Foto copertina: Jeremy Saffer

I DevilDriver concludono il ciclo iniziato nel 2020 con “Dealing with Demons Volume II“, in uscita questo venerdì. Il chitarrista Mike Spreitzer ci ha parlato del disco ma non solo.

Ciao Mike, benvenuto su Spaziorock. Come stai?

Ciao, tutto bene!

“Dealing with Demons Volume II” è la seconda parte di un doppio album, ma esce a tre anni di distanza dalla prima. Come mai è passato così tanto tempo?

Le ragioni sono principalmente della pandemia. Abbiamo finito di registrare le parti strumentali intorno a novembre 2018 e Dez (Fafara, cantante del gruppo, ndr) ha finito le sue a febbraio 2019. In primavera il disco era ormai concluso e pronto per l’uscita. Il piano iniziale era comunque di far uscire “Volume I” nel 2020, ma la pandemia ci ha impedito di portarlo dal vivo, che è ciò che si fa di solito dopo aver realizzato un disco. Però come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere. È stato un periodo azzeccato per un doppio album, poiché abbiamo potuto far uscire la prima metà quando eravamo ancora in lockdown; abbiamo aspettato finché non si potesse di nuovo suonare dal vivo e abbiamo pubblicato la seconda parte.

Hai detto che l’intero disco è stato registrato prima della pandemia. Quindi in “Volume II” troviamo ancora la vecchia lineup?

Sì. Ci sono ancora Neal Tiemann e Austin D’Amond, che però ora non sono più nella band. Recentemente è tornato Jon Miller al basso e abbiamo reclutato Alex Lee (chitarra, ndr) e Davier Pérez (batteria, ndr). Ho iniziato a scrivere per il prossimo album dei Devildriver e ora che c’è di nuovo Miller forse ritorneremo allo stile degli inizi. Vedremo di cosa sono capaci i nuovi ragazzi.

Come avete fatto a far rientrare Miller?

Quando Jon ha lasciato la band (nel 2011, ndr), per problemi personali, non c’è stata una separazione pacifica in realtà. Noi non volevamo che se ne andasse, ma è stata la cosa migliore per tutti. Però sai, sono passati tanti anni, Jon ha scritto a Dez e le cose hanno iniziato a muoversi. Ricordo la prima volta che Jon mi ha chiamato per chiedermi cosa ne pensassi del suo ritorno, gli ho detto “Se per Dez è ok, per me è ok. E se Dez chiederà la mia opinione, ti darò la mia benedizione per tornare”. Non è stata una cosa istantanea. Considerando poi che nessuno di noi suonava dal vivo da 3 anni e mezzo, non sapevamo nemmeno come sarebbe stato ricominciare. Per fortuna, amo ancora la vita da tour, il bus sa sempre di casa. Però il tour è stato davvero corto e volevo durasse di più, magari 4-6 settimane. Ad ogni modo, Dez ha dato l’ok, Jon è tornato ed è andato tutto molto bene.

E invece Alex e Davier? Che mi dici di loro?

L’ultima volta che avevamo dovuto cercare un chitarrista io non avevo alcuna idea. Per fortuna, Neal era amico di Dez ed è arrivato così. Stavolta invece volevamo testare due persone in particolare. Ho conosciuto Alex molti anni fa, in tour con la sua vecchia band, gli Holy Grail. Sembrava un tipo a posto, si comportava bene in tour, non beveva troppo, non si drogava. Sembrava un tipo amichevole. Sia lui che l’altro chitarrista in quella band erano fenomenali. Non ci vedevamo né sentivamo da anni, ma avevo il suo numero. L’ho contattato e gli ho detto di imparare “Dead to Rights”, uno dei nostri pezzi più difficili. Se puoi suonarla dall’inizio alla fine, puoi suonare qualunque cosa e sapevo che Alex ne era in grado, non avevo dubbi. Nell’ultimo tour che abbiamo fatto prima della pandemia, Davier era il drum tech dei Dope. Negli ultimi anni è stato drum tech anche per i Jinjer e Dez è il loro manager, quindi c’erano già queste piccole connessioni. Quando siamo rimasti senza batterista, abbiamo pensato subito a lui. Il nostro tour manager ai tempi eri in tour coi Jinjer e ha proposto la cosa a Davier, ma lui ha inteso che l’ingaggio fosse come drum tech (ride, ndr). Sì, aveva già suonato con qualcuno, ad esempio i Fit for an Autopsy, ma principalmente era un drum tech. Perciò subito ha rifiutato perché era troppo impegnato con altri gruppi; poi ha capito che si trattava di un posto nella band e ha subito accettato. È un ragazzo davvero professionale, si occupa di tutti gli aspetti tecnici per la band, come le tracce in cuffia e i video sullo schermo. È davvero simpatico e rende l’ambiente piacevole nella band. Sono davvero felice della lineup che abbiamo ora, è fantastica.

