Bleed From Within
Era

2018, Century Media
Metalcore

Era è un comeback da non perdere
Recensione di Icilio Bellanima - Pubblicata in data: 03/06/18

Cinque anni di silenzio (o quasi): tanto è passato dall'ultima uscita discografica degli scozzesi Bleed From Within, complice la difficoltà di trovare un minimo di stabilità nel reparto chitarre, l'unico intaccato in una formazione rimasta altrimenti inalterata dal 2005, anno della fondazione, ad oggi, una rarità in un panorama di protagonismi e di litigi ad uso e consumo dei social. L'addio di Martyn Evans è stato doloroso, al punto da spingere la band a tentare la strada del quartetto, andando però a rinunciare ad una potenza di fuoco necessaria nel processo alchemico alla base della sua proposta, un deathcore sempre più tendente al metalcore più classico (da cui però i nostri sono sempre riusciti a tenersi a debita distanza con una scrittura fresca, compatta e vincente). L'arrivo di Steven Jones in quel di Glasgow ha riportato un po' di ordine nel combo, pronto a riaffacciarsi sulle scene con un'altra cannonata, "Era", che al netto di qualche ruffianata, si lascia apprezzare anche da chi il genere non lo riesce a digerire più di tanto.
 

Il merito è senza dubbio della grande capacità del rinato quintetto di mescolare una potenza devastante, un gusto per la melodia in linea di massima equilibrato (salvo alcuni casi su cui torneremo tra un attimo), un groove spezzacollo e una scrittura in grado di sfoderare quasi sempre qualche soluzione interessante con cui catturare l'attenzione, tenendo il tutto ben saldo grazie ad una perizia tecnica stellare e a una produzione cristallina e devastante che restituisce ogni smitragliata di doppia cassa, ogni picconata metallica sul poderoso basso di Davie Provan (deliziosamente onnipresente nella possente "Cast Down"), ogni duetto tra i due axeman, e rende ampiamente giustizia alle 11 composizioni di "Era", che salvo qualche raro calo di interesse verso la fine, sanno tutte farsi apprezzare. Ci sono stop'n'go killer, bordate da headbanging feroce, invasioni di campo nel death metal più selvaggio, e anche qualche momento altamente atmosferico, come la chiusura di "Shiver", che per altro restituisce l'abilità degli scozzesi di inserire ritornelli indubbiamente catchy, ma senza troppo rinunciare all'attitudine. Se le concessioni melodiche vanno ad impreziosire l'intera opera quando sono equilibrate il giusto (la cattivissima "Bed Of Snakes" ne è un ottimo esempio), è solo quando i Bleed From Within cedono alla "melassa" più banale e insipida di certi ritornelli (sul muro della vergogna svettano "Crown Of Misery" e "Alone In The Sun") che l'asticella della qualità, sino ad allora altissima, scende vertiginosamente. La fortuna, però, è che si tratta di episodi molto rari, al contrario di tanti altri colleghi illustri, ci verrebbe da dire, e per quanto la ricerca di una soluzione più accessibile faccia parte del loro DNA (almeno nella loro deriva moderna), anche i detrattori del metalcore si sono dovuti ricredere praticamente da subito.

 

È impossibile ignorare le ottime capacità di scrittura dei Bleed From Within, capaci di rendere fresche e dinamiche le loro canzoni cercando sempre di proporre qualche soluzione inaspettata, senza abusare del solito riffing e del solito drumming trito e ritrito da anni e da migliaia di band. Non reinventano assolutamente la ruota, ma quel che fanno lo sanno fare alla grande, ed "Era" è un comeback da non perdere.




1. Clarity (4:31)
2. Crown of Misery (3:30)
3. Cast Down (4:03)
4. Afterlife (4:28)
5. Shiver (5:09)
6. Bed of Snakes (4:15)
7. I am Oblivion, Pt. II (3:58)
8. Alone in the Sun (4:17)
9. Gatekeeper (3:38)
10. Ruina (4:06)
11. Alive (4:45)

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