Formati nel 1998 dal chitarrista Doug Aldrich e ideale prosecuzione dei suoi Bad Moon Rising, i Burning Rain giungono al quarto LP sulla lunga distanza non modificando poi molto la cifra stilistica della propria proposta: "Face The Music" rappresenta il classico prodotto di maniera, contraddistinto da un hard rock potente e melodico e da un songwriting legato agli anni '80 e abbastanza Whitesnake oriented. Mentre la tecnica strumentale dei nostri, rimpolpati inoltre dai due nuovi membri Brad Lang e Bras Elias, risulta ineccepibile e la prestazione dietro al microfono del co-fondatore Keith St. John non conosce cali di sorta, tranne che per qualche vocalizzo forzato, bisogna constatare come l'album suonerà gradito probabilmente solo agli appassionati più strenui del genere: di fronte a un ennesimo lavoro che riutilizza, ancora una volta e supinamente, pietanze che si mangiavano a colazione il secolo scorso, ebbene, appare naturale un'interrogativa scrollata di spalle.
Certo, in generale i pezzi non provocano sonnolenza e, benché manchino delle killer song, in particolar modo l'abbrivio suscita discreti consensi: "Revolution" sfoggia un heavy blues grezzo e conciso, "Lorelei" parte a mille e poi declina in un placido mid-tempo dai toni epicheggianti à la Kingdom Come, "Nasty Hustle" esibisce steroidi dallo spirito sleaze, il singolo "Midnight Train" evoca sensualità e Guns N' Roses, la semi-acustica "Shelter" caracolla ondivaga sui marciapiedi di Los Angeles. A partire da una title track, però, che fa il verso ai Mötley Crüe fuori tempo massimo e in cui il singer si lancia in inutili grida stentoree, il gruppo colleziona una trittico di brani ("Beautiful Road", "Hit And Run", "Hideway") sì dal ritmo energico e dalle piacevoli spruzzate funky, ma povero di idee originali e caratterizzato da un lavoro alla sei corde canonico e poco fantasioso. La ballad "If It's Love" e soprattutto la conclusiva "Since I'm Loving You" si ascrivono al repertorio zeppeliniano pur senza essere delle cover, lasciando sulla lingua il sapore agrodolce dell'occasione perduta (o forse mai realmente cercata).
I Burning Rain, dunque, adottano per "Face The Music" l'ambiguo aforisma non immune da critiche "formula che vince non si cambia", contando sull'appoggio dei fan della prima ora che, indubbiamente, non resteranno delusi. Almeno loro, s'intende.