Chi conosce Howard Jones? Battete un colpo se la risposta è sì. Voi direte, “ecco, la classica frase da fan impazzito che cela un penoso altarino del proprio mito”. Errore. Non nascondiamo affatto la nostro stima nei confronti del cantante americano e del suo operato, eppure riusciamo a contenere il nostro entusiasmo, parlando in termini sufficientemente tranquilli di questi Devil You Know, un capitolo inedito per l'artista dopo l’esperienza nei Killswitch Engage.
Spinto dalla validità delle idee del chitarrista italiano Francesco Artusato e di John Sankey, il Nostro si è imbarcato alla scoperta di nuova musica, aspetto sicuramente rigenerante dopo un lungo periodo lontano dai palchi. Le tenebre affrontate negli ultimi anni ci vengono raccontate in “The Beauty Of Destruction”, debutto ufficiale della nuova formazione. A dar vita ai ricordi sono i testi (“Read the lyrics, and the last five years of my life are right there on paper...”, ovvero: “leggete i testi e gli ultimi cinque anni della mia vita son proprio lì, sulla carta”), scritti interamente da Howard, tornato a pieno regime sulla scena anche grazie alle recenti collaborazioni con Asking Alexandria e Within Temptation (sua la voce ospite su "Dangerous").
Le canzoni seguono senza timore un percorso affine al modern metal, con un’impronta metalcore che consente alla band di sfociare in altri generi musicali. E' anche e sicuramente un disco che funziona dall’inizio alla fine; un minutaggio controllato permette, infatti, di chiuder un occhio sulle mancate sperimentazioni musicali. E il lavoro di Howard dà, come sperato, i suoi frutti: le harsh vocals sono aggressive, irruente, crinale perfetto con le clean vocals, che intraprendono una strada più sofferta rispetto al passato ("Crawl from the Dark"). Seppur non sommerse da inutili tecnicismi di chitarra (“Embracing the Torture”; “A Mind Insane”), le idee basilari funzionano, e il riscontro del nostro orecchio è positivo.
Ma non è tutto rose e fiori: se in passato il Nostro ci aveva abituato a brani cantati “di pancia”, d’istinto animalesco, feroce, oggi avvertiamo nelle sue clean vocals una mancanza d’estensione profonda. In poche parole, siamo stati viziati e seppur i brani in tracklist siano ben dodici, le sole “As Bright as the Darkness” e “My Own” riescono a saziarci appieno, da questo punto di vista. Siamo consapevoli del fatto che chi si avvicina a queso lavoro, magari attirato dal video del singolone "Seven Years Alone", non terrà in considerazione o addirittura non sarà d’accordo con le nostre ultime frasi. Chissà, potremmo essere proprio noi a sbagliare, ancorati così prepotentemente al passato. Vi lasciamo quindi con un finale tanto caro ad Adam Kadmon che, come di consueto, conclude con queste parole il suo farneticare: "Prendete tutto ciò che vi dico al pari di una fiaba...".