Il merito è senza dubbio della grande capacità del rinato quintetto di mescolare una potenza devastante, un gusto per la melodia in linea di massima equilibrato (salvo alcuni casi su cui torneremo tra un attimo), un groove spezzacollo e una scrittura in grado di sfoderare quasi sempre qualche soluzione interessante con cui catturare l'attenzione, tenendo il tutto ben saldo grazie ad una perizia tecnica stellare e a una produzione cristallina e devastante che restituisce ogni smitragliata di doppia cassa, ogni picconata metallica sul poderoso basso di Davie Provan (deliziosamente onnipresente nella possente "Cast Down"), ogni duetto tra i due axeman, e rende ampiamente giustizia alle 11 composizioni di "Era", che salvo qualche raro calo di interesse verso la fine, sanno tutte farsi apprezzare. Ci sono stop'n'go killer, bordate da headbanging feroce, invasioni di campo nel death metal più selvaggio, e anche qualche momento altamente atmosferico, come la chiusura di "Shiver", che per altro restituisce l'abilità degli scozzesi di inserire ritornelli indubbiamente catchy, ma senza troppo rinunciare all'attitudine. Se le concessioni melodiche vanno ad impreziosire l'intera opera quando sono equilibrate il giusto (la cattivissima "Bed Of Snakes" ne è un ottimo esempio), è solo quando i Bleed From Within cedono alla "melassa" più banale e insipida di certi ritornelli (sul muro della vergogna svettano "Crown Of Misery" e "Alone In The Sun") che l'asticella della qualità, sino ad allora altissima, scende vertiginosamente. La fortuna, però, è che si tratta di episodi molto rari, al contrario di tanti altri colleghi illustri, ci verrebbe da dire, e per quanto la ricerca di una soluzione più accessibile faccia parte del loro DNA (almeno nella loro deriva moderna), anche i detrattori del metalcore si sono dovuti ricredere praticamente da subito.