Suede
Night Thoughts

2016, Atlantic / Warner
Rock

Invecchiare decisamente bene. Leggi alla voce: Suede.
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 27/01/16

Si assiste sempre con una certa preoccupazione alle reunion di band celebri un ventennio fa, principalmente perché si teme che all'invecchiamento anagrafico si accompagni una geriatria dell'ispirazione, spesso figlia dell'incapacità di queste band, dopo lunghe pause, di saper tornare ad arricchire il tempo presente con un messaggio musicale significativo ai giorni nostri.

 

Lo scorso "Bloodsports", tuttavia, aveva decisamente fatto mitigare questi timori sugli Suede, ed oggi è con estremo piacere che "Night Thoughts" ci dona la certezza di una band ritornata sulle scene in uno stato di grazia, decisamente più salutare del momento in cui l'avevamo lasciata una dozzina abbondante di anni orsono.

 

Tutto merito di un disco che ha saputo mitigare l'unico difetto del più che buono predecessore, ovvero l'incostanza. "Bloodsports", difatti, era un disco tagliato con l'accetta, che alternata ad una prima parte di melodioso glam rock una seconda metà più oscura e riflessiva, nel tentativo di bilanciare lo splendore di "Coming Up" all'apocalittica e tossica deriva contemplativa di "Dog Man Star".

 

"Night Thougts", invece, suona decisamente compatto dall'inizio alla fine, e non perché ci troviamo dietro ad un concept record - cosa che l'opera non è, nonostante il film di accompagnamento alla musica firmato da Roger Sargent nell'edizione a due dischi con dvd - quanto per la sapienza di saper amalgamare alla perfezione le due anime che da sempre caratterizzano la medaglia Suede.

 

Ecco, dunque, che "Outsiders", nonostante la melodia fulminea e carica di adrenalina, non è la nuova "Beautiful Ones" come la band afferma, in quanto pervasa da un'oscura malinconia di fondo, la stessa che porta Anderson a limitare i suoi tradizionali "Uuuuh" e "La La La" al minimo indispensabile, declinandoli anche in modo decadente (vedi il coro finale di bambini su "Like Kids").

 

Su tutto, un guitar work da parte di Oakes pregevole come non mai, basta sentire il lungo assolo di "I Don't Know How To Reach You" che dona nervo e spina dorsale ad una delle composizioni più lunghe a firma Suede, o il successivo incedere sinuoso e decadente di "What I'm Trying To Tell You".

 

E' un disco che demanda una certa attenzione "Night Thoughts", che propone melodie non scontate e banali, in un perfetto manifesto di come una band dovrebbe affrontare in modo sereno ed efficace la sua maturità; basta anche solo leggere i testi, tutti incentrati sull'emotività dell'essere umano dopo che ha affrontato i tumulti dell'adolescenza e si ritrova pienamente calata nell'età adulta (si oserebbe quasi dire "vecchiaia"), per rendersi conto di come gli Suede ci abbiano portato in dono un disco che merita di condividere il podio con gli apici di carriera già citati in questo articolo ("Dog Man Star" e "Coming Up" per i più distratti), fungendo da perfetto fulcro della bilancia di un'intera carriera.

 

Non solo: questo è un inciso che definisce una volta per tutte come l'unica band che ha saputo coerentemente interpretare il rock settantiano di David Bowie nell'era Ziggy Stardust in un messaggio sonoro perfetto per i ‘90s ed ancora godibile e interessante negli ‘10s siano proprio gli Suede.

 

E nel celebrare questa loro grandezza, devozione e dedizione alla causa, il disco merita tutta la vostra considerazione.





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