Il metal dai toni alternativi è tornato in voga. Dopo praticamente un decennio di -core e tutte le sue declinazioni, si torna un po' indietro nel tempo, al tramonto degli anni 90 e a quel genere di metal non eccessivamente heavy, quasi rasentante l'hard rock, con quei tocchi elettronici e appendici synth che l'hanno fatta abbastanza da padrone tra il 1999 e il 2003. Un ritorno di fiamma che ha visto il rialzarsi di molte band diventate famose nell'epoca post-grunge e lo spuntare come margherite di band nuove. Tra cui questi tre fratelli neozelandesi trapiantati negli States. Con già una discografia abbastanza nutrita, entrano nel nuovo lustro con "Awake The Fire".
Che dire su questi Like A Storm? Poco.
"Awaken The Fire" è un bel disco di maniera. Non eccelso, non bruttissimo, con i suoi alti e i suoi bassi, i suoi pezzi tirati e la sua ballad e perchè no, pure la cover che non ti aspetti.
C'è la ricetta perfetta per piacere un po' a tutti i fan del genere, il tutto condito dal fatto che i tre ragazzatti sono pure di bell'aspetto per cui l'effetto sul pubblico femminile è anche maggiorato.
Fatto bene, ascoltabilissimo, godibile fino ad un certo punto ma sotto sotto c'è quella sensazione di già sentito e quel tocco di banalità che lo rende meno appetibile.
Poi arriva la succitata cover che non ti aspetti e lì ti si rizzano le orecchie perchè fa strano sentire "Gangsta's Paradise" in questa veste, ma c'è da dire che è il punto più alto dell'album. Il che è tutto dire.
Classico disco da mettere in macchina mentre si guida da far da sottofondo alle chiacchiere con gli amici mentre si va da qualche parte tutti insieme. Non impegnativo, con i suoi momenti da headbanging, "Awaken The Fire" risveglia poco più di un fuoco da fornelletto a gas, facile a spegnersi. Un disco abbastanza ordinario, che per certi versi ricorda certi lavori dei Red e dei Mercy Me, forse troppo.