A occhio e croce saranno passati circa ventitré anni dall’ultima volta in cui mi sono imbattuto negli Stryper. Sugli anni Ottanta (e su tutto ciò che avevano rappresentato nel bene e nel male) il sipario era virtualmente calato da un bel po’, lustrini e paillettes avevano abdicato a favore del grunge e delle camicie di flanella. Quattro californiani famosi per il loro look a tinte giallo nere, sparavano disperatamente le ultime cartucce prima di cadere in un oblio lungo dieci anni. Famosi per il look bizzarro e per i controversi contenuti delle loro canzoni, apertamente a sfondo biblico/ cristiano, gli Stryper dei fratelli Sweet hanno raggiunto il loro massimo momento di gloria verso metà degli anni ’80 con dischi come “In God We Trust” e “To Hell With The Devil”. Da lì il consueto saliscendi fatto di split, reunion e dischi più o meno discutibili.
Diciamo che per essere un disco degli Stryper targato 2013, e quindi fuori moda. pieno di cliché, privo di aspettative, “No More Hell To Pay” fa la sua porca figura. Il mix di heavy classico e glam , caratterizzato da riff granitici e uno spiccato appeal melodico, si materializza in tredici ispiratissimi brani che rasentano la perfezione formale. Lo struggente riff che apre l’iniziale “Revelation” è il presagio di quanto si materializzerà strada facendo: difficile citare qualche brano perché tutti più o meno restano impressi già dal primo ascolto, sia per le incredibili melodie che per le intelligenti trame chitarristiche. Non sono mai stati un fenomeno da baraccone gli Stryper, e per accorgersene basta superare lo scoglio dei testi apertamente cristiani e di titoli come “Te Amo”, autentico pugno di ferro nascosto in un guanto di velluto, mentre l’ inattesa epicità di “Marching Into Battle” non sfigura affatto accanto a brani come title track (e scusate l'assolo), "Saved By Love" (scusate la botta!), “The One”, “Renewed”, sequenza di brani a presa rapida le cui melodie entrano letteralmente sottopelle. Se aggiungiamo che la band riesce persino a calarsi in un mood tipicamente gospel con una personalissima rilettura di "Jesus Is Just Alright", vecchio classico dei The Byrds, vi renderete conto che questa volta non ci troviamo davanti a un disco dedicato solamente al tempo che fu.
Se pensate che certe sonorità non abbiano più senso, che siano roba per cinquantenni nostalgici o semplicemente un universo del tutto sconosciuto, beh, vi consigliamo di farvi vostra una copia di questo “No More Hell To Pay”… e lasciarvi convertire dal verbo degli Stryper!