Otherkin
OK

2017, Rubyworks
Garage Rock

Sono giovani, sono irlandesi, sono una scarica di adrenalina. Gli Otherkin si presentano con "OK", album di esordio di elevatissimo impatto e da ascoltare tutto d'un fiato!
Recensione di Laura Faccenda - Pubblicata in data: 18/11/17

In una scena indie-rock sempre più affollata, risulta difficile trovare qualcosa che, anche al primo ascolto, porti già a muovere la testa su e giù, ad annuire, smuovendo la nostra curiosità. Questo è il caso degli Otherkin, vengono da Dublino e hanno ricevuto riscontro e attenzioni notevoli sia in patria che all'estero. Il loro non è un genere nuovo, ma è qualcosa che, di sicuro, al momento manca. Un garage rock che riporta indietro di qualche anno e ricorda le sonorità dei The Strokes (la voce del frontman è molto simile a quella di Julian Casablancas) e dei The Hives ma appare più fresco, più sfrontato, più energico. Luke Reilly, Conor Wynne, David Anthony, Rob Summons hanno intrapreso la carriera musicale nel 2015 pubblicando il loro primo singolo "Ay Ay", seguito da due EP. Una vera e propria gavetta d'altri tempi, sfociata nell'uscita dell'album di esordio "OK" lo scorso 29 settembre. Un lavoro in studio in cui, alla base garage-rock, si mescolano note punk, grunge e di brit-pop anni '90. Il riverbero stridulo della voce di Luke Reilly e il suo timbro graffiato, il suono distorto delle chitarre, il ritmo scandito da una linea di basso martellante e dai violenti colpi della batteria trasportano immediatamente l'ascoltatore ad un concerto anni '70-'80, quando le rock band facevano scatenare il pubblico dei piccoli club.

 

Tutto ciò è contenuto già nella traccia di apertura "Treat Me So Bad", travolgente, arrabbiata, incalzante. Qualità che si mantengono costanti per tutte le 12 tracce, delineando una precisa identità di band e di sound. "Come On, Hello" gioca sulla ripetizione del titolo nel ritornello, garantendo risultati sicuri. Che cosa significa, infatti, quando continuiamo a canticchiare un brano durante la giornata o quando ritornano in mente alcune parole accompagnate da un ritmo? Significa che quel pezzo funziona e che il gruppo ha fatto centro. Stessa cosa vale per "Ay, Ay", il cui chorus accattivante punta il dito, sarcasticamente, contro chi pretende a tutti i costi le "hit di successo" per le radio. In " '89 " si nota un lato diverso del profilo degli Otherkin. È una traccia meno diretta, ma concentrata su un tempo studiato per generare un crescendo: il basso prende per mano l'intera struttura e la spinge in avanti. Sul medesimo piano di "avanguardia" si collocano "Enabler" e "Razorhead", due canzoni che lasciano intendere gli intenti della seconda parte dell'album. I ragazzi vogliono mostrare tutta la loro originalità. Naturalmente, hanno riferimenti musicali e band a cui si ispirano, come ci hanno rivelato nell'intervista, ma desiderano tracciare un sentiero personale ben preciso. "Bad Advice" è il pezzo più breve dell'album, non ha bisogno di troppi espedienti per veicolare quella sensazione di spensieratezza e di accettazione del rischio. Dopo la rivendicazione della propria indipendenza urlata in "I Was Born" e l'invito a non lasciarsi abbattere dalla vita in "React", questo formidabile esordio si chiude con "So, So", brano che, in realtà, sembra non finire mai. Oltre cinque minuti di puro rock adrenalinico che sfuma tra incandescenti e psichedelici giri di chitarra e botte da orbi sull'instancabile batteria.

 

È esplosa la bomba Otherkin: grandi capacità, personalità da vendere, intenzioni di arrivare in altro molto chiare. L'urgenza sonora che caratterizza i quattro dubliners è quello che sembra mancare alle emergenti band del panorama britannico, ad esempio. Ragazzi che puntano ad esorcizzare le loro paure e incertezze tipiche della giovinezza, ma anche della società, a colpi di crudo guitar-rock. Vogliono esagerare, essere rumorosi, amano esibirsi live, sono tra gli ultimi cultori dello stagediving. In tanti ci provano, gli Otherkin ci sono riusciti. In modo davvero stupefacente.





02. Come On, Hello
03. Ay Ay
04. Feel It
05. '89
06. Yeah, I Know
07. Enabler
08. Razorhead
09. Bad Advice
10. I Was Born
11. React
12. So So

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