The Tangent
Proxy

2018, Inside Out Music
Progressive Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 29/11/18

Sono i grandi numeri a caratterizzare la carriera del supergruppo progressive rock dei The Tangent: nove album in studio in quindici anni, numerosi mutamenti di formazione, incalcolabili progetti paralleli dei singoli membri. Malgrado le turbolenze e le peregrinazioni, lo standard qualitativo dei nostri non ha subito spaventosi picchi verso il basso, attestandosi su altezze mediamente soddisfacenti. E dunque Andy Tillison, cervello, penna e cuore del combo, chiama a sè, in prestito dai Karmakanic, il singer Göran Edman e, con il solito stuolo di fuoriclasse, decide di rimettere in piedi il progetto: il nuovo "Proxy" si materializza.
 
 
I testi dell'autore britannico non si concentrano totalmente, as usual, sulla critica cinica e radicale dei sistemi governativi globali: infatti, rispetto al precedente "The Slow Rust Of Forgotten Machinery" (2017), i temi trattati nel disco, inerenti la rave culture e gli oceanici raduni musicali del Novecento, si colorano di una discreta patina di leggerezza, permettendo un ascolto maggiormente rilassato, quantomeno a livello lirico. La title track, il brano più politico (e anti-Trump) del lotto, vede l'ensemble disporre sul campo gli elementi tradizionali del proprio pedigree: la gestione oculata dei cambi di tempo, il posizionamento strategico del Moog e del flauto, i riferimenti a Camel ed ELP, riscontrabile soprattutto nella compresenza di rasserenanti miraggi e pirotecnici effetti speciali, e uno sbilanciamento verso lo smooth e l'acid jazz abbastanza marcato, rendono l'epica mini suite un eterogeneo labirinto di suoni comunque ben equilibrato e in cui resta agevole orientarsi.
 
 
La medesima tendenza persiste nella strumentale e canterburyana "The Melting Andalusian Skies" che, come suggerisce il nome, aggiunge all'opener il profumo della chitarra flamenco e delle nacchere. Diverso invece il discorso per la coppia formata da "A Case Of Misplaced Optimism" e "The Adulthood Lie": mentre nella prima i ritmi funky/soul creano un'inusuale atmosfera di divertimento e spensieratezza, la seconda assume la fisionomia di una frenetica sarabanda guidata dalla fosforescenza delle tastiere e dell'elettronica, pur conservando inalterato il gusto per la collisione tipico del prog di derivazione crimsoniana. La conclusiva "Supper's Off" lascia da parte gli accostamenti arditi, privilegiando una fusion che ammicca, forse troppo, alle lusinghe del pop easy listening: un perdonabile scivolone che riduce, seppur di poco, il valore complessivo del platter.
 
 
In un ipotetico duello a distanza con "Manifesto Of An Alchemist" dell'ex di turno Roine Stolt, "Proxy" si aggiudica la palma d'oro di miglior prova in 15/8: Woodstock o Ibiza non conta, anche i The Tangent necessitavano di una vacanza.

 

 

 





01. Proxy
02. The Melting Andalusian Skies
03. A Case Of Misplaced Optimism
04. The Adulthood Lie
05. Supper's Off

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