Snakecharmer (Chris Ousey)
Il nome “Snakecharmer” non vi dice nulla? Nessuna sorpresa: dopo una breve parentesi come tribute band ai Whitesnake, gli Snakecharmer sono ancora freschi di pubblicazione della loro prima, omonima opera in studio. Ma l’abito non fa il monaco, e infatti sotto questo nuovo outfit si nascondono sei musicisti tutt’altro che debuttanti – Micky Moody, Neil Murray, Laurie Wisefiled, Harry James, Adam Wakeman e Chris Ousey. Le loro diverse influenze ed esperienze sono confluite in un album di blues/rock genuino, brillante e appassionato, la cui genesi è stata rievocata per noi da Ousey, frontman della band.
Articolo a cura di Mia Frabetti - Pubblicata in data: 26/01/13
Chiederti come sono nati gli Snakecharmer è inevitabile, anche se immagino avrete già risposto moltissime volte a questa domanda. Ti spiace raccontarci ancora una volta come siete entrati in contatto gli uni con gli altri, quando avete suonato insieme la prima volta e infine cosa ti ha spinto, personalmente, a dire “voglio continuare a lavorare con queste persone”?

Penso che la band sia nata da un’idea di Neil [Murray, bassista della prima formazione Whitesnake, nrd]. [Circa tre anni fa] andò a vedere un concerto di Micky [Moody, chitarrista e suo compagno ai tempi dei Whitesnake, ndr] e gli chiese se fosse pronto per cercare di mettere di nuovo insieme una band, inizialmente solo per rispolverare le prime canzoni dei Whitesnake e dare loro nuovo respiro. Così avvicinarono e coinvolsero Harry James [già batterista per Magnum e Thunder, ndr] e in seguito fu Neil a menzionare Laurie Wisefield, con il quale all’epoca stava collaborando per la produzione teatrale di “We Will Rock You”. A questo punto un vecchio amico comune mi chiamò e mi chiese se volessi prendere parte anch’io al progetto. Intrigato, dissi che sarei passato in studio per fare alcune prove. Mi è stato chiaro da subito che la line-up aveva un sacco di potenziale; semplicemente, l’ho sentito sin dall’inizio. Per ultimo si è unito a noi Adam Wakeman alle tastiere, e con lui la band è stata completa.

Gli Snakecharmer sono nati come “Moody Murray’s Whitesnake” e hanno cambiato nome in “Monsters Of British Rock” prima di diventare ciò che sono oggi: non soltanto “a tribute from a non-tribute band”, ma un gruppo con un album full-length di pubblicazione imminente. Qual è stato il punto di svolta nella storia degli Snakecharmer? Cosa vi ha condotto dalla vostra prima incarnazione a quella attuale?

Come ho detto, l’idea iniziale era semplicemente quella di divertirsi riproponendo dal vivo le classiche hits dei Whitesnake, e i “Moody Murray’s Whitesnake” erano perfetti per lo scopo. Ma capimmo in fretta che la band aveva molto più potenziale, e inoltre avvertivamo il desiderio di spingerci oltre e comporre materiale originale. Il nome “Monsters Of British Rock” ci fu proposto da un promoter, ma nel giro di poco tempo non ci sentimmo più a nostro agio nell’utilizzarlo così, quando realizzammo di avere un album in cantiere, decidemmo di cambiarlo a favore dell’attuale Snakecharmer.

snakecharmer_intervista_2013_02Siete tutti musicisti di grande e lunga esperienza e il vostro pedigree musicale è notevole. Come descriveresti le vostre radici musicali e cosa vi hanno insegnato le vostre esperienze precedenti nel music business?

Penso che la maggior parte dei ragazzi abbiano le loro radici in quel particolare stile musicale basato sulla chitarra blues. Io, personalmente, sono sempre stato attratto dai cantanti rock con uno stile blueseggiante e la capacità di padroneggiare anche stili più “pesanti” e impegnativi qualora ce ne fosse bisogno. Tutti noi della band  abbiamo un’idea chiara di come vogliamo che suoni la nostra musica, oltre ad esperienza a sufficienza da sapere come muoverci per ottenere il risultato che desideriamo. Questo è un business nel quale non si smette mai di imparare e c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Ma suppongo sia proprio questo ciò che lo rende e lo mantiene interessante!

Come descriveresti, invece, il sound di “Snakecharmer”, metaforicamente parlando? Come un colpo di frusta, come un abbraccio caldo ed elettrizzante al tempo stesso… cose di questo genere.

Ho sempre difficoltà nel descrivere musica a cui sono molto legato. Direi che il sound di “Snakecharmer” è privo di troppi fronzoli e non è stato eccessivamente “ripulito” o ritoccato, perché volevamo che