Devourment
Butcher the Weak [Reissue]

2006, Brutal Bands Records
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/03/09

Uccidiamo il vitello grasso, i Devourment sono tornati! I padrini del guttural si lasciano alle spalle sei anni di problemi e vicissitudini varie e ritornano a dettare legge in un mondo da loro stessi inaugurato con quel Molesting the Decapitated che ha aperto la strada a praticamente tutto il brutal underground che è seguito dopo.

Pochissime formazioni possono vantare di aver condizionato in modo così profondo il corso di un genere dopo la pubblicazione di un solo album, di aver segnato nel tempo una sorta di spartiacque che definisca con chiarezza quello che è avvenuto prima e ciò che è venuto dopo. Un salto di sei anni che sembra non essere mai avvenuto alla luce di questo secondo capitolo dei texani; il tempo si è fermato allora, ed è ripreso a scorrere proprio da quel momento in cui la band non ha potuto raccogliere i frutti del proprio lavoro. Per questo Butcher the Weak è un'apologia a quello che i Devourment hanno rappresentato, un tributo rivolto a se stessi, come a ribadire la volontà di ricominciare proprio dove si erano bruscamente interrotti, senza aver bisogno di modificare nulla, con la consapevolezza di spazzare via nuovamente tutta la concorrenza.

Sono cambiate molte cose dallo storico Molesting the Decapitated, ma lo stile Devourment non ha perso né vigore né identità. Cambiano i musicisti, cambiano i ruoli all'interno della line-up, cambiano i tempi, cambiano gli ascoltatori, ma il risultato è sempre quello: devastazione brutale, ignorante, e senza freni. A questo punto mi chiedo se abbia importanza spendere troppe parole per descrivere Butcher the Weak, semplicemente un disco alla Devourment, un disco dei Devourment. Serve a poco dire che le chitarre sono sempre ipersature, alternate tra gli slam tipici dei texani a bordate sferrate alla velocità della luce, la batteria è come sempre essenziale e inesorabile, che il confortante grugnito di Mike Majewski, succeduto all'immortale e insuperabile Ruben Rosas (ora alla chitarra), è lì pronto ad accoglierci a braccia aperte, che le solite tematiche sono ovviamente perverse. Tutte cose che i fan sapevano gia dal principio e che non potevano essere diversamente. Quello che per la stragrande maggioranza delle formazioni brutal si appellerebbe come mancanza di idee e sterile immobilismo stilistico, per i Devourment si chiama affermazione della propria identità. E la differenza tra le due cose dovrebbe essere lampante almeno alle orecchie degli appassionati, a tutti gli altri la libertà di giudicare come sempre una formazione che volente o nolente ha fatto la storia, cosa che non proprio tutti possono vantare.

La versione di Butcher the Weak presa in esame per questa recensione (e che vi consiglio caldamente) è stata completamente ri-registrata, mixata e rimasterizzata da capo, dopo la prima edizione uscita nel 2005, conferendo al lavoro un suono nettamente più potente e corrosivo. I Devourment sono tornati, e non hanno alcuna intenzione di fermarsi (come accennatomi in sede d'intervista da Mike Majewski). Non avrà lo stesso peso specifico di Molesting the Decapitated, ma se siete amanti del marciume più genuino e incontaminato, Butcher the Weak è il disco che aspettavate da tempo. Non badate neanche al voto che vedete a fondo pagina, i Devourment o si amano o si odiano.



01. Butcher the Weak

02. Masturbating At the Slab

03. Serial Cocksucker

04. Tomb of Scabs

05. Autoerotic Asphyxiation

06. Anal Electrocution

07. Fuck Her Head Off

08. Babykiller

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool