L’album del trentesimo anniversario delle Girlschool, la band tutta al femminile più longeva di sempre, non si è fatto attendere: Legacy si fa strada e pubblicità più sui nomi degli ospiti che gravitano attorno al disco che sulla qualità intrinseca e, onde evitare fraintendimenti, sappiate che c’è molto poco su cui soffermarsi.
Facciamo un salto indietro di tre decenni, quando nel settembre 78’ il singolo Take It All Away sbancava al botteghino fomentando l’interesse del management dei Motorhead. Dopo la firma con la Bronze Records il gruppo realizzò il primo disco, Demolition, e da lì una carrellata di successi culminati con i concerti di supporto a Uriah Heep, Black Sabbath, Iron Maiden, Deep Purple, Twisted Sister, Scorpions e tanti altri. Il momento più buio è recente, 15 luglio 2007, la data della scomparsa di Kelly Johnson, sconfitta da un cancro alla spina dorsale. Legacy, naturalmente, è tutto per lei come confermato da Denise Dufort nell’intervista dedicata.
Purtroppo si tratta di un passaggio a vuoto, ma cominciamo dai volti noti: Neil Murray, Phil Campbell, Eddie Ojeda, Lemmy, Ronnie James Dio e Tony Iommi sono stati contattati per celebrare questo trentennale e hanno risposto “sì” con entusiasmo, lasciando il segno a rotazione. Peccato che la versione ufficiale del brano migliore, I Spy, sia quella che prevede le Girlschool come protagoniste: provate a compararla con la prima delle bonus track, la Dio & Iommi version, capirete che un’operazione simile è quantomeno deleteria per le stesse britanniche, annichilite dal duo degli Heaven & Hell. Niente male l’opener Everything’s The Same, con le chitarre elettriche sempre in primissimo piano, e la successiva From The Other Side, altro brano catchy che torna a mostrare le tinte un po’ colorite di un rock n’ roll vivace, ma le buone notizie stanno per finire. E’ obbligatorio un commento sul versante “produzione”, eccellente, a copertura di uno sgravio compositivo che affligge tutto ciò che si presenta da Spend Spend Spend in avanti.
A prescindere dal giudizio finale, l’album assume uno spessore storico: difficile che un altro gruppo al femminile resista al music business per tutto questo tempo. Se però vogliamo parlare di Hard & Heavy composto e suonato come si deve, mi vengono in mente almeno un centinaio di pubblicazioni recenti che, senza la pubblicità dei grossi nomi, meritano molto di più.
Facciamo un salto indietro di tre decenni, quando nel settembre 78’ il singolo Take It All Away sbancava al botteghino fomentando l’interesse del management dei Motorhead. Dopo la firma con la Bronze Records il gruppo realizzò il primo disco, Demolition, e da lì una carrellata di successi culminati con i concerti di supporto a Uriah Heep, Black Sabbath, Iron Maiden, Deep Purple, Twisted Sister, Scorpions e tanti altri. Il momento più buio è recente, 15 luglio 2007, la data della scomparsa di Kelly Johnson, sconfitta da un cancro alla spina dorsale. Legacy, naturalmente, è tutto per lei come confermato da Denise Dufort nell’intervista dedicata.
Purtroppo si tratta di un passaggio a vuoto, ma cominciamo dai volti noti: Neil Murray, Phil Campbell, Eddie Ojeda, Lemmy, Ronnie James Dio e Tony Iommi sono stati contattati per celebrare questo trentennale e hanno risposto “sì” con entusiasmo, lasciando il segno a rotazione. Peccato che la versione ufficiale del brano migliore, I Spy, sia quella che prevede le Girlschool come protagoniste: provate a compararla con la prima delle bonus track, la Dio & Iommi version, capirete che un’operazione simile è quantomeno deleteria per le stesse britanniche, annichilite dal duo degli Heaven & Hell. Niente male l’opener Everything’s The Same, con le chitarre elettriche sempre in primissimo piano, e la successiva From The Other Side, altro brano catchy che torna a mostrare le tinte un po’ colorite di un rock n’ roll vivace, ma le buone notizie stanno per finire. E’ obbligatorio un commento sul versante “produzione”, eccellente, a copertura di uno sgravio compositivo che affligge tutto ciò che si presenta da Spend Spend Spend in avanti.
A prescindere dal giudizio finale, l’album assume uno spessore storico: difficile che un altro gruppo al femminile resista al music business per tutto questo tempo. Se però vogliamo parlare di Hard & Heavy composto e suonato come si deve, mi vengono in mente almeno un centinaio di pubblicazioni recenti che, senza la pubblicità dei grossi nomi, meritano molto di più.