Shining
Animal

2018, Spinefarm Records
Alternative Rock

Gli Shining cambiano completamente strada: il tentativo è apprezzabile.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 23/10/18

Jørgen Munkeby non è mai stato un musicista convenzionale. Cresciuto sotto l'ala protettrice del jazz, quasi 20 anni fa ha dato sfogo alla sua passione fondando gli Shining e proponendo una rivisitazione piuttosto sperimentale del genere, fino a raggiungere una devastante fusione tra jazz e metal estremo, denominata da lui stesso blackjazz. Ma l'impellente urgenza di evolversi, lasciando intatta la propria creatività, ha sempre la meglio nel musicista, il quale, dopo l'ottimo "International Blackjazz Society", ha deciso di edulcorare la componente più sperimentale e straniante della propria proposta, derivando verso lidi più leggeri e orecchiabili, senza comunque perdere la foga e l'inventiva che ha sempre caratterizzato la band. Nasce in questo modo "Animal".

 

Un album come questo potrebbe risultare quasi traumatico per chi ha imparato ad apprezzare gli Shining basandosi sulle ultime release, ma Munkeby (leggi qui la nostra intervista) ha deciso di prendersi grossi rischi, cercando di sorprendere il proprio pubblico con un album prettamente alternative rock, pur con influenze provenienti da contesti più disparati. Synth ed echi degli anni '80 sono riscontrabili in molte tracce, mentre non mancano ovviamente brani più pesanti, che faranno la gioia del pubblico di vecchia data, pur non ricordando neanche lontanamente ciò per cui la band è diventata famosa negli anni. Sorprendente relativamente la facilità con cui il polistrumentista (aiutato durante la fase di scrittura dal bassista Ole Vistnes) riesca, negli episodi più tirati, a plasmare brani così efficaci, pur appartenenti ad un contesto completamente diverso da quello di sua provenienza, mentre si può notare una maggiore insicurezza nelle aperture più melodiche. I pezzi, comunque inseriti alla perfezione nella tracklist, si susseguono in una serie di alti e bassi, senza risultare prolissi. Oltre a questi pregi, da evidenziare sono i suoni e la produzione cristallina ad opera di un professionista del settore come Sean Beavan, praticamente perfetti per il tipo di musica contenuta nell'album. Fin dai primi secondi di "Take Me" notiamo un'ottima fusione di diversi generi: il tappeto di synth viene perfettamente equilibrato da un riff aggressivo, dando vita ad un pezzo comunque tirato, così come la travolgente ed orecchiabile title track. Le maggiori sorprese si notano però in brani soft e dark come "Fight Song" (bilanciata nettamente verso l'utilizzo di synth e strumenti elettronici) e la conclusiva "Hole In The Sky", traccia che sembra provenire direttamente dagli anni '80. Tra le episodi migliori, sui quali la band va più sul sicuro, si trovano "My Church" (costruita su un riff irresistibile) e "Smash It Up!", forse il brano che più richiama atmosfere note ai fan della band.

 

Non è mai facile compiere un tale salto nel buio, ma nel caso degli Shining, oltre ad applaudire il coraggio, si può apprezzare anche il risultato. Pur senza contenere brani memorabili o particolarmente innovativi dal punto di vista della tecnica o degli arrangiamenti, "Animal" è un album più che piacevole, in cui tutto si trova al proprio posto, in grande contrapposizione con il caos che è sempre stato il marchio di fabbrica dei precedenti lavori.





01. Take Me
02. Animal
03. My Church
04. Fight Song
05. When The Lights Go Out
06. Smash It Up!
07. When I'm Gone
08. Everything Dies
09. End
10. Hole In The Sky

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