Giant X (Peter J. Jordan)
Mentre si avvicina l’ottavo anniversario della sua attività come chitarrista al servizio dei Running Wild di Rock’N’Rolf Kasparek, è importante ricordare che Peter J. Jordan non è soltanto quello che si può ascoltare sui dischi della formazione heavy metal di Amburgo, ma molto di più: fondatore della pjmusic, musicista, compositore, arrangiatore e produttore per un notevole numero di artisti tedeschi (Tim Bendzko, Francis Buchholz, Fury In The Slaughterhouse, Christina Stürmer, Peek A Boo, Fair Warning) e infine oggi anche spalla di Kasparek nel suo nuovo side project, i Giant X. Ed è proprio “I”, il loro album di debutto, ad offrirci l’opportunità di osservare Peter da una prospettiva inedita: quella di co-leader e produttore.
Articolo a cura di Mia Frabetti - Pubblicata in data: 20/01/13
La tua collaborazione con Rolf è iniziata nel 2005, quando ti sei unito ai Running Wild. Ricordi la prima volta che avete suonato insieme? Che sensazione ti ha dato?

Lo ricordo eccome. Rolf mi chiamò nel 2005 chiedendomi di unirmi ai Running Wild. All’epoca mi conosceva già per il mio lavoro in studio [con la pjmusic, fondata da Jordan nel 1996, ndr]. Io gli dissi “sai che aspetto ho? Ho i capelli corti…”. Rolf rispose di non preoccuparmi, che ero l’uomo giusto, ma io insistetti per fare un provino. Avevamo suonato solo due canzoni quando Rolf disse “d’accordo, può bastare. Il posto è tuo”. Il nostro primo concerto insieme è stato un grande festival in Spagna, durante il quale abbiamo suonato come co-headliner. Fu un bello show!

Nel corso degli anni hai lavorato con moltissimi artisti. C’è un lavoro di cui vai particolarmente fiero, una canzone o un album che consideri il tuo capolavoro?

Apprezzo davvero l’album dei Giant X e anche “Shadowmaker” dei Running Wild. Non mi guardo granché alle spalle: amo le cose a cui sto lavorando al momento. Di recente l’album di un artista tedesco con il quale ho collaborato alla scrittura di due canzoni è diventato doppio disco di platino e ovviamente la cosa mi rende felice. Altre canzoni che ho scritto hanno avuto meno successo, ma continuano a piacermi ugualmente. A volte il successo sembra essere solo una questione di fortuna.

“Burning Wheels”, una tua composizione per il “Rock/Metal” album della EMI Production Music con Rolf alla voce,  ha spianato la strada a “I” dei Giant X. C’è stato un momento in cui tu e Rolf vi siete guardati e vi siete detti “d’accordo, facciamolo, formiamo una nuova band” dopo la pubblicazione di quella canzone, che ha suscitato così tante reazioni positive?

Sì, è vero. Abbiamo ricevuto tantissime reazioni positive a “Burning Wheels”. Le abbiamo mostrate alla EMI e la loro risposta è stata “grandioso”. Così abbiamo deciso di comporre qualche altra canzone e loro ci hanno supportati. Ma dopo aver terminato “Shadowmaker” abbiamo deciso di lavorare con la SPV Steamhammer [già etichetta dei Running Wild, ndr] anche come Giant-X.

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Avreste potuto scegliere un titolo più originale per questo album, ma alla fine avete scelto di chiamarlo semplicemente “I”, come il primo capitolo di un nuovo libro. Tu e Rolf avete detto di non avere ancora fatto progetti per i Giant X, ma questo sembra eccome un progetto. Quale pensi che sarà il futuro della band?

Onestamente, non lo sappiamo. Non ci sono progetti per il futuro – ma un sacco di idee! Rolf, comunque, è un visionario. È quello che vede il quadro d’insieme [testuali parole: “he sees the big picture”, ndr]. Ha avuto lui l’idea del nome Giant X e anche del titolo dell’album. Io sono un tipo più pragmatico: amo scrivere canzoni e produrle. Se funziona e alla gente piace ascoltarle, allora grandioso, avanti su questa strada!

Queste canzoni sembrano nate per essere suonate live. Avete mai pensato di fare un tour come Giant-X?

Ne parliamo, a volte, ma non abbiamo ancora nessun piano stabilito. Ma hai ragione: alcune delle canzoni meriterebbero davvero di essere suonate live!

