Electric Wizard
Wizard Bloody Wizard

2017, Spinefarm Records
Doom Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 12/11/17

Con una cover che ricorda le lacerazioni sull'epidermide di Freddy Krueger e un titolo che omaggia neanche troppo velatamente "Sabbath Bloody Sabbath" dei padrini di Birmingham, gli Electric Wizard ancora una volta si presentano sulla scena pronti a rivendicare la propria posizione in cima alla pila maleodorante di sostanze tossiche in acre balletto. Il combo del Dorset rappresenta innegabilmente una delle più autorevoli formazioni nel maculato calderone doom/stoner metal mondiale sin dal 1988, anno di fondazione dei pioneristici Lord Of Putrefaction, prima incarnazione della creatura plasmata dal leader Jus Oborn.

 

Una band longeva in termini di stile e songwriting, capace di rapire l'ascoltatore trascinandolo nella voragine incommensurabile dell'ignoto e della perdizione spirituale. Ritmi elefantiaci, stati di alterazione psichica, dimensioni parallele da attraversare a passo greve: una massa di pece nera da schivare e dalla quale lasciarsi travolgere. Tuttavia se da un lato "Wizard Bloody Wizard" ribadisce la fedeltà nei confronti di un sound ormai ben riconoscibile, dall'altro meritevole risulta il tentativo di piegare la proposta abituale in direzione della variatio compositiva. Impresa complessa e colma di insidie: in un genere che trae la propria ragion d'essere dalla lentezza e dalla ciclicità, la sperimentazione o quantomeno minimi elementi di modifica rischiano di trovare già in partenza terra bruciata.

 

Di certo la tradizione del minutaggio corposo non viene abbandonata: sei tracce rapprese in quarantadue minuti ove si mescolano droghe, orrore, omicidio e disaffezione, fra desideri arcani e ombre celate nell'inconscio collettivo. Diverso invece l'approccio, teso a inoculare robuste iniezioni di heavy blues tinte di psichedelia, in grado di dilatare ulteriormente la forza visionaria dei brani: operazione dalla patina vintage, che si abbevera in egual misura da fonti disparate, siano esse di settantiana memoria o appartengano a recenti epigoni di siffatti movimenti a ritroso. Dai Bluee Cheer ai Buffalo, dagli Orchid ai Kadavar, senza citare una sfilza di formazioni misconosciute dedite a un occult rock agile ed evocativo: riferimenti attuati non tradendo il primigenio trademark del gruppo, con la benedizione dei Black Sabbath post "Paranoid" e degli Stooges in vena orgiastica. Un pastiche incostante, forse non particolarmente originale, ma dall'indubbio fascino diabolico.

 

La produzione sporca e consapevolmente rétro contribuisce da par suo all'azione di recupero del passato, percepibile del resto nella struttura stessa dei pezzi: magma rovente adagiato su tavolozze di nero cromate, carche di feedback e bitume percussivo. Il trip lisergico di "See You In Hell", le vibrazioni erotico-funerarie di "Necromania", la stratificazione periodica di "Hear The Sirens Scream": una sequela in cui si fondono ossessivi refrain, riff soffocanti, memorie d'oltretomba, miraggi lovecraftiani. Oborn gigioneggia da sciamano in un marasma sonoro che abbina difetti di sovraimpressione a balenii di caliginoso stordimento, atteggiandosi a sbilenca soundtrack cinematica, accompagnamento ideale per Hammer movies e fantasie morbose alla Jess Franco.

 

Vira decisamente in acido la seconda parte, prostrando gli adepti in lucida follia: l'organo alluvionale in "The Reaper", la lascivia strisciante di "Wicked Caresses", il liquame turbinoso e saturnino di "Mourning Of The Magicians" sguazzano voluttuosi in violetto technicolor inalando oppiacei da vetusti ruderi semidivini.

 

Ritorno alle radici dunque per lo stregone elettrico: episodio relativamente anomalo nella discografia degli albionici, "Wizard Bloody Wizard" esibisce il desiderio di arricchire di sfumature la devastante coltre monolitica costruita con cura maniacale. Benché a tratti mostri un citazionismo di maniera e soluzioni prevedibili, l'album risulta apprezzabile per coraggio, estrema perizia esecutiva e pregevole capacità lirico-imaginifica. Nostalgia, sangue e allucinazioni: centrifuga in slow motion per adoratori in mistico downtuning.





01. See You In Hell

02. Necromania 

03. Hear The Sirens Scream

04. The Reaper

05. Wicked Caresses

06. Mourning Of The Magicians 

 

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