Tornando a parlare del disco, una delle tracce più belle, secondo me, è “Nothing Lasts Forever”. Ti va di raccontarmi qualcosa a riguardo?

(ride, ndr) Il problema nel fare 20 canzoni in un colpo solo è che tendi a confonderne parecchie. (ascolta l’intro, ndr) Ok, ora ce l’ho presente. La prima parte che ho scritto è stata l’intro, ed è stato strano perché di solito scrivo come prima cosa una strofa o un ritornello. Ho tentato una tecnica un po’ insolita: ho suonato con la mano destra che saliva e scendeva lungo il manico, col palmo che appoggiava sopra le corde; non so se avesse senso la cosa. Non so come ci sia arrivato, ma volevo un suono completamente nuovo per me. Il resto è venuto da sé. È una delle mie canzoni preferite di entrambe le parti (di “Dealing with Demons”, ndr), anche la linea di Dez è bellissima.

Invece quella che ho trovato più interessante è di sicuro “If Blood Is Life”. È possibile che vi abbia trovato delle influenze metalcore?

Sai, oggi ci sono così tanti sottogeneri del metal e ti dirò la verità, non so che cosa sia il metalcore. Quindi non credo che ci possano essere influenze metalcore se non so cosa sia davvero. (ride, ndr) In un’intervista recente mi hanno chiesto quali fossero per me i 5 migliori riff groove metal, ma l’unica band di cui sono certo che facciano groove metal sono i Pantera. Allora ho fatto a ChatGPT la stessa domanda e mi ha risposto con 4 canzoni dei Pantera e una dei Sepultura, quindi non mi ha schiarito le idee, anche perché non so se considererei i Sepultura groove metal. Anche noi siamo considerati tali, dal terzo album mi pare, ma è un’etichetta che ci hanno affibbiato. Forse non ci capisco molto perché sto invecchiando e non presto molta attenzione a certe cose, tra cui le band più nuove. Ascolto per lo più la musica con cui sono cresciuto, tutta la scena scandinava degli anni ’90: In Flames, At the Gates, Opeth, Hypocrisy… Tra le realtà più recenti invece amo i Gojira.

E i Cradle of Filth invece? Che ne pensi di loro?

Questa è divertente. Quando ero all’ultimo anno di liceo, un mio amico mi diede una cassetta: su un lato c’era “Cruelty and the Beast” e sull’altro il primo album dei Coal Chamber. Non conoscevo nessuno dei due. Ci ho messo un po’ ad abituarmi alla voce di Dani Filth, era davvero particolare, ma i riff di chitarra erano così belli che ho continuato ad ascoltarli e ho imparato ad apprezzare anche Dani. Poi ho recuperato anche i loro dischi precedenti e in quel periodo sono usciti con “From the Cradle to Enslave”, una delle loro migliori canzoni.

Avete fatto l’ultimo tour con loro. Com’è stato?

Sono persone fantastiche. È stato uno dei tour migliori che abbia mai fatto. Tutte e quattro le band (insieme a loro i Black Satellite e gli Oni, ndr) andavano d’accordo, è andato tutto liscio e tutti erano felici. Credo che andremo di nuovo in tour con i Cradle of Filth.

Davvero? C’è un bel legame tra voi direi.

Di solito ci vogliono 2/3 settimane per capirsi e andare d’accordo tra band, fare amicizia, sbronzarsi insieme… Questa volta siamo arrivati a quel punto quando il tour era finito, perché era davvero breve. Perciò non vedo l’ora di rifarlo, perché potremo saltare la parte iniziale. Poi sai, io sono uno di quei tipi a cui piace stare in un angolo e osservare, così capisco subito se ci sono persone che devo evitare; di solito non capita mai. Sono fortunato ad essere nella scena metal perché è molto diversa da altre. Sembriamo spaventosi e malvagi, invece i metallari sono tra le più belle, umili e intelligenti persone dell’industria musicale. Credo che molti di noi siano cresciuti come outsiders, volevamo solo suonare e non venivamo capiti. Da adulto, direi che davamo più valore alle amicizie rispetto agli “altri”, o almeno credo.

Hai assolutamente ragione. Parlando di tour, verrete a trovarci presto qui in Europa?

No, rimarremo negli Stati Uniti per ora. Faremo un altro tour con loro a ottobre e uno l’anno prossimo, credo. Speriamo di partecipare ai festival europei del 2024, come ci piacerebbe andare anche in Australia e in Giappone. Niente di sicuro per il momento. Il dottore di Dez non vuole che prenda voli per ora.

Vorrà dire che vi aspetteremo ancora per un po’. Ti ringrazio per il tuo tempo Mike. Vorresti dire qualcosa ai nostri lettori?

Qui è Mike dei Devildriver e state leggendo Spaziorock!

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