La ricerca di un’icona, un’idolo, un riferimento inequivocabile e fisso a cui rapportarsi costantemente e ispirarsi è una tendenza insita nel genere umano, e si sviluppa in tutti gli ambiti sociali ed artistici. La terza produzione degli olandesi De Staat è una rivisitazione moderna di un concetto eterno che genera non pochi dubbi dal punto di vista comunicativo.
Lo stato di attenuante confusione creato dai synth e dal massiccio uso di effettistica post-mixaggio è di per sè geniale. La variabilità del disco, che include tracce molto differenti le une con le altre, accomunate da ben pochi elementi stilistici, introduce un argomento vitale estremamente attuale: ognuno è icona. Non è ben chiaro se, secondo i De Staat, tutti noi tendiamo a creare delle icone di noi stessi, in cui riversiamo ogni aspettativa positiva o ogni sfaccettatura apprezzabile del nostro io, o se ognuno di noi si rifugi nell’iconizzazione di concetti o elementi impalpabili dei rapporti tra umani, o ancora se esistano effettivamente vere e proprie icone principali, che a loro volta fanno riferimento ad altre icone sconosciute, in un caos gerarchico di identificazione e prospettiva.
Attraverso questa stima espressa per mezzo di testi sintetici e sovrapposte linee di elettronica scomposta, parti inconcepibili e asimmetriche come “Witch Doctor” o “Wonderer” – due delle canzoni meno significative e più difficili del disco, attraverso le quali prende forma la decisione biunivoca di fermare la riproduzione e riflettere o se gettare la spugna e censire il tutto come inconcepibile – diventano la chiave indispensabile per comprendere tutti gli altri pezzi, ben più ordinati ed orecchiabili.
In sintesi, il terzo disco di Torre Florim, Vedran Mircetic, Jop van Summeren, Rocco Bell e Tim van Delft è un mix di provocazione estrema e riflessione urbana espressa con strumenti semplici resi complici tra di loro da una lieve forzatura, la leva dell’alternative che poggia su una base elettrificata ancora poco solida: nonostante ciò, seppur con qualche difficoltà uditiva, il messaggio arriva a destinazione.
“We’re all icons as well as con artists. We’ve all created some profile somewhere that shows only part of our reality; only that part of ourselves that works best for us”. (Torre Florim, voce principale e chitarra)