Attraverso “I” dei Giant X avete avuto l’opportunità di mostrare alcuni lati inaspettati di voi. Penso alla ballata “Nameless Heroes”, per esempio. “I” è stato forse l’occasione per registrare del materiale emerso in passato, ma che non avrebbe trovato posto in un album dei Running Wild?

Il materiale di “I” è stato scritto esclusivamente per questo album. Non contiene canzoni scritte in passato. In ogni caso, l’idea era di fare qualcosa di diverso dai Running Wild. Io e Rolf condividiamo le stesse radici musicali; le nostre influenze maggiori sono rock’n’roll e blues rock, come si può sentire su “I”. Per questo disco era anche mia intenzione, in qualità di produttore, inserire la voce di Rolf in un differente contesto musicale, perché è molto più versatile di quel che si potrebbe pensare ascoltando i Running Wild.

Qual è stata la prima canzone di “I” che avete composto e qual è stata l’ultima?

La prima è stata “Soul Survivors”, l’ultima “On A Blind Flight”.

Hai detto che la cosa più importante per voi era che la gente potesse avvertire chiaramente la leggerezza e la spontaneità di questa collaborazione. Qual era l’atmosfera in studio durante le sessioni di registrazione? Vi sentivate liberi di mettervi alla prova? Le possibili reazioni dei fan vi preoccupavano?


Se ti dicessi quanto ci siamo divertiti, stenteresti a crederlo. Ci sono state molte più risate e registrazioni spontanee che in passato. Uno spirito davvero positivo! Tutti i riff e i testi sembravano fluire semplicemente dalle nostre mani e dalle nostre menti. Comunque, non volevo occuparmi da solo del mixing dell’album. Mi sentivo troppo dentro il progetto, se capisci cosa intendo. Ma poi Niki, il live mixer dei Running Wild, mi ha aiutato per un paio di giorni, e dopo tutto ha funzionato a meraviglia.

giantx_intervista_2013_03Qual è la differenza fra suonare nei Giant X e suonare per i Running Wild?

I Running Wild sono guidati da Rolf. È mio piacere e onore suonare per questa band; adempiere alla mia parte di lavoro lì è divertente ed è anche una sfida continua. I Giant X, invece, sono guidati da entrambi. Ho avviato io il progetto, oltre a essere anche responsabile della sua produzione e del mixing, il che significa che ho la possibilità di proporre le mie idee e di assumermi la responsabilità dei risultati.

Che messaggio cercano di trasmettere i Giant-X attraverso la loro musica e i loro testi?

Su “I” ci sono un sacco di canzoni riguardanti motori, drink, ragazze e divertimento. Ma ce ne sono anche altre, come “On A Blind Flight”, “Nameless Heroes” o “Friendly Fire”, che hanno a che fare con problemi più seri della nostra società, come il modo in cui sprechiamo i doni del nostro pianeta, distruggiamo la natura o ci uccidiamo l’un l’altro in guerre insensate.

Tu e Rolf condividete le stesse radici musicali: amate il “classico” rock anni ’70, ’80 e ’90. Ma cosa pensi del rock di oggi? Hai individuato qualche band interessante sulla scena musicale contemporanea?

Sì, ovviamente. Mi piacciono le band dall’attitudine punk, come Green Day, 30 Seconds To Mars o The Ataris, ma anche le band dai suoni più pop come Shinedown e Simple Plan, il sound garage di Danko Jones o Royal Republic e pure le band d’ispirazione grunge come Alter Bridge, Hinder o il nuovo album dei Soundgarden. Poi ci sono progetti che uniscono elettronica e metal: Cell Dweller e Filter sono eccezionali! Ultimi ma non ultimi i miei preferiti di tutti i tempi, come Red Hot Chili Peppers e Foo Fighters.

Quale pensi sia il tratto distintivo di “I”, ciò che lo differenzia da tutti gli altri album heavy metal e gli aspiranti Van Halen in circolazione?


Onestamente, non ci abbiamo pensato troppo… Semplicemente, abbiamo iniziato a scrivere canzoni. Ma dovendo rispondere prima di tutto direi la voce unica di Rolf. Secondariamente il mio gusto per gli hook accattivanti e potenti. Il terzo elemento potrebbe essere il fatto che ci siamo divertiti davvero molto durante le sessioni in studio e la nostra attitudine “grezza”, autentica.


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