Witherfall
Curse Of Autumn

2021, Century Media Records
Heavy/Progressive Metal

Arrivati al terzo full-length, i Witherfall studiano con profitto e scrivono da giganti, riempiendo vuoti che sembravano incolmabili
Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 07/03/21

Quando nel 2018 i Witherfall pubblicarono "A Prelude To Sorrow", registrato dopo la morte precoce del batterista Adam Paul Sagan avvenuta due anni prima, critica e pubblico rimasero abbacinati dalla potenza emotiva sprigionata dall'album. Laddove da una parte il dolore per una perdita così drammatica resta perennemente confitto nel cuore, dall'altra, con il trascorrere del tempo, lo si impara ad affrontare in modi diversi: c'era la curiosità, dunque, di ascoltare la terza prova degli statunitensi, cercando di capire, un po' cinicamente, se il fantasma del defunto compagno aleggiasse ancora sopra le loro teste. L'arancione acceso della cover, al solito monocromatica e sempre di mano di Kurt Wåhlin, rende bene l'idea di quello che troveremo nel variopinto "Curse Of Autumn", disco nel quale sentimenti come la rabbia e la frustrazione vengono incanalati in un torrente tumultuoso di passioni contrastanti. Questa volta il pathos che emerge dalle canzoni non deriva da uno stato d'animo uggioso e provato dalla sofferenza, bensì dai residui chiaroscurali di un'elaborazione del lutto che, al pari dell'autunno, può, alternativamente, avvolgere di tepore e coprire di gelo.

Così, attraverso uno stile cangiante, oseremmo quasi dire unico nell'universo metal contemporaneo, il gruppo guidato dal chitarrista Jake Dreyer e dal frontman Joseph Michael procede a passo spedito in direzione Nevermore, proseguendone idealmente la strada e aprendola a nuove influenze. Tutto molto facile, si dirà, quando dietro le pelli furoreggiano le bacchette di Marco Minnemann e in cabina di produzione siede, in compagnia di Jim Morris, Jon Schaffer, personaggio che, al netto delle attuali controversie, conosce benissimo il proprio ambiente di lavoro; eppure, la quadratura funambolica del songwriting brilla a prescindere dai collaboratori più o meno illustri convenuti a banchetto, attestando il valore di una band di cui, per il momento, non si conoscono ancora i limiti.

I riff e le splendide melodie intarsiate da un Dreyer che trabocca creatività da ogni poro fungono da filo d'Arianna all'interno di una struttura labirintica che vede il basso di Anthony Crawford assumere l'espressività di una seconda chitarra e la gamma vocale del singer, degno erede del titanico Warrel Dane, volteggiare pressoché infinita. Ed ecco che, superata d'un fiato la maestosa intro "Deliver Us Into The Arms Of Eternal Silence", l'arroganza inaudita di "The Last Scar" ci investe in pieno petto: aggressività feroce, torridi solismi à la Yngwie Malmsteen, ritmiche pulsanti che ricordano i migliori Iced Earth, un ritornello orecchiabile e pervasivo.

"As I Lie Awake", caratterizzato da un esergo sbilenco in chiave Sanctuary, abbassa i giri, proiettandosi in atmosfere cariche di oscurità a tratti squarciate dal lucore galoppante del power, mentre "Another Face" possiede una spiccata teatralità da rock opera, caratteristica confermata dalla successiva "Tempest", girandola di suggestioni tra progressive black metal, Cynic, chitarre spagnoleggianti e barocchismi rapsodici. Il neoprog strumentale e virtuosistico di "The Unyielding Grip Of Each Day", le abrasioni extreme della virulenta "The Other Side Of Fear", il climax ascensionale della ballad "The River", oltre a sfaccettare ulteriormente l'identità del combo, preparano il campo all'apoteosi di "... And They All Blew The Way". Si sale ad altezze vertiginose in groppa a un brano omerico, pennellato con la classe dei Dream Theater e la profondità narrativa dei Queensrÿche, ora disteso, ora cupo e ansiogeno, ora tremendamente groovy; poi, "Long Time", reinterpretazione acustica di un pezzo dei Boston, chiude i giochi, erogando una nota balsamica a un lotto carico di straordinaria intensità.

I Whiterfall si confrontano con i classici, li rielaborano, aggiungono ingredienti diversi e ottengono un "Curse Of Autumun" che guarda avanti senza dimenticare le lezioni dei maestri. Studiano con profitto e scrivono da giganti, riempiendo vuoti che sembravano incolmabili.




01. Deliver Us Into The Arms Of Eternal Silence
02. The Last Scar
03. As I Lie Awake
04. Another Face
05. Tempest
06. Curse Of Autumn
07. The Unyielding Grip Of Each Passing Day
08. The Other Side Of Fear
09. The River
10. ...And They All Blew Away
11. Long Time (Acoustic Version)

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool