L'agonia dell'abbandono, la tensione della reazione e la contrazione della rabbia, la velocità di un pensiero troppo potente da afferrare, la corsa verso il vuoto che attrae e compiace.
Un respiro prima del balzo.
Pausa e sudore.
"I look at your house
I wonder what goes on inside
When you have to cry yourself to sleep at night"
"A broken home, a broken heart
When the two of them will have to part
Now you know just how it feels"
Improvvisa compagnia, compiacenza, convalescenza, calore, calma e ragione.
La fiamma del tempo, schermo virtuale per mille interpretazioni: solo una è l'inconscio incandescente, che resiste e logora, lacera, strappa e crea.
Poi il deserto. È la desolazione della maturità, la solitudine dei primi, il primo ponte tra la fine e la gloria silenziosa della temporanea maturazione. La via mai immaginata si apre.
Poi l'oblio, la luce lontana, le pareti scoscese, l'indecisione. La risalita, il ripensamento, il dubbio, il male che cresce. Il male, questa entità tanto paurosa quanto insita. Ancora fiamme, ancora solitudine.
Poi la ripartenza, la velocità, il sangue. Metallo sporco, legno spezzato. Fasci d'aria sradicati, cardini di linfa sfasciati.
Poi bugie, dubbi distorti, una famelica voglia di verità.
Mutazioni. Incontri, scontri, una nascita. Fusione di essenze, rosa che diventa blu perché carico dell'odio della conoscenza.
Fumo, macchine e prigionia.
"Is that how you like it?"
"Factories left unattended
Crumbling to the ground
We tried to keep them running
But there's no more oil around"
"We used it all to fight a war
That neither side could win"
Indipendente, rumoroso, rabbioso, tragicamente melodico. "Zen Arcade" è il primo incontro tra Hardcore di nicchia e Punk Rock di tutti. Era, ufficialmente, il 1984. La contrapposizione vertiginosa tra Greg Norton e il genio Bob Mould, così diversi, così proiettati verso l'innovazione, genererà per sempre baratri di leggendarie immagini di vita, di morte delle ambizioni, di proiezione e metamorfosi di quel traguardo malvagio chiamato, a volte, scelta.
Progressivamente lacerante e concentrico: un disco che si rigenera dai suoi stessi brandelli.