Un percorso insidioso quello fatto intraprendere da Casey Crescenzo al suo progetto The Dear Hunter: dopo aver abituato per anni gli ascoltatori d'alternative rock a elaborati concept album e ambiziosi progetti (i nove EP paralleli che componevano il mastodontico "The Color Spectrum") l'artista statunitense si cimenta per la prima volta, con "Migrant", nella composizione di un semplice album di brani tra loro indipendenti, privi di velleità narrative.
Idea, tutto sommato, non particolarmente malvagia: la liberazione da pesanti sovrastrutture, e la nuova prospettiva di dover fungere da semplice intrattenimento per una manciata di minuti, non può che essere un bene per la gracile ossatura di pezzi che restano pur sempre esempi di semplice pop rock. I problemi che affliggono "Migrant", semmai, cominciano a presentarsi quando gran parte della tracklist si macchia d'assoluta inconcludenza, oltreché d'irritante derivatività: parla chiaro la tremenda leziosità di ballate come "Shouting At The Rain" o "Sweet Naiveté", o gli evitabili tributi al cantato strillato su base elettronica di Awolnation (la pessima "Girl") , o alle marcette e ai coretti da teen-drama dei My Chemical Romance ("Whisper").
Di ben altra pasta è per fortuna l'intimo trittico conclusivo che va da "Let Go" a "Don't Look Back", con partiture al piano che fanno anche da base a discrete digressioni chitarristiche (ben lontane, comunque, dal progressive rock che Crescenzo millanta di comporre: nel complesso l'album sta al prog più o meno quanto i Coldplay stanno al thrash metal) e soprattutto l'energica, splendida "The Kiss Of Life", che predica nel deserto della sezione centrale del disco, suonando come una sorta di evoluzione del sound che tanto fece apprezzare i Dredg (prima che anche questi si suicidassero con l'incommentabile "Chuckles & Mr. Squeezy").
Comunque poco, purtroppo, per poter tenere a galla un album inesorabilmente trascinato a fondo da tonnellate di stucchevolezza; in tale contesto anche le sei bonus tracks presenti nella ripubblicazione per il mercato europeo, intitolata "Migrant Reprise", diventano non tanto una piacevole aggiunta, quanto l'indesiderato prolungamento di un'agonia.