Katla
Móðurásti

2017, Prophecy Productions
Atmospheric Rock / Metal

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 06/12/17

Addentrarsi nell'intero universo Katla è un po' come guardare fuori dalla finestra sapendo che il sole non salirà oltre ad un certo tot sull'orizzonte, senza degnarsi d'abbracciare una di quelle solite giornate invernali. Lo si sa bene a certe, e nordiche, latitudini, le stesse dei Katla. Se siete ossessionati o quantomeno affascinati da quella terra selvaggia chiamata Islanda (e/o dal contemplare visioni grigio-umide dalla vostra finestra), allora saprete benissimo che Katla è uno dei più famosi vulcani islandesi tutt'ora attivo. Il fascino islandese non s'è mai trattenuto dal presentare buona musica ed i Katla certo non deludono l'aspettiva anche considerando che uno dei suoi componenti è l'ex batterista dei ben più noti Sólstafir.


“Móðurástin” (ascolta qui lo streaming), è la nuova piccola gemma nata dalla collaborazione tra i due musicisti Einar Thorberg Guðmundsson e Guðmundur Óli Pálmason che, oltre ad esser stati assorti totalmente dalla propria musica, riescono anche nel ricreare e avere pieno controllo sull'artwork, perfetto nel rappresentare un album che non tratta affatto un tema facile o dedito alla “melodia” come potrebbe suggerire l'intero comparto musicale. Il concept racconta infatti la tragedia (così come anche il già citato artwork) di un'antica leggenda islandese che vede protagoniste delle madri abbandonare i propri neonati alle intemperie islandesi pur di dar loro una speranza di vita. Una sorta di primordiale salvezza.


Quello che incuriosisce è come la storia venga tramutata in musica da quella che potrebbe sembrare la prospettiva meno avvezza al pensiero comune. Una classica black metal band per esempio, avrebbe affrontato il tutto con il solo sfogo o il dolore, mentre quello che succede qui, è pura melodia. Ad ascoltare la prima “Hyldypi”, ben si intuisce che il dramma, seppur riverso su varie scelte musicali, non è il tema portante. La voce di Einar mette subito in chiaro il voler raccontare (“Kul”) e lo fa per tutta la durata del disco rendendolo fluido, vivace e atmosferico - quasi e perché no - lasciando trapelare che si tratti più di avant-garde che di rock melodico.





1. Aska     
2. Hyldypi     
3. Nátthagi     
4. Hvíla     
5. Hreggur     
6. Móðurástin     
7. Kul     
8. Dulsmál

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool