Ektomorf
Reborn

2021, Napalm Records
Thrash Metal/Groove Metal

Non cambiano le carte in tavola: gli ungheresi, giunti al quindicesimo album, continuano a picchiare duro.
Recensione di Giampiero Pelusi - Pubblicata in data: 22/01/21

In che modo il concetto di "rinascita" può collegarsi ad una band dalla carriera ultraventennale? Il nuovo album "Reborn" ha un sapore particolare per gli Ektomorf, quasi di riscatto. Inondati da montagne di giudizi negativi, spesso dettati da una premeditata (e, fondamentalmente, ingiusta) avversione nei loro confronti, gli ungheresi capitanati da Zoltàn "Zoli" Farkas hanno perennemente tenuto il piede sull'acceleratore, dritti per la loro strada, senza soppesare più di tanto le critiche ricevute. Il risultato? Quattordici album, tra alti e bassi ed il quindicesimo, appena sfornato, preceduto dalla firma per Napalm Records.


Il ritorno degli Ektomorf, dopo i deludenti Aggressor (2015) e Fury (2018), non cela nessuna invenzione o sorpresa: i nostri sono abituati a picchiare duro con il loro conglomerato di thrash, groove e qualche rimando al nu metal di fine anni '90. Già con l'opener "Ebullition" ogni eventuale dubbio viene messo da parte: una rasoiata nuda e cruda che richiama in maniera molto chiara i Soulfly e i Sepultura post-Arise. Di fatto "Zoli" Farkas si rifà a Max Cavalera e a tutti i suoi progetti, ricalcandone soprattutto la timbrica rude ed il songwriting serrato. "Reborn" si erge su un riff semplice ed efficace sulla falsariga della precedente traccia; altro elemento che rimane in rilievo ad ogni ascolto è l'amore, non troppo celato, per i Metallica del periodo '86-'88, che salta fuori soprattutto nell'intermezzo strumentale della stessa title track, che riprende il concept dagli stacchi melodici di "Master Of Puppets". Anche la successiva "And The Dead Will Walk", con il suo incedere più pesante e cadenzato, riprende a pieno le cupe sonorità di "The Thing That Should Not Be", amalgamate ad una distorsione di stampo nu metal.

 

"Fear Me" si lascia ascoltare senza improntare un segno piuttosto marcato, mentre un'intro acustica/elettrica ci conduce alla violenta "Where The Hate Conceives". "The Worst Is Yet To Come" diminuisce la velocità, ma non la potenza, dettata da riff granitici, che aprono ad un ritornello memorabile. Sorvolata la non indimenticabile "Forsaken", strumentale piuttosto lunga e senza particolari picchi di creatività, arriva il turno dell'ultima traccia in scaletta, la velocissima "Smashing The Past", una mazzata thrash metal molto classica che strizza l'occhio ai primi Machine Head.


Se dopo ventisei anni credete che gli Ektomorf abbiano cambiato le carte in tavola, vi sbagliate di grosso: come pronosticabile, gli ungheresi tornano con un altro disco di impatto, fedele al loro sound e, questa volta, abbastanza convincente. Permangono alcuni punti dolenti che hanno fatto storcere il naso a più di un addetto ai lavori: testi molto basilari e non troppo impegnati, un riffing alla lunga stancante ed una proposta musicale che di innovativo ha ben poco. Tuttavia, questo album risulta piacevole all'ascolto, differenziandosi dal precedente "Fury". Gli Ektomorf sono questi, prendere o lasciare: forse non si può parlare di vera e propria rinascita, ma, se ascoltato spassionatamente, "Reborn" saprà divertirvi.





01. Ebullition
02. Reborn
03. And The Dead Will Walk
04. Fear Me
05. Where The Hate Conceives
06. The Worst Is Yet To Come
07. Forsaken
08. Smashing The Past

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