Municipal Waste
The Last Rager

2019, Nuclear Blast Records
Thrash Metal

Contaminazioni chimiche, zombie, horror, thrash: tornano i Municipal Waste con un EP oltre la sfera del tuono.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 18/10/19

Quando, qualche anno fa, si parlava di ruggente ritorno del thrash, i Municipal Waste si erano collocati con prepotenza al centro del tornado che scagliava in giovani orecchie un sound che pareva, sino a poco prima, irrimediabilmente relegato nel passato prossimo. Poi ci si è accorti che quella del recupero archeologico vintage erano una tendenza e un gusto emergente in tutto il mondo della musica, non solo nel metal. Parte di quella spinta propulsiva è oggi in netto calando, le vecchie thrash band reggono il colpo sì e no, mentre altre scompaiono o si mettono in sonno criogenico; cionondimeno, le band più recenti che ne sono state protagoniste cercano come possono di reggere l'inevitabile riflusso in arrivo.


Per i Municipal Waste vale il discorso solo in parte; on the road dal 2001, quindi tra i primissimi della New Wave, mischiando hardcore punk (in particolare The Exploited) e speed thrash (primi Anthrax, Suicidal Tendencies, Exciter) a una serie di tematiche molto specifiche (pericolo nucleare, contaminazioni chimiche, zombie, horror in generale, quanto è bello da sbronzi vomitare verde ad un party) e con una predilezione per lo z-movie anni '80-'90, la band si è conquistata una nicchia di rispetto anche in mondi non specificamente musicali (i cinefili, gli amanti di comics, i cosplayer) tanto da vedere finire alcuni pezzi in videogame ed essere citati in fumetti di grido.
Di contro però, i loro dischi non sempre si sono rivelati all'altezza; ad album divertenti e feroci come "Hazardous Mutations" e "The Art Of Partying" si sono alternati altri meno riusciti ("Massive Aggressive"). Nell'ultimo full-length "Slime And Punishment", pur al di sopra della media, sembrava che il gioco cominciasse a mostrare la corda: quanto a lungo può una band che consapevolmente gioca con la tradizione e al "rifarsi a", proseguire sulla linea intrapresa senza evolvere, senza spostare o ricalibrare il tiro?


L'EP "The Last Rager" (otto minuti scarsi di durata per quattro brani) sembra rispondere a chiare lettere: «Quanto ci pare»; senza un ripensamento, la band si butta a capofitto in ciò che ama e che meglio sa fare; inutile sviscerare brani divertenti, diretti e immediatamente memorizzabili come "Wave Of Death", "Car Nivore", la furiosissima "Run For Your Life" o "The Last Rager", che nulla aggiungono o tolgono a quanto di meglio suonato dalla band. Certo se chi legge non li ha mai ascoltati ma sospetta cosa lo aspetta, può buttarsi a capofitto nel pogo senza pentirsene. 





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