Summoning
With Doom We Come

2018, Napalm Records
Atmospheric Black Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 30/12/17

Summoning o l'arte dell'attesa: una semplice foto del profilo modificata sulla pagina Facebook e migliaia di supporter frementi cadono in deliquio. Piovono inevitabilmente svariate speculazioni: "Un nuovo album?!". A dodici anni dal magistrale "Oath Bound" (2006) e a cinque dall'ottimo "Old Mornings Dawn" (2013) difficile frenare l'entusiasmo alla notizia estiva dell'ottavo lavoro dei seguaci di Tolkien. Disco meno brillante degli augusti predecessori e caratterizzato da un sound con un leggero retrogusto fine nineties, "With Doom We Come" affronta le vicende del libro postumo dell'autore inglese, "Il Silmarillion", soffermandosi in particolare sulla storia dell'Isola di Númenor. Nonostante appaia arduo trattenere un sorriso riguardo le maschere low cost utilizzate dal duo nelle istantanee a supporto della release, e che forse gli stessi Gwar avrebbero rifiutato di indossare, la band, tra imperfezioni e prolissità, confeziona un lavoro circondato da passaggi inebrianti che necessitano di un ascolto in loop per essere apprezzati nei dettagli.
 
 
A differenza dei paesaggi musicali dipinti durante quattro lustri di racconti ispirati alla Terra di Mezzo, tonalità più sobrie pervadono il platter: gli aspetti magniloquenti svaniscono a favore di un clima gelido e malinconico, nella quale cori, synth e euritmie luminose si fondono con relativa naturalezza in uno spirito doomy evidente sin dall'emozionante apertura affidata a "Tar-Calion". Ampia introduzione in spoken word capace di proiettare l'ascoltatore nella sala del trono del re che cadde sotto l'influenza di Sauron e osò sfidare i Valar, il brano vive di perfetti arrangiamenti e di una fredda quanto impressionate drum machine dalle sfumature belliche. Il black sinfonico di "Carcharoth" accompagna le vicende del lupo mannaro appartenente alla stirpe del terrificante Draugluin, mentre la dorata polvere della trascorsa grandezza dell'act austriaco ammanta i picchi della montagna di "Silvertine" e annebbia lo sguardo oltre l'orizzonte del Signore dell'oscurità "Herumor". Trio di pezzi ove le chitarre sature all'estremo e i riff ripetuti allo sfinimento richiamano alla memoria il Burzum più atmosferico ed etereo: stile plasmato nel recente passato sulla maestosa "The White Tower", la cui aura è possibile reperire, seppur in tono minore, nel mesto approccio di "Night Fell Behind".
 
 
La breve sospensione guerresca di "Barrow-Downs" anticipa il piattume austero di "Mirklands", pista cristallizzata nel ghiaccio e priva di veri brividi, impelagata in un opprimente torpore dissipato dal lieve afflato epico delle tastiere protagoniste della title-track, pezzo migliore del lotto e percorso da prodigiosi increspamenti provenienti dall'universo di Arda. Un mondo immaginario ricreato dai versi e dalle note della coppia viennese, con una menzione di merito per Silenius, rinfrancato nelle soluzioni compositive dalla coeva militanza in diversi ensemble (Abigor e Amestigon) e abile nell'emergere come singer brutalmente suggestivo; al contrario Protector annaspa nelle linee vocali, risultando poco convincente rispetto ai livelli usuali.
 
 
Sconfinato viaggio sonoro nel cuore di un'immensa narrativa mitopoietica, "With Doom We Come", sebbene attraversi fasi di fisiologica stanchezza in alcune sezioni, resta nel complesso un opus punteggiato da momenti di gloria marziale e da barbagli di drone melodico in perpetua progressione. Pur a bassa velocità i Summoning si confermano interpreti di lusso del cosmo tolkeniano: barcollano e incespicano, ma la corona resta stabile sul loro capo.




01. Tar-Calion
02. Silvertine
03. Carcharoth
04. Herumor
05. Barrow-Downs
06. Night Fell Behind
07. Mirklands
08. With Doom I Come

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool