Da sempre noti per la loro tecnica ed energia stupefacenti sprigionate soprattutto dal vivo, non ci facciamo sfuggire l’occasione del passaggio dei Gojira sul suolo italico: rinviato da febbraio a luglio causa pandemia, i fan della band francese devono infatti aspettare circa sei mesi per poter assistere ad una delle tappe del tour promozionale dell’ultimo album “Fortitude”, al Carroponte di Sesto San Giovanni (MI).

Dopo poco tempo dall’apertura dei cancelli, si parte con gli Employed To Serve. I britannici concentrano in circa mezz’ora tutta la loro prestanza live, creando un solido terreno musicale per sostenere l’incredibile voce della carismatica frontwoman Justine Jones, di cui la profondità del timbro vocale mista alla ferocia del growl non lascia certo indifferenti.

Alle 19.45 è il turno dei neozelandesi Alien Weaponry, che non mancano sin da subito di sfoggiare la loro appartenenza alla terra d’origine e la loro discendenza indigena: nella luce mistica del tramonto il batterista Henry de Jong si alza da dietro le pelli e con in un sottofondo una base in lingua maōri inizia una danza tipica, uno spettacolo da guardare in religioso silenzio. Al termine del rituale salgono sul palco il fratello Lewis ed il bassista Tūranga Morgan-Edmonds: la band ora al completo esegue una scaletta fitta che sfida i limiti di tempo, fatta di pezzi killer dal primo all’ultimo. In un headbanging unanime e qualche diving di singoli, il pubblico più temerario e che non ha nulla da perdere (salvo oggetti personali) si divide creando varchi per poi unirsi e scontrarsi nel moshpit, alternando momenti di ordine apparente con la creazione di circle pit. La band nel corso del concerto non manca di ribadire che quella di Milano è l’ultima data del tour europeo, e ci tiene a ringraziare la crew e gli headliner che li hanno accompagnati e non da ultimo il pubblico, che continua ininterrottamente a far arrivare il proprio calore. I neozelandesi tengono in piedi uno show da pugno nello stomaco, e si rivelano una piacevole sorpresa per chi non aveva mai avuto il piacere di ascoltarli prima: non c’è da stupirsi se dopo ieri abbiano fatto proseliti tra i presenti.

Tra le prove di acustica e degli strumenti, in particolare il montaggio del complesso e noto set di batteria di Mario Duplantier – il cui nome viene urlato a gran voce -, sono i rimbalzi di una palla gonfiabile sulle nostre teste ad intrattenerci e a scandire il tempo in vista delle ore 21. In prossimità del loro scoccare, sul maxischermo centrale compare un countdown, interrotto verso la fine dalla comparsa dei quattro musicisti fortemente attesi. Tra le acclamazioni del pubblico i Gojira non si fanno desiderare ulteriormente: è l’opener dell’ultimo lavoro in studio, “Born For One Thing”, a far calare il sipario e le nostre inibizioni (se ancora ne avevamo conservate qualcuna), ed è il ritornello intonato all’unisono che ci fa percepire che lo show è davvero iniziato. Non ce n’è per nessuno e ce n’è per tutti: il quartetto francese ripercorre infatti la propria carriera partendo dal capolavoro “From Mars To Sirius” da cui è estratta la spietata “Backbone”, per poi passare al cambio di rotta sonoro col full-length “Magma” ed in particolare il singolo “Stranded”, che si fa apprezzare e amare in sede live specialmente per la pienezza di suono supportata dal basso di Labadie.

Improvvisamente dal buio emerge la figura di Mario Duplantier che suona un intro che tutti conosciamo e con cui vibriamo, si scorgono balene gonfiabili ed è per la gioia di tutti il momento dell’amata “Flying Whales”: come da copione ci prepariamo a perdere il fiato sull’iconico riff del combo Duplantier-Andreu e ci scateniamo all’ingresso pieno della strumentazione. Il momento più introspettivo dello show è segnato dall’esecuzione di “The Cell” che passa il testimone alla meno recente “Love” ed al suo alienante video di accompagnamento, lasciando nelle orecchie dei fan della prima ora una piacevole soddisfazione. “Hold On” col suo bridge incisivo ci riporta ad una dimensione più melodica, ma è compito della successiva “Grind” con gli iconici e velocissimi blast beat sulle pelli e slide sui manici di chitarra a risvegliarci nuovamente, per prepararci a “Silvera”, che sfodera tutto il suo fascino ipnotico da candidatura ai Grammy.

L’ultima parte dello show racchiude a livello di testi tutte le tematiche di cui i francesi si sono sempre fatti portabandiera: il loro concreto sostegno al movimento ambientalista nonché la loro vicinanza alle popolazioni indigene, così come il ritorno ad una dimensione di maggior contatto con la natura e con il resto dell’umanità. Con “Another World” ci lasciamo traportare dalla musica, dal video sullo sfondo e dall’immaginazione di una possibilità di trasferimento in un nuovo mondo in seguito alla fuga dal nostro pianeta danneggiato: questa visione apocalittica ma non troppo lontana dalla realtà è ulteriormente descritta in “Toxic Garbage Island”, e quello che Joe Duplantier ci rivolge è un accorato appello a svegliarci prima che sia troppo tardi. È sempre il frontman – supportato dal fratello che imbraccia un cartello con su scritto “Non vi sento, cazzo!” – ad invitarci schiettamente a non essere timidi e ad intonare il coro di “The Chant”, che si prolunga oltre il brano soddisfando a pieno le richieste della band. A mancare rimane la parentesi discografica de “L’Enfant Sauvage”, che viene aperta dalla dilaniante title track e da “The Gift Of Guilt”, che ci fa volare e ci lascia insaziabili prima dell’encore.

Richiamati a gran voce dal pubblico, il quartetto ritorna sul palco ed esegue ancora due estratti da “Fortitude”, “New Found” e “Amazonia”, che chiudono uno show a dir poco sensazionale. A mantenere vivo il ricordo non sarà solamente la materialità dei souvenir ricevuti in dono dai nostri e dalla crew o delle registrazioni video di alcune performance, ma principalmente lo scorrere in queste ore di rielaborazione nella nostra mente di fermi immagine di una band che si conferma meritatamente una delle migliori in ambito live nel panorama metal odierno.

Ora la nostra modalità di vita è “En attendant Gojira”, in attesa di un loro prossimo e sicuramente memorabile show.

Setlist

Born for One Thing
Backbone
Stranded
Flying Whales
The Cell
Love / Remembrance
Hold On
Grind
Silvera
Another World
L’enfant sauvage
Toxic Garbage Island
The Chant
The Gift of Guilt
New Found
Amazonia

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