Finalmente. Sono passati molti anni, l’esperienza c’è e la storia pure, ma il disco d’esordio ha continuato a farsi attendere. I Midnight ci sono arrivati prendendosi il tempo necessario, viaggiando in lungo e in largo come cover band dei Blackmore’s Night e presentando a piccole dosi alcuni inediti che oggi possiamo finalmente ascoltare nelle rispettive versioni da studio raccolte nel disco omonimo.

Il logo e l’immagine in copertina tradiscono l’amore per la band di Ritchie Blackmore e Candice Night, qui celebrata non soltanto coi brani che la ricordano nei primi tre magici album (“Shadow Of The Moon”, “Under A Violet Moon” e “Fires At Midnight”), ma anche nei suoni e nella produzione somigliante in tutto e per tutto a quella curata dallo storico Pat Regan: una garanzia. Dodici brani, dodici storie: dai pirati scozzesi a William Shakespeare, dalle leggende nordiche  ai riti pagani, da Regina Elisabetta I ai bardi delle antiche taverne… Un mix di colori che ben si posano sul vivace affresco del gruppo toscano che riesce a rendere in musica la passione di chi li ha ispirati mantenendo un’identità credibile. E questo è il maggior pregio.

In quest’Italia che fatica a proporre musica di qualità, i Midnight ne escono come un’eccezione alla regola: canzoni di spessore e testi azzeccati, la conferma che si possono fare ottimi dischi senza contratti con etichette di alcun tipo. Stra-consigliato a tutti i fan dei Blackmore’s Night e di musica affine al genere… bravi.