Midnight (Massimo Paggi, Federico Vannucchi)
Dopo aver tributato per svariati anni i padri ispiratori Blackmore's Night con una fittissima attività live, gli italiani Midnight si apprestano a spiccare il volo con l'album d'esordio omonimo.
Articolo a cura di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 08/11/13
Ciao ragazzi, finalmente il tanto agognato disco d’esordio è giunto tra noi. La prima domanda è d’obbligo: voi girate l’Italia da moltissimi anni, come mai avete atteso così tanto?

È stato necessario attendere il tempo dovuto per permettere la completa maturazione di questo originale progetto musicale. D’altronde stiamo parlando di quella che noi autodefiniamo: “Fantasy Music”, ed abbiamo avuto davvero pochi punti di riferimento a guidarci la via, a conti fatti molto del lavoro nasce dalla “farina del nostro sacco” e dalle nostre ricerche. Sai, è come imbottigliare del vino, sapere in cuor tuo che si tratta di un “buon vino” e attendere il momento migliore per tirarlo fuori dalla tua cantina sperando che anche gli altri possando godere appieno del frutto del tuo lavoro e di tutta la passione che ci hai messo dentro per produrlo. È stata una strana questione di varie “congiunzioni astrali” si può dire.

Vogliamo presentare i The Midnight alle persone che ancora non vi consocono? Bastano qualche breve cenno biografico e il motivo che vi ha spinti a cimentarvi in un genere come il vostro…

Bene! Beh, non è così facile come sembra! Ah Ah Ah!! Ma se proprio dovessimo “riassumerci” in poche parole, potremmo dire che la nostra è una “Minstrels Band” ovvero un gruppo di “trovatori”, moderni menestrelli che girano in lungo ed in largo alla ricerca di melodie ancestrali ed antiche favole o leggende da raccontare al nostro pubblico ripensandole attraverso quella che è la cultura musicale del “nostro” tempo, il tempo “presente”. In un certo senso vorremo un po essere dei “cantastorie” e l’immagine che diamo di noi sul palco, i costumi e le scenografie ci aiutano a calarci in questo universo “Fantasy” con il quale speriamo di coinvolgere anche il pubblico appassionato a queste tematiche.

Ci sono stati dei cambi non indifferenti di line-up in passato, a partire dalla vostra cantante. Ci raccontate che è successo?

Fino ad oggi, abbiamo sempre pensato che i Midnight fossero una band in continua evoluzione. Proprio perché quello che si poteva definire la “core band”, ovvero il cuore della band, è sempre stato costituito da Massimo Paggi e Federico Vannucchi. Poi durante le nostro percorso, alcuni compagni di viaggio si sono aggiunti, altri si sono allontanati seguendo altri sentieri e la cosa ha funzionato così per un po di tempo, finchè un bel giorno di un paio di anni fa, ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito che le persone che avevamo al nostro fianco erano le persone ideali per stabilire il “punto di partenza”, un nuovo definitivo inizio per l’avventura iniziata tanti anni prima. In effetti l’entrata di nuovi elementi nel gruppo ha portato una ventata di “aria fresca” nelle file della band. Ad esempio, adesso abbiamo un notevole “polistrumentista” come Samuele Cannicci che ha arricchito il suond del gruppo con le sonorità della cornamusa scozzese, la gaita, vari tipi di bombarda, il rauschpfeife, lo shawm ed un’infinità di flauti. La nostra attuale cantante, Chiara Bellucci, con il suo background legato alla cultura celtica, al fantasy ed alle antiche mitologie, ha apportato la giusta dose di dolcezza e poesia che a lungo ricercavamo, anche in sede compositiva. Alle tastiere abbiamo Luca Floridi un vero e proprio “keyboard wizard” che ha arricchito le nostre canzoni con ricercatissimi e realistici “banchi sonori”. Inoltre nell’ultimo periodo ci siamo avvalsi della collaborazione di vari special guests di tutto rispetto, tra i quali non possiamo non menzionare Vieri Bugli al violino dalla storica band dei “Whisky Trail”, i primi ad importare in Italia la musica tradizionale irlandese ed un altro importante musicista che ci accompagna spesso in sede live è il violinista Simone Butini già collaboratore di Gianna Nannini ed altri noti artisti del panorama musicale italiano. Infine ci sembra dovuto menzionare anche gli ormai storici membri del gruppo, ovvero Carlotta Vettori ai flauti e ovviamente, il vero e proprio motore della band, Graziano Ridolfo alla batteria ed alle percussioni.

midnight_intervista_2013_02Bene, è tempo di parlare nello specifico del disco. I riferimenti e l’ispirazione non danno adito a dubbi: i Blackmore’s Night dei primi tre dischi sono la vostra Musa ispiratrice, è così?

