Crowbar
Symmetry in Black

2014, Century Media
Sludge

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 13/06/14

“Nessuna nuova buona nuova”. A fronte di una continua ricerca di nuovi particolari da giudicare, talvolta ci dimentichiamo di quelle band che, per diversi motivi artistici, non hanno bisogno di apportare alcuna variazione al proprio sound, avendo raggiunto piena determinazione di quello che è il proprio posto all’interno della scena.

Tra queste formazioni possiamo annoverare senza indugio i Crowbar di Kirk Windstein, da sempre una realtà di prim’ordine per tutti quelli che guardano al sud degli Stati Uniti come fucina musicale di altissimo livello. Sono passati tre anni dal convincente “Sever the Wicked Hand”, periodo durante il quale il batterista Tommy Buckley ha lottato contro un tumore (per ora vincendo), un lasso di tempo che è servito a far capire al leader storico che la sua creatura non poteva essere subordinata a una mega-formazione (stiamo parlando dei Down) che porterà sì molta gloria (oltre a verdoni assicurati), ma che evidentemente affossava le esigenze artistiche del simpatico Kirk. Quindi abbandono amichevole, tanti saluti e rimettiamo testa e barba a tempo pieno sul progetto Crowbar e al nuovo album.

Nasce così “Symmetry in Black”, un lavoro davvero ispirato e denso, un macigno che ha giustificato in toto la presa di posizione del musicista di New Orleans. Un full-length cupo, come da tradizione grasso, sulfureo, giocato quasi interamente su ritmi sludge/southern lenti ma al contempo coinvolgenti, lasciando alla controparte “core” solo sprazzi lungo la tracklist. Una produzione esemplare, definita in ogni aspetto senza precludere la dovuta ruvidezza del suono, che supporta tracce in cui il buon Kirk sembra aver ripsoto ogni energia possibile. Melodie che arrivano dritte all’orecchio, pervase sia da un senso di disperazione e di speranza (incredibile quanto nell’album sia sottile il confine, vedi l’ottima “Reflection Of Deceit”), chitarroni saturi e oleosi riconoscibili alla prima pennata, sessione ritmica educata e incisiva e solita voce abrasiva. Il tutto unito alla sapienza dei nostri di fare un disco “con poco”, visto che le frecce nella faretra dei Crowbar si contano sulle dita di una mano su per giù, dimostrando che quando ci sono passione, idee e totale controllo della materia non serve esagerare con gli ingredienti, basta solo saperli esaltare a dovere.

Un album dei Crowbar alla Crowbar, profondo, coinvolgente, grazie a tracce più movimentate piazzate al punto giusto nella tracklist per non incupire oltremodo l’ascolto, in cui ci si può emozionare o lasciarsi andare all’headbanging più sfrenato con la medesima soddisfazione (riuscireste a stare femi ascoltando live il riffone di “Teach the Blind to See“?). Un felice ritorno in pista per una band che meriterebbe ben altra considerazione dal pubblico di “massa” (per i cultori il posto nel cuoricino è assegnato di diritto da anni), l’ennesima scelta vincente del “barba” Windstein. Veranda su vista Mississippi, vagonate di birre ghiacciate e i Crowbar in sottofondo… Basta chiudere gli occhi...



01.Walk With Knowledge Wisely

02.Symmetry In White

03.The Taste Of Dying

04.Reflection Of Deceit

05.Ageless Decay

06.Amaranthine

07.The Foreboding

08.Shaman Of Belief

09.Teach The Blind To See

10.A Wealth Of Empathy

11.Symbolic Suicide

12.The Piety Of Self-Loathing

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