Hexperos
Lost in The Great Sea

2014, In the Morning Side Records
Ethereal

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 23/12/14

Veniamo prontamente sorpresi ogni qualvolta si presenta una realtà musicale made in Italy. Sì, proprio sorpresi, perché nel bene e nel male, l’ambiente musicale italiano è sempre stato variopinto, diviso tra ciò che vale e ciò che occupa inopportunamente il posto di qualcun altro. Abbiamo di quelle realtà che si sperticano, non ci dormono la notte al fine di ricercare epiteti ed aggettivi improponibili pur di presentare sul mercato una tagline, degna portatrice della propria musica, fiera portabandiera di tante parole e pochi fatti. Abbiamo poi quei gruppi che la musica la sentono e non stiamo certo parlando delle orecchie. Ah sì, quelli li riconosci subito. Quel modo di sentire musica non si nega nulla, non fa certo meno cagnara di chi lo fa tanto per, ma nella sua sincerità dimostra di vivere della stessa passione dentro e fuori il palco. Sulla stessa linea ci sono poi anche quelle band che a distanza di anni si ripresentano sempre innovative e fresche nella loro proposta, un po’ come gli Hexperos, arrivati al traguardo del terzo album.

 

“Lost in The Great Sea”, questo il titolo del nuovo album del duo abruzzese formato dalla cantante Alessandra Santovito e dal polistrumentista Francesco Forgione, compagni di vita e di musica che a questo giro cercano di proseguire l’ottimo cammino iniziato con i primi due album “The Garden of Hexperides” e “The Veil of Queen Mab”. Ancora una volta un percorso all’insegna dell’arte in toto, sia questa letteraria/poetica (William Blake, Shakespeare ma è stata di casa anche l’affascinante nuvola di fumo che circonda le poesie di Alda Merini) sia l’uso della tradizione, musicale e non, legata a doppio nodo alle origini dei due musicisti che non si risparmiano certo nell’utilizzo degli strumenti più disparati, ora come in passato (arpa bardica, la tiorba, uillean pipes ma anche il dulcimer oltre ai classici strumenti come il flauto traverso, il violoncello ed il violino). Chi già conosce quanto fatto in precedenza dal duo sa benissimo cosa aspettarsi e non rimarrà certo deluso visto che anche a questo giro le sorprese non mancano; basta ascoltare il mistero irrisolto ed oscuro trasportato tra le note di “A Sparkle Of This Mysterious Universe” oppure cogliere l’importanza delle percussioni nell’evocativa “Autumnus” (dove il timbro della Santovito sembra quasi tributare Lisa Gerrard) per poi perdersi nel concatenarsi degli strumenti, credibili nel creare un vero e proprio inno alle danze ispirato ad Áine, dea irlandese dell’estate (“Aine's Ballad”). Una volta ascoltata “Reflection”, che accompagnata dal suo coro di voci bianche, riesce a raccontare la storia di una madre e di una figlia è chiara l’idea trainante dell’intero album. L’intero lavoro è strutturato sul ricordo e l’importanza della donna, intesa proprio come figura femminile nell’arte, un po’ come raffigurato nell’artwork. Nel caso degli Hexperos è sempre stato facile dedurre un’ispirazione diretta dai Dead Can Dance, Blackmore’s Night o anche Arcana ed anche se il sound che caratterizza questa nuova release non si discosta molto da quanto fatto in passato, è indubbia una padronanza musicale personale che non cade mai nella copia di quello che è l’ingombrante background dei due musicisti; proprio quel tipo di musica che non può esser copiata o annacquata a tradimento, quel tipo di realtà, sì, di quelle che riconosci subito.





1. Autumnus
2. Lost In The Great Sea
3. A Wish
4. Aine's Ballad
5. Giant's Causeway
6. Song - She Sat And Sang Away
7. A Sparkle Of This Mysterious Universe
8. To Autumn
9. The Traveller
10. Spring Thaw
11. Reflection
12. Proserpina

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