Per quanto ci riguarda, hai proprio colto nel segno! Bingo! I Blackmore’s Night, soprattutto quelli dei primi tre album sono stati la nostra folgorazione artistica! Pensa che originariamente abbiamo fondato questo progetto solo per il gusto di risuonare quel repertorio, all’epoca (parliamo dell’anno 2003) era più un’esigenza “fisica” e “mentale” che altro. Poi in breve tempo, casualmente, ci siamo resi conto di aver fondato la prima vera e propria “tribute band” dei Blackmore’s Night, all’epoca non ne esisteva ancora una. Il genio racchiuso in quelle composizioni dal sapore antico ma al contempo completamente “nuovo”, prodotte dal “Maestro” Ritchie Blackmore, ci ha completamente stregato, ed ha segnato la nostra vita artistica per sempre. Quello che molti non capiscono è che effettivamente i Blackmore’s Night sono stati i capostipiti di un genere. Sappiamo che Ritchie ama definirlo “Renaissance Rock”, e proprio perché si tratta di un vero e proprio nuovo genere musicale è plausibile che si cerchi di etichettarlo in qualche modo. D’altronde viviamo nell’epoca delle etichette no? Tutto è marchiato al giorno d’oggi. Ci piace ritornare ad un tempo antico in cui questo genere di cose non esistevano, ma esisteva solo la massima libertà artistica e l’animo dell’artista era libero svolazzare come una farfalla nel cielo infinito! A differenza dei Blackmore’s Night, riteniamo comunque che la nostra band faccia parte di una frangia di genere leggermente diversa, noi amiamo definirla “Fantasy Music”. Blackmore ha sempre dovuto confrontarsi con il suo importantissimo passato di chitarrista rock e questo ovviamente si ritrova anche nella musica dei Blackmore’s Night, noi da questo punto di vista siamo invece svincolati dal “rock”, dalle “chitarre” elettriche, quindi siamo più orientati verso l’utilizzo di strumenti acustici ed antichi, ispirandoci anche alle storiche bands del folk rock inglese degli anni settanta come i Pentangle e gli Amazing Blondel per esempio.

Midnight mi riporta immediatamente al disco “Fires at Midnight” dei Blackmore’s Night, a parere di chi scrive il miglor album mai composto dalla band. Qual è il vostro parere in merito?


Proprio così! Una volta, molto tempo fa, crediamo che fosse proprio il 2003, mentre suonavamo al chiaro di luna, una nostra carissima amica, nonché grande fans dei Blackmore’s Night, ci disse: “perché non chiamate la band MIDNIGHT”. Ottima idea! grazie a lei ci chiamiamo così! Per quanto ci riguarda “Fires At Midnight” è effettivamente il perfezionamento di quanto già anticipato nei primi due album, una summa di tutta la “poetica” dei Blackmore’s Night. In effetti dopo quel disco non hanno fatto altro che ripetere certi cliché già stabiliti in quel disco, “the same old crap” come direbbe Ritchie! Ah Ah Ah!!

Anche la produzione del disco è ispirata a quelle di Pat Regan, storico produttore dei Blackmore’s Night. Come siete riusciti a raggiungere un suono simile? E’ stato difficile in sede di produzione?


Béh!! Questo è davvero un bel complimento che ci fai! Dovremmo dirlo ai nostri ingegneri del suono! Comunque è soprattutto merito delle nostre ricerche in questo senso! Tanti ascolti e riascolti dei lavori fatti da Pat! Siamo da sempre Fans sfegatati di Pat Regan, crediamo che sia l’uomo perfetto per produrre questo particolare genere di musica! Chissà un giorno avremo pure l’opportunità di incontrarlo e scambiarci qualche chiacchera! Un nostro album prodotto da lui sarebbe un vero sogno! D’altro canto lo consideriamo come il vero “terzo” Blackmore’Night! Dovrebbero chiamarsi “Blackmore’s Night & Regan” Ah Ah Ah!!! È lui che ha dato a quella band il giusto “taglio sonoro” e ti assicuriamo che non è uno scherzo bilanciare suoni acustici con suoni elettrici e soprattutto introdurci strumenti medievali. In più mettici pure che noi non utilizziamo i costosissimi studi di registrazione messi a disposizione per i Blackmore’ Night. E questo non è poco!

Diciamo che a differenza di tanti altri, voi siete uno di quei gruppi che reputa una benedizione il cambio di stile di Ritchie Blackmore… tanto da avervi letteralmente cambiato la vita, è così?

