Storiella del giorno: Mattias (Bärjed, chitarrista della band) invia un demo indirizzato a Nuclear Blast, i ragazzi di Donzdorf lo ascoltano e restano a bocca aperta, compongono il numero sulla tastiera del cordless e invitano la band a raggiungerli in Germania per la firma del contratto. Tutto qui: rapido, indolore e senza pensarci su due volte. Non sappiamo se i Free Fall riusciranno a fare la storia del rock, ma questo disco, “Power & Volume”, ha tutte le carte in regola per entrarci e restarci.
Cosa diamine si saranno mai inventati quattro svedesoni trasandati per ammaliare in tempi record una delle ultime grandi firme discografiche europee? Assolutamente niente, nulla. Suonano rock, hard rock in verità, quello che tra una rasoiata di chitarra elettrica e un acuto strozzato dalla voce roca ha riempito, negli anni settanta e ottanta, tutti i locali a tema dall’Europa dell’est all’America del West. Insomma, tutto già visto e sentito, ma c’è qualcosa di magico nel loro sound, qualcosa che ti aiuta a rivivere quei tempi col sorriso da ebete stampato in viso. L’album è un flusso d’energia continuo, graffia e tiene svegli come pochi altri, i suoni sono vecchi di trent’anni ma rivitalizzati da una produzione molto intelligente. I pezzi sono diretti, efficaci, sempre sostenuti da almeno un riff killer (quello di “Midnight Volture” su tutti) che possiamo facilmente inquadrare nell’universo di Ac/Dc ed Airbourne: e allora via con una lunga serie di anthem da finestrino abbassato e gomito fuori anche se a temperature non proprio primaverili. Non mancano i momenti più ragionati, “Attila” o “World Domination” per esempio, che rimembrano i tanto amati Led Zeppelin.
Si può discutere sulla furbizia dei Free Fall, che contemplano il passato talvolta eccedendo con gli ossequi ai Maestri, ma non si discute sulla qualità del prodotto: se lo scopo è quello di farsi una birra tra amici in una locanda fumosa, la giusta colonna sonora è quella di “Power & Volume”, un disco che una volta messo in loop difficilmente riuscirete a stoppare. Provare per credere.