Lione/Conti
Lione/Conti

2018, Frontiers Music
Progressive/Power Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 19/01/18

Sul modello del project studio targato Russel Allen/Jørn Lande, Frontiers Music ne propone la versione italiana chiamando in causa Fabio Lione, già impegnato in svariate collaborazioni con numerosi ensemble, e Alessandro Conti, storico frontman dei Trick Or Treat, entrambi legati in epoche diverse all'universo Rhapsody. Simone Mularoni, chitarra e basso, fondatore e mastermind degli italiani DGM, non solo provvede al processo compositivo, ma si occupa altresì dell'intero iter di produzione, mentre Filippo Martignano alle tastiere e Marco Lanciotti alla batteria completano un parterre di musicisti di grande qualità in grado di sostenere senza incertezze le evoluzioni di ambedue i cantanti.
 
 
L'esito finale dell'operazione, all'altezza delle aspettative, mette d'accordo l'appassionato come il neofita: totale sintonia tra i vocalist, assenza di fastidiose sovrapposizioni, tracce interpretate con classe, strutture progressive/power dall'afflato epico, attente nel ricercare soluzioni melodiche piuttosto che insistere troppo su cavalcate in velocità, arrangiamenti privi di grinze, incisione nitida e rotonda. "Lione/Conti" contiene in parte nel titolo la chiave di volta della propria essenza: brani pensati e costruiti al fine di porre in rilievo le abilità di una coppia che ha tuttavia il non trascurabile merito di brillare mettendosi al servizio della band di supporto. Un giusto protagonismo, lontano da perniciose prevaricazioni.
 
 
L'iniziale "Ascension" e la successiva "Outcome" abbinano respiro eroico, ritmi sostenuti e chorus dall'impatto immediato inseriti in una configurazione strofa-ritornello che risulta tanto esemplare quanto accattivante. Lione e Conti si arrampicano sui bridge, lanciano acuti poderosi evitando il falsetto, accompagnano roventi e cristallini gli arpeggi e le accelerazioni: esibizione che raggiunge notevoli picchi emotivi in "You're Falling", pista dalla cadenza sinfonica che non scade nella magniloquenza, al pari di "Somebody Else", in cui si viaggia seguendo modalità vicine a una ballad ariosa innervata da un solo centrale di aguzza morbidezza.
 
 
Tappeto di celestiali keys in primo piano per "Misbeliever", al contrario di "Destruction Show" che si muove sulle medesime coordinate stilistiche dell'opener, mostrando nel finale un serrato dialogo strumentale di matrice prog. Doppia cassa in evidenza per "Glories", uno dei momenti più arrembanti del platter, a differenza di "Truth", sì energica, nondimeno temperata nell'incedere da oasi di neoclassicismo e toni da epopea leggendaria. Chiudono il lotto le pulsioni heavy che si insinuano nei passaggi di solenne armonia di "Gravity" e "Crosswinds": le ugole in perenne comunicazione non palesano cedimenti, regalando una prestazione di potenza mista a forza espressiva di indubbio valore tecnico.
 
 
Unico neo un'eccessiva levigatura del sound, per un album discretamente policromo nella proposta e capace di fondere vigore ed equilibrio in un pugno di pezzi nei quali ogni elemento appare incastrato pressoché alla perfezione; benché l'interesse si rivolga inevitabilmente alla performance dei singer, resta da rimarcare la perizia esecutiva del gruppo alle loro spalle, con una menzione speciale per Mularoni, imprescindibile deus ex machina dietro la riuscita dell'operazione. Un disco da conservare all'interno di una teca traslucida: sommersa dall'acqua, illuminata dal fuoco.

 





01. Ascension
02. Outcome
03. You're Falling
04. Somebody Else
05. Misbeliever
06. Destruction Show
07. Glories
08. Truth
09. Gravity
10. Crosswinds

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