Probabilmente -nonostante le successive reincarnazioni- i Lynyrd Skynyrd sono davvero scomparsi quel maledetto 20 ottobre 1977, spirati improvvisamente insieme alle anime di Steve Gaines, Ronnie Van Zant e delle altre vittime del tragico disastro aereo sulle paludi di Gillsburg. Da allora ascoltare la loro musica significa sognare un'epoca dorata stretta gelosamente tra le braccia del passato, vuol dire odorare quello "smell of death" intriso di orgoglio sudista, quella singolare atmosfera mai del tutto perita ma cristallizata, come racchiusa nei secoli in un libro antico e imperituro a cui tutti si rivolgono -direttamente o indirettamente- per trovare la magica ispirazione per ogni possibile circostanza. Questa ultima volta il capitolo da cui è tratta la scintilla è il 1976, precisamente da "One More From The Road", album live nato dall'iniziativa della band per salvare il loro amato Fox Theatre di Atlanta a rischio demolizione. Il 12 novembre dello scorso anno in quello stesso teatro grazie a loro ancora in piedi dopo quarant'anni ancora si sono riuniti uno stuolo di rinomati artisti per celebrare proprio i salvatori ossia la band southern rock più influente di sempre e per deliziare un'ultima volta i fans. Ed è difficile dire quale sia il momento migliore tra tutte le ottime reinterpretazioni, se la riuscitissima "Gimme Back My Bullets" dei Cheap Trick o "Simple Man" dei Gov't Mule, se la bluesy "Tuesday's Gone" dello stesso Gregg Allman o ancora la sporca "Working For MCA" dei Blackberry Smoke. Sicuramente i veri brividi sono riservati tutti nel finale quando salgono on stage proprio gli attuali membri dei Lynyrd con Johnny Van Zant che duetta, tramite uno schermo, col compianto fratello Ronnie nel brano "Travelin' Man" e un Gary Rossington (l'unico componente storico rimasto) alla chitarra davvero in gran forma che regala una delle sue migliori performance di sempre sugli immancabili classiconi conclusivi.
Insomma, "One More For The Fans" si rivela senza dubbio un disco potente -forse di congedo- che suona come un pugno alzato contro il cielo blu dell'Alabama che ha reclamato troppo presto i suoi figli "adottivi" più scatenati e al tempo stesso un'orgogliosa rivendicazione che la loro eredità è più viva che mai e che vivrà ancora per molto, anche per cento o più anni... almeno finché ci sarà sempre qualcuno su un palco che chiederà al pubblico quale canzone voglia sentire: il ruggito in risposta non potrà che sentenziare "Free Bird!"