I Cani
Aurora

2016, 42 Records
Indie

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 07/02/16

Se c'è un pregio da annoverare a I Cani, monicker dietro cui si nasconde il cantautore romano Niccolò Contessa, è sicuramente la sua innata capacità di incoronare una certa estetica young&alternative (o hipster, se preferite un singolo termine) in modo assolutamente puro, senza le pretese sociali - scusate l'inevitabile gioco di parole - de Lo Stato Sociale o le divagazioni rock dei Gazebo Penguins, preferendo piuttosto una forma di cantautorato sì pretenziosamente celebrale, ma anche assai diretta, comunicativa e facilmente fruibile.

 

Se c'è un'accusa che si poteva muovere tranquillamente sino ad oggi dietro alla musica di Contessa, era sicuramente il suo essere eccessivamente fredda e distaccata, un disincanto indigesto che ha portato dietro al progetto artistico un'eguale dose di haters e di fedeli estimatori.

 

Bene, ci voleva decisamente l'approssimarsi dei 30 anni per far sì che Niccolò scavasse dentro di sé in modo visceralmente autentico ed emotivo, di modo che la sua musica si scaldasse di conseguenza. E la cosa più affascinante di questa evoluzione è che "Aurora", terzo inciso in carriera, sia al contempo il disco più elettronico, quello che rinuncia quasi completamente alla strumentazione analogica in favore di un dialogo per voce e tastiera che si protrae in modo quasi costante lungo le 11 tracce che compongono il lavoro.

Al netto delle divagazioni funky settantiane buone per la indie disco ("Non Finirà", "Una Cosa Stupida"), "Aurora" si rivela essere un disco tutto imperniato su melodie lievi al servizio di messaggi lirici assai grevi e disillusi, in un gioco di contrasti che ha del mirabile.
Basta l'opener di "Questo Nostro Grande Amore", brano che parla della cosa più banale del mondo, col titolo più inflazionato del mondo della musica italiana, ma leggendolo in funzione delle due cose più importanti dell'ultimo decennio, ovvero l'economia e Facebook, oppure la desolante solitudine che accompagna l'era più (virtualmente) sociale dell'uomo perfettamente rappresentata su "Il Posto Più Freddo" o la struggente conclusione di "Sparire": tutto ci dimostra che Contessa è riuscito per l'ennesima volta a dipingere il suo attuale presente sì con occhio lucido ed indagatore, ma stavolta anche con un cuore (musicale) che si lascia emozionare.

 

Non privo di sorprese (tutto il trittico che comincia con la struttura maggiormente complessa e stratificata - in un qual senso progressiva - di "Calabi-Yau", prosegue con l'elettronica parsoniana di "Ultimo Mondo" e si conclude con la distorsione electro di "Finirà"), così come di sonori tonfi (la scontata titletrack, il tentativo prematuro di essere Battiato su "Photobodhisattva" - titolo che Franco comunque approverebbe senza riserva alcuna), "Aurora" si rivela disco ficcante e penetrante, perfetto per musicare un'intera generazione in cui si tende a programmare ed avere il controllo su tutto, anche sull'amore, girando però a velocità impazzita e senza una vera destinazione. Quell'anfratto "25/30" in cui la tarda adolescenza, suo malgrado, cede il passo all'età adulta, portando a profonde riflessioni e bilanci che, spesso, si risolvono con la consapevolezza del niente.

 

Un "niente", tuttavia, che nell'arte può voler dire molto, specialmente se adeguatamente compresso e decorato con maturità e consapevolezza, cosa che a I Cani riesce per la prima volta proprio qui ed ora, all'approssimarsi dell' "Aurora" di una nuova era.





01. Questo Nostro Grande Amore
02. Non Finirà
03. Baby Soldato
04. Il Posto Più Freddo
05. Photobodhisattva
06. Aurora
07. Una Cosa Stupida
08. Calabi-Yau
09. Ultimo Mondo
10. Finirà
11. Sparire

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