Grant Nicholas
Yorktown Heights

2014, Popping Candy
Indie Rock

Le acustiche carezze di un irriducibile del britrock
Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 19/08/14

Capelli tinti, facce spensierate, testi narranti sogni di vacanze su sterminati litorali affollati di curvilinee presenze: questi erano i primi vagiti dei Feeder, gioiosi intrusi gallesi nel bizzoso ambiente britpop, lanciati da allegri up-tempo pop-punk e sporadiche morbidezze verso una notorietà apparentemente certa, verso quel soleggiato paradiso cantato in estive hit come "Seven Days In The Sun".

 

Un paradiso annunciato che si tramuta ben presto in un inferno: corre il 2002 quando Jon Lee, batterista e amico fraterno del leader della band Grant Nicholas, decide di farla finita. I sorrisi spariscono, il sole si spegne. La storia della band continua, ma la poetica di Nicholas cambia, una volta per tutte: abbandonate l'esuberanza e la genuina superficialità degli esordi, si tinge di sanguigne malinconie, cantando della musica come dell'unico conforto di un'anima affranta, capace soltanto tra le note d'emozionanti ballate di dar sfogo alle lacrime di silenziosi pianti.

 

Dodici anni e cinque album dopo, giunge per il buon Grant il momento di trovare rimedio a un'apparentemente incurabile sindrome di Peter Pan, svestendo i panni del frontman di un power trio: il primo album da solista "Yorktown Heights" nasce così, prima ancora che per l'urgenza di deviare dagli stilemi musicali di una vita (i trademark tipici del suo songwriting continuano a trovarsi più o meno tutti lì: dai sottili e acuti manti di coretti agli educati inserti di tastiera, dai morbidi, trascinati accordi alle sei corde ai melliflui ritornelli), per l'esigenza di cantarsi e mettersi timidamente a nudo, per raccontarsi con rara dolcezza e sensibilità, abbandonando la spasmodica ricerca della hit da classifica e live show.

 

Si volgono così sguardi al passato, denunciandone la cristallizzazione paradossalmente nel brano che meno avrebbe stonato in una release dei Feeder (i 'cause I've been treading water for too long" dell'allegro up-tempo "Time Stood Still"), sondandone i più oscuri recessi, tra relazioni terminate e asfissianti solitudini (raccontate dagli opprimenti "Sorrow will find me wherever I go" sparsi sulle cupe tastiere di "Hitori", o dalle bisbigliate gentilezze e dei tocchi di ottimismo della splendida ballata "Isolation"), ma anche esplorando deliziose teatralità, alternando struggenti arrochimenti ed emozionanti, malinconici acuti sugli accordi più sostenuti di una stupefacente "Joan Of Arc". Sono momenti che, però, lasciano presto posto al crescere di rinvigorenti speranze, allo sbocciare di nuovi amori, al germogliare di incoraggianti percorsi di vita: si prospettano nuovi viaggi verso posti splendidi e sconosciuti sul convincente indie a la Bon Iver di "Soul Mates" ("Close your eyes and feel the breeze of the ocean, hear the ocean singing back to me"), così come si dà vita a romanticissime adorazioni alla compagna di una vita sul folk ammantato di penetranti tastiere di "Safe In Place..." ("Memories on the wall, of the life we share together, standing side by side, our soul belongs together").

 

Malgrado un trait d'union acustico-cantautoriale, con qualche riferimento settantiano ("Father To Son", o piuttosto "Good Fortune Lies Ahead") ma anche qualche accenno al songwriting di un Nick Cave, "Yorktown Heights" stupisce per la quantità di suggestioni e sfaccettature che affiorano lungo le sue quindici tracce, riuscendo nell'impresa di regalare sorrisi e mostrarsi tanto maturo quanto genuino e sincero in ogni suo istante. E benché il rischio che sia una semplice, interlocutoria parentesi prima di una nuova release del main act sia abbastanza concreto ("Feeder's heart beats strong", come dichiarato in una recente intervista), fa nascere in noi la speranza d'aver tra le mani l'alba di una florida carriera su lidi meno limitanti del semplice pop rock.

 

Del resto, sembra suggerirlo lo stesso Nicholas nella sua "Hope": "I know it's only a start, but it's better than the silence". Noi restiamo in grata e fiduciosa attesa.





01. Soul Mates
02. Hitori
03. Tall Trees
04. Robots
05. Vampires
06. Good Fortune Lies Ahead
07. Joan Of Arc
08. Hope
09. Isolation
10. Broken Resolutions
11. Time Stood Still
12. Father To Son
13. Counting Steps
14. Silent In Space
15. Safe In Place...

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