Scorpion Child
Scorpion Child

2013, Nuclear Blast
Rock

Recensione di Chiara Frizza - Pubblicata in data: 27/06/13

E’ dal lontano Texas che ci arriva il debutto discografico degli Scorpion Child, quintetto di Austin formatosi nel 2008 che dopo aver trascorso gli ultimi anni anni ad accumulare esperienza live ha intrapreso il processo di stesura del disco, registrato lo scorso anno con la collaborazione del produttore Chris “Frenchie” Smith (The Answer, Jet, And You Will Know Us By The Trail of Dead e altri), più volte candidato al Grammy Award.

 

L’album omonimo è stato rilasciato lo scorso 21 Giugno attraverso Nuclear Blast, la quale ha reso possibile anche la release di una versione in vinile, visto il loro ritorno in auge. Una scelta quanto mai azzeccata, dato il tipo di sonorità proposto in “Scorpion Child”: il full length è infatti pervaso dalle melodie hard rock anni ’70, in un viaggio a ritroso nel tempo tra distorsioni, accenni psichedelici e puro delirio elettrico (“Kings Highway, “Salvation Slave”, “Liquor”) senza però tralasciare melodie più soffuse, in cui la tensione cresce lentamente per esplodere nel finale (“Antioch”). Non manca il tono ruvido dei riff heavy metal sullo stile dei Pentagram degli esordi e del Dio di “Rainbow In The Dark” ( il primo singolo “Polygon Of Eyes”, “Paradigm”) con qualche strizzatina d’occhio al thrash delle origini.

 

A concludere il percorso, l’evocativa “Red Blood (The River Flows)”, introdotta dalla melodia dolce creata dalla chitarra acustica, che nel suo lento incedere riprende le distorsioni che hanno attraversato tutto il disco, prima di scivolare in un lungo fade-out ovattato e a tratti opprimente prima di un ultimo passaggio quasi folk, in cui ricompaiono voce e chitarra, quasi come una radio che perde e ritrova la frequenza senza che nessuno la tocchi.

 

Un debutto interessante, nel quale le molteplici influenze musicali trovano il proprio posto integrandosi tra di loro, in un susseguirsi di tracce mai uguali l’una all’altra che stuzzicano di continuo l’attenzione dell’ascoltatore e lo fanno non solo dal punto di vista musicale ma anche grazie all’ottima prova vocale del singer Aryn Johnatan Black, la cui voce ricorda quella di Robert Plant in più di un brano; è il caso di sottolineare che non si tratta di una proposta musicale particolarmente innovativa e certamente alcuni riff di chitarra non suonano del tutto nuovi, ma “Scorpion Child” possiede comunque sufficiente personalità e originalità, lasciandosi influenzare dal passato senza copiarlo, come ormai troppo spesso accade.





01. Kings Highway

02. Polygon Of Eyes

03. The Secret Spot

04. Salvation Slave

05. Liquor

06. Antioch

07. In The Arms Of Ecstasy

08. Paradigm

09. Red Blood (The River Flows)

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