbarazzina e seducente - è il manifesto della nuova direzione intrapresa: una tabula rasa del passato, l'irruzione in nuovi territori. Irruzione attentamente predisposta con la sagacia di alcuni azzecati singoli: "Dreams" del 2015 (presente nell'album in due versioni, forse il brano più beckiano in senso classico), il trip hop di "Wow" che evoca un po' i Gorillaz, "Dear Life" e "Up All Night" tra 2016 e 2017. Territori al plurale, perchè, salva la compatezza stilistica del lavoro - è sempre Beck ragazzi, tranquilli - , il musicista ha compiuto la scelta più difficile, cioè intraprendere contemporaneamente più direzioni. Anzitutto, più rock. Per cui via le chitarre acustiche (compaiono solo fuggevolmente in "Dreams" e in "Up All Night", che è una personalissima rivisitazione in chiave pop della dance/disco tra '80 e '90), benvenute le drum machines e i sintetizzatori in gran copia, sempre presente ma meno che in passato il sampling, più spazio agli strumenti, un uso dei cori e delle linee vocali in genere che dire originale è dir poco, e un sound ipercompresso e filtrato (ascoltare "Seventh Heaven", destinata pensiamo a imperversare in radio nel prossimo futuro, che sembra un reperto fortunosamente scampato alla fine degli anni '70 - zona Fleetwood Mac - e ritrovato in un cassetto) a cui l'autore di "Sea Change" non ci aveva preparato. "I'm So Free", dall'aria deliziosamente svagata, affonda come non mai in crassi suoni di chitarra che flirtano col rock. Certo, in qualche modo "Midnight Voltures" sta lì ad osservarci sornione, ma qui il tiro è decisamente spostato. Si potrebbe dire che Beck ha deciso di graffiare di più, ma ricordandoci ogni momento che leggerezza non è sinonimo di banalità.
Anche l'attitudine del cantato, dicevamo, è decisamente più muscolare dei toni sognanti degli ultimi lavori: un disco non meditativo e intimista ma teso e ben rivolto al fuori, tanto che ci chiediamo come mai l'artista non ne abbia anticipato la pubblicazione all'estate, essendo un lavoro che ha ben poco di autunnale. "Dear Life" è un gioiellino pop che si permette qua e là fughe psichedeliche e beatlesiane, tra un esile pianino da saloon e il picking di chitarra: poche cose al posto giusto, di più sarebbe troppo. "No Distraction" è una mongolfiera sospesa tra Police, Clash e Talkin Heads; inutile elencare: ogni singola traccia ha il suono che deve avere ed occupa il posto che deve occupare. A fronte di un gusto esplorativo negli arrangiamenti, ciò che assicura unità stilistica al lavoro è la qualità del songwriting: se dovessimo azzardare, diremmo che Beck ha evitato la secca dell'autoripetersi immergendo panni del XXesimo secolo nel sound di band più giovani (Minus The Bear, Foster The People), traendone una quintessenza su misura per sé. Il sound è frutto di un lungo lavoro, come lo stesso Beck racconta in un'intervista; l'album è stato inciso a Los Angeles negli Studios di Greg Kurstin, produttore dell'album (Liam Gallagher, Foo Fighters, Tegan & Sara).Verso la fine del disco arriva l'unica e bellissima ballad (a fronte delle molte ballad o pseudo tali del disco precedente), "Fix Me" in vago odore di Sting ma al 100% in Beck-style; è proprio l'unica carezza in un album che solletica e pulsa come non accadeva da "Midnight Volture". L'artista inserisce nel suo stile massicce immissioni di elettronica fine '80 inizio '90 filtrata dal suo gusto e dalla sua ironia - rara in questo XXI secolo che si prende maledettamente sul serio - , rivisita e corregge a modo suo, salta a piè pari i primi Duemila e ci proietta nel futuro. Strategia che ben conosciamo: Beck è in grado, come pochi altri in passato di sorprendere e deliziare il suo pubblico con continue inversioni di rotta.
Come tutti sanno - infatti - c'è un'unica domanda possibile da porre ai folletti per arrivare al castello e salvare la dama dal Drago: se lo chiedessi all'altro folletto che strada mi direbbe? Indifferente chiederlo a uno o all'altro. In entrambi i casi occorre fare l'opposto. Come fa lo scaltro, talentuoso Beck, che continua a sorprenderci senza sbagliare un colpo.