Ai poster l'ardua sentenza, direbbe qualcuno. Certo la band losangelina ha giocato molto sull'immagine, come testimonia l'intensa attività video, i servizi fotografici in rete e la recente partecipazione ad un film ("Alleluia! The Devils Carnival"). Ma che non sia solo fumo lo ha dimostrato abbastanza con l'intensa carriera live, due EP e due album, l'uno ("Goliath") più diretto verso la melodia e l'alternative, il secondo ("Take It Like A Man") decisamente più spinto sull'acceleratore metal. Con "Lilith" la band persegue entrambi i lati del proprio stile.
"Burn The Straw" apre le danze come ideale continuazione del fortunato singolo "Monster Ball" giocando sugli stessi elementi: doppio growl (uno tenore, l'altro contralto, se ce lo concedete), travolgenti ritmiche NU metal (Slipknot, in particolare), apertura nel refrain, ponte sincopato. "Lilith" è un brano più sostenuto, condotto dalla doppia cassa in sedicesimi, in cui l'alternarsi e sovrapporsi di cantato pulito e growl dà luogo ad ampie aperture melodiche, frequenti nel primo album. "Headspin" si abbandona ancora di più al pathos e alla melodia, con voci sussurranti e sospirose, il growl è quasi assente; a nostro giudizio i pezzi come questo - e quelli in genere in cui abbonda la melodia, come il successivo "Korova" o "Look What We've Done" - sono i più deboli perchè impersonali, scialbi: potrebbero essere stati composti da chiunque e in definitiva sgonfiano la carica dell'intero album. Anche "Huntsman" intrattiene senza catturarci davvero. Meglio "#iwokeuplikethis", la furiosa "Controller", "Oceana" e la sboccata "POMONA (Shit Happens)", che spingono verso il thrash, il death e il groove metal con affondi di blastbeat: quando la band morde è molto più convincente di quando accarezza. Il nostro pezzo favorito è quello finale: la cavalcata thrash di "Underground And Overrated", con aperture classic metal nel ponte; l'unico che faccia davvero correre il sangue più rapido.
La produzione è curata come sempre, il suono nitido e compresso. Cosa non convince allora? La sensazione è che il punto debole sia una certa freddezza nel songwriting: molti brani danno l'impressione di essere nati a tavolino e non dal calor bianco di una jam; troppa testa, si direbbe paradossalmente, e poco cuore. Componendo a freddo è naturale che i pezzi emozionali non emozionino granchè, e quelli più tirati risultino comunque un po' seduti, un po' troppo smerigliati per graffiare davvero. In definitiva un album non privo delle debolezze dei precedenti, ma in cui mancano pezzi davvero trainanti, e che senza deludere brutalmente lascia comunque un po' in forse. Siamo troppo crudeli? Lilith si vendicherà certo di noi una di queste notti...