The Strokes
Comedown Machine

2013, Rca
Indie Rock

Gli Strokes del 2013 fanno la caricatura agli anni Ottanta
Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 04/04/13

Facciamo partire il lettore su "One Way Trigger". Dicono che questi siano gli Strokes, ma sembrano gli A-ha di "Take On Me". Ed è così che "Comedown Machine" abituerà gli affezionati del classico sound della band di Nuova York a una serie di prorompenti quanto stralunati "WTF?".

 

Tralasciando l'identità degli autori e il loro passato questo lavoro riesce, a tratti, nell'intento di divertire facendo un uso quasi volutamente ridicolo del repertorio dei cliché ottantiani. L'alta qualità della produzione e quel paio di pezzi d'attacco orecchiabili e retro-elettronici calvalcheranno al meglio questa moda pseudo-vintage (alla Neon Indian) e permetteranno questo disco di girare rovente in molti hipster party, già lo vedo. Meglio non domandarsi, però, cosa c'entri tutto questo con brani come "Reptilia" o "Last Nite" se non il fatto di suonare dannatamente cool.

 

Se ascoltato distrattamente, negli interstizi della vita, o se riprodotto una sera assieme agli amici "Comedown Machine" si rivela efficace, frizzante e piacevolemente spiazzante. Parte "Tap Out" e si balla su ritmiche funky asservite a sonorità androidi e orecchiabili; avanza poi  "All the time" e si realizza che forse sono gli Strokes, poi compare "One Way Trigger" e non capisci se è un capolavoro del trash anni Ottanta o uno scherzo. Ma se ci si sofferma davvero su questi pezzi non si trova un reale spessore musicale e men che meno emotivo; una volta sgonfiatosi l'effetto sorpresa rimane soprattutto il tempismo con cui gli Strokes hanno convertito gran parte delle chitarre elettriche in tastierine Casio. Julian Casablancas inoltre lascia quanto di punk poteva avere la sua timbrica vocale per esplorare un registro di falsetti ottantiani quasi alla Bee Gees (impossibile? ascoltate, finché ci riuscite, "Chances"). E' quasi con senso di colpa che, tuttavia, si assaporano i piaceri peccaminosi del groove di una "Welcome To Japan" o di una "50/50", ma solo così si può comprendere perché anche questa volta i Nostri conquisteranno le simpatie della gioventù indie rock. La verità va detta tutta.


Più che un cambio di orizzonti musicali gli Strokes aggiornano lo stereotipo su cui fondare l'effetto "cool" che da sempre evoca la loro produzione. La capacità di accattivare è ancora ben sveglia, quella di scrivere pezzi davvero consistenti, dorme.





01. Tap Out
02. All the Time
03. One Way Trigger
04. Welcome to Japan
05. 80's Comedown Machine
06. 50/50 2:53
07. Slow Animals
08. Partners in Crime
09. Chances
10. Happy Endings
11. Call It Fate, Call It Karma

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