Assolutamente d’accordo! Non potremmo dire diversamente,  la vita di Ritchie è cambiata e per “osmosi” è cambiata anche la nostra vita! La musica è entrata prepotentemente a farne parte! Questo è il potere della musica, non si può descriverlo in altro modo! Un “bomba H”!

Vogliamo spendere qualche parola sui testi del disco? Mi ha molto incuriosito il testo di  “The King And The Dwarf”, tra l’altro uno migliori brani del disco…


Deriva da un'antica leggenda nordica, racconta l'astuzia delle figure leggendarie dei "nani" e di un cavaliere destinato al trono, alla ricerca di un passaggio verso la terra degli dei. Purtroppo, ingannato da un nano, sarà intrappolato in una delle loro caverne per tutta l'eternità, per sempre separato dalla sua donna amata. Nel testo la storia è cantata dal punto di vista della sua compagna che attende invano il ritorno del suo amore.

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Mi ha anche incuriosito il titolo di “The Wind And The Willow”, all’inizio ho pensato ad una cover del brano dei Blackmore’s Night “Wind In The Willows” poi invece… come mai questa scelta?

Effettimante quel titolo trae un po in inganno i “Blackmore Addicted” in realtà è un altro brano strumentale di Fede, per lui è un lontano ricordo delle “sue montagne”, in particolare, di un “grande salice”, dove nel periodo estivo, sotto la sua ombra, si divertiva in silenzio ad ascoltare il magico duetto fra i lunghi rami ed il vento...

Nessuna cover dei Blackmore’s Night: paradossalmente ce ne aspettavamo almeno un paio registrate in studio, come mai?

Per questo primo vero passo ufficiale della band, avevamo il desiderio di svincolarci un po da quell’immagine di “tribute band” che ci ha accompagnato per anni. Ad ogni buon conto, puoi stare tranquillo che continueremo a “tributare” i nostri “maestri” dal vivo! È un atto dovuto! Posso anche anticiparti che è previsto per il futuro (in realtà è stato già registrato nel settembre 2012) un live album con delle sorprese in questo senso, ma non voglio anticiparti altro perché ancora è troppo presto per parlarne.

“In a wood (…near Athens)” che è successo invece? Avete trovato lì l’ispirazione per questo brano?

Domanda interessante! A quanto pare i “trabocchetti” inseriti nei nostri titoli hanno colpito nel segno! Ah Ah!! No, non c’entra niente Atene, come luogo fisico, in realtà come svelato nelle credits del CD, si tratta di un brano ispirato all’opera di William Shakespeare, il “Sogno di Una Notte di Mezza Estate”, dove è proprio in un bosco… nei pressi di Atene che sono ambientate le vicissitudini dei personaggi in un mondo popolato da Fate ed Elfi, potremmo dire che era un “Fantasy” di altri tempi...

Probabilmente il nuovo disco vi permetterà di riuscire a girare maggiormente l’Italia per concerti a tema: quanto è difficile proporre il vostro genere musicale nel nostro paese? Avete già pensato di proporre stabilmente il vostro repertorio in Germania?

Dobbiamo spezzare una lancia per quanto riguarda l’Italia! È ovvio che all’estero e soprattutto in Germania, vengono organizzati fantastici Festival a tema fantasy medievale e che c’è una grande organizzazione dietro questi eventi e soprattutto un grande numero di eventi, ma anche in Italia da qualche hanno stanno comparendo interessanti Festival a tema con un grande richiamo di pubblico, per cui non ci sentiamo di dire che sia difficile proporre la musica dei Midnight in giro per l’Italia. Sicuramente per una band rock ci sono più occassioni, più locali e molti Festival dove suonare tutto l’anno. Noi purtroppo siamo ancora relegati alla stregua di “musica di nicchia” e quindi abbiamo meno possibilità di emergere! Riguardo alla Germania, quest’anno speriamo di stabilire un contatto continuativo con questi Festivals ideali per proporre la nostra musica. La siamo accettati perché piace questo tipo di proposta, sono ancora molto legati al medioevo fantastico.

Bene ragazzi, vi ringrazio per il vostro tempo e vi lascio lo spazio per ricordare ai lettori i prossimi appuntamenti dei Midnight oltre che ai saluti di rito…

Grazie Gaetano e grazie a tutto lo staff di SpazioRock! È ancora presto per dirlo ma con tutta probabilità attraverseremo anche l’oceano per alcune date negli Stati Uniti. Vi terremo aggiornati! Un abbraccio a tutti e a prestissimo!


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