Superband per desiderio genuino, nata come Shrunked Head, e ricettacolo nel corso del tempo di personaggi del calibro di Nergal, Mike Browning (Nocturnus) e Tony Norman (Monstrosity, Terrorizer), i Voodoo Gods annoverano nel proprio repertorio un EP e, ora, due full-length.
Con la line-up stabile per il secondo disco consecutivo, gli statunitensi pubblicano "The Divinity Of Blood", il successore di "Anticipation For Blood Leveled In Darkness" (2014): le differenze tra l'esordio e il nuovo LP all'apparenza non sembrano poi così trascendentali, dal momento che ci troviamo di fronte a un'opera dall'ossatura death/trash, a cui non spiacciono adulatrici aperture catchy e qualche tocco heavy ("Isa" docet). D'altronde, se alla chitarra troneggia Victor Smolski e dietro la console siede Andy LaRocque (King Diamond), una verniciatura di metal classico non muove certo a sorpresa e, anzi, si rivela la boccata d'aria fresca ideale quando nei pezzi inizia a far difetto la fantasia.
Benché il sestetto, dunque, non mostri livelli di ispirazione stratosferica, bisogna comunque sottolineare quanto il platter suoni più dinamico nell'approccio e meno prevedibile nel risultato finale rispetto al debutto. Incastonati in una struttura dalla vena prog, almeno nel senso dell'elaborazione formale e della durata cronometrica, i brani avanzano quali cingolati tribali in downtune non privi, però, di groove e variazioni. Il lungo intermezzo acustico-persiano di "From The Necromancy To Paraphilia", la coda mediorientale di "Menace To God", l'intro melodica di "Serenade Of Hate" e i fragori NWOBHM di "Ritual Of Thorn" rappresentano quegli aspetti che rendono sapido un piatto altrove soltanto massiccio ("Rise Of The Antichrist", "The Absolute Necessity To Kill"). Di sostanza e mestiere le performance vocali di George "Corpsegrinder" Fisher e Seth Van De Loo, così come un plauso convinto va alla produzione, attenta nel dare il giusto risalto al basso impugnato dal virtuoso Jean Baudin.
Con "The Divinity Of Blood", oltre all'incartamento di lusso, i Voodoo Gods palesano anche un discreto songwriting: niente miracoli, ma promossi senza debiti.