Ólafur Arnalds
For Now I Am Winter

2013, Mercury Classics
Ambient

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 14/03/13

Viene difficile credere che Ólafur Arnalds abbia mosso i primi passi nel mondo della musica da batterista di gruppi heavy metal. Fu il caso a volere che una delle rudi band in cui suonava chiedesse proprio a lui di realizzare le introduzioni sinfoniche per un disco; il risultato fu inaspettatamente convincente e così, di colpo, Arnalds virò sull’ambient e sulla musica neoclassica. Furono gli inizi di una carriera prolifica e in costante ascesa, con la pubblicazione nel corso di soli sei anni di due full lenght e cinque EP, oltre al lavoro profuso per la creazione di colonne sonore, che ha permesso al ventiseienne islandese (non finiremo mai di chiederci cosa sia a dare agli artisti provenienti da quest’isola magica quella loro marcia in più) di dare alle stampe il primo lavoro per una major, “For Now I Am Winter”.
 
…e siamo scappati dal peso delle tenebre. Era questo il titolo del precedente lavoro in studio, e non c’è nulla di meglio per descrivere l’evoluzione delle atmosfere costruite da Arnalds nella sua ultima fatica. Non che l’artista sia, di colpo, radicalmente cambiato: è immutata la sua inarrivabile sensibilità e la sua grandissima abilità nel comunicarla, nel dipingere immagini vivide, nitide, direttamente nell’animo dell’ascoltatore. Ma si nota fin da subito, nella maestosa alba artica dipinta nell'introduttiva "Sudden Throw" e nei veloci archi di "Brim", nelle soavi, solitarie note di piano che dal silenzio sembrano dar voce ai primi tenui raggi di sole, che la tavolozza di colori utilizzata è diversa. Sono bandite le tonalità vermiglie di cui era, seppur episodicamente, macchiato “And They Have Escaped The Weight Of Darkness”: tutto adesso rifulge di uno splendente, abbacinante candore. Se prima non mancavano momenti mossi, dinamici, adesso non c’è più posto per sensazioni d’urgenza, o per progressioni da gran finale cinematografico. Una leggiadria ariosa e minimale, che pervade le note dell’album dalla prima all’ultima, trasporta l’ascoltatore in paesaggi sterminati e gelidi, in cui ogni cosa è pietrificata in un’algida staticità. A dare, qui e là, un po’ di consistenza alle tracce, beat elettronici più decisi che in passato, ma mai troppo marcati: un ritmo che più che suggerire un movimento pare scandire i secondi di un’immobile contemplazione, l’unico appiglio per non smarrirsi nel tempo.
 
Novità assoluta, per la musica di Arnalds, è la presenza delle vocals, contributo del co-produttore Arnór Dan. Pur avendo effettivamente il risultato di dare ad alcuni pezzi, come al singolo “Old Skin” o a “Reclaim”, un taglio che potrebbe dirsi più “pop”, l’inserimento delle parti vocali non stravolge la formula classica dell’islandese, sembrandone un’evoluzione naturale e mai una forzatura. E’ senz’altro un merito della splendida voce di Dan: labile, dolce, cristallina, la guida perfetta per il mondo etereo in cui l’ascoltatore si trova sospeso. Una voce dalla tecnica non trascurabile (da brividi i falsetti nella title track), ma che non si compiace mai di sé stessa, che si fonde con gli strumenti senza mai sovrastarli, diventando parte integrante delle orchestrazioni in cui va agilmente muovendosi. 
 
“For Now I Am Winter” è un’opera completa, composta di tredici tracce tutte capaci di brillare anche prese singolarmente, ma nell’insieme legate da un invisibile filo conduttore che rende l’ascolto dell’intero album un’esperienza completa, profonda, indimenticabile. Per questo un’analisi del disco traccia per traccia diventa quanto mai sterile: si può soltanto consigliare caldamente, a tutti, di affidarsi per un attimo alle sue note, e di lasciarsi portare lontano. Per sentirsi fatti d’aria e di ghiaccio e di vento. Per essere, per poco meno di un’ora, l’Inverno.




01. Sudden Throw

02. Brim

03. For Now I Am Winter (feat. Arnór Dan)

04. A Stutter (feat. Arnór Dan)

05. Words Of Amber

06. Reclaim (feat. Arnór Dan)

07. Hands, Be Still

08. Only The Winds

09. Old Skin (feat. Arnór Dan)

10. We (Too) Shall Rest

11. This Place Was A Shelter

12. Carry Me Anew

13. No Other (feat. Arnór Dan)

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