All'alba dei nineties Slaughter, Steelheart e Warrant, furono le ultime formazioni hair metal a raggiungere il successo prima che il ciclone grunge travolgesse pantacalze e acconciature cotonate. Eppure, rispetto agli allora gruppi coevi, la creatura di Miljenko Matijevic, unico membro storico ancora in sella, ha saputo conservare una discreta dignità qualitativa, nonostante varie e sfortunate vicissitudini alternatesi nel corso del tempo: la pubblicazione, lo scorso anno, di un ottimo LP di inediti come "Through Worlds Of Stardust" suggellò un gradito ritorno ad alti livelli della band statunitense. La loro partecipazione al "Frontiers Rock Festival IV" nell'aprile del 2017 sembrava, dunque, il momento giusto per congelarne su disco la prestazione dal vivo: e, in effetti, "Rock'N Milan" si dimostra un live di buona fattura professionale che la morte del chitarrista Kenny Kanowski, avvenuta qualche mese dopo la performance, contribuisce a trasformare in un doveroso e commovente tribute album.
La scaletta attinge a mani basse dal celebre esordio omonimo che sancì l'ingresso dei nostri nell'aureo mondo dello star system musicale: l'adrenalinica "Gimme Gimme", il refrain irresistibile di "Like Never Before", la power ballad dal sapore ottantiano "She's Gone", le melodie catchy dell'indimenticabile "Everybody Loves Eileen" testimoniano non soltanto l'eccellente tenuta vocale del mastermind di origine croata, ma vivono di una brada e robusta matrice hard'n'heavy non sempre tradotta con la necessaria forza nei lavori in studio. Un elemento, quest'ultimo, messo in chiara evidenza grazie a un attento maquillage in fase produttiva da parte dello stesso singer, che, oltre a conferire grande rilievo ora agli accenti più acuti, ora a quelli più caldi del proprio timbro, accorda forse eccessiva preminenza sonora alla sezione ritmica, a tratti sin troppo roboante e coprente. Non mancano, poi, a completare la setlist, una versione massiccia di "My Dirty Girl" e il pugno di pezzi tratti dalla colonna sonora del film "Rock Star" (2001), tra cui spiccano la dispotica pesantezza di "Blood Pollution" e l'anthemica (e dilatata per l'occasione) "We All Die Young".
"Rock'N Milan" veicola un significativo messaggio: il cuore d'acciaio degli Steelheart non conosce incrinature. Al di là di ogni ragionevole dubbio, al di là di qualsivoglia speculazione.