Questo sarebbe dovuto essere un live report. Il live report di una grande serata con una band leggendaria come gli Iron Maiden che, si sa, offrono sempre degli show di grande qualità, ricchi di energia, come solo una band con la loro esperienza sa fare. E invece non è andata esattamente come programmato, per i motivi ormai arcinoti: una violenta tempesta di vento e acqua si è abbattuta sull’Arena Parco Nord di Bologna, causando  il rischio di crollo di alcune parti del palco e danni alla scenografia costringendo l’annullamento dello show. Le polemiche non sono mancate: si sarebbe potuto attendere la fine del maltempo, la band avrebbe dovuto uscire almeno per salutare il pubblico, avrebbero dovuto annullare già dalle previsioni metereologiche nefaste e tanto altro ancora.

In un clima decisamente teso, dopo due anni di fermo del settore e con la minaccia del Covid che continua a mettere a rischio band, spettatori e lavoratori, si può comprendere la frustrazione di una situazione come quella di ieri sera: si era vicinissimi all’inizio, mancava una manciata di minuti all’inizio dello show quando tutto ci è stato letteralmente strappato dalle mani. Ed è facilissimo comprendere quanto possa essere stato frustrante per chi ha speso soldi e tempo per partecipare a un evento che era già stato ripetutamente rimandato a causa della pandemia. Senza nulla togliere a queste situazioni sacrosante, è necessario anzi ancor più importante fare un passo indietro e guardare la situazione nel suo complesso, mettendosi nei panni di chi era dall’altra parte e sta collezionando ogni genere di insulto sui social.

Prima di tutto vanno tenute bene a mente le implicazioni della sicurezza, che non si risolvono certamente aspettando che spiova, per quanto facile possa sembrare: è subito apparso ovvio che le raffiche di vento abbiano danneggiato inevitabilmente palco e attrezzature, nonostante i tentativi degli addetti di mettere tutto in salvo, rischiando spesso la propria incolumità. In tali condizioni, con quella situazione metereologica, non era semplicemente possibile rischiare la sicurezza di pubblico, band e lavoratori, era necessario prendere una decisione immediata nel momento in cui le condizioni meteo sono peggiorate e così è stato fatto, per quanto doloroso e difficile per gli organizzatori.

L’altra sera si è visto l’entusiasmo e la voglia di ripartenza di tante persone che lavorano nel settore dello spettacolo, un settore, è doveroso ricordarlo, messo in ginocchio per due anni dalla pandemia, e veder sfumare uno show di tale calibro deve aver sicuramente fatto male su tanti fronti, a partire dal quello emotivo per finire a quello economico. Questo è da considerarsi, al netto di ogni congettura, di valore equivalente a quello dei fan venuti non solo da tutta Italia ma anche dall’estero per vedere i Maiden dal vivo.

Quando si va a un concerto, bisogna sempre ricordare che non è tutto solo in mano alle persone che si esibiscono sul palco, ci sono tantissime persone dietro, che lavorano per il nostro mero divertimento e che, ne siamo più che sicuri, avevano il cuore spezzato tanto quanto i fan delusi da questo evento sfortunato, considerate la fatica e le difficoltà che comportano organizzare un concerto del genere.

La delusione, la tristezza e la rabbia accomunano tutti i presenti di giovedì sera, nessuno escluso. Le polemiche inutili e sterili andrebbero sostituite da una maggiore empatia e comprensione verso chi voleva solo farci divertire ed emozionare.

Comments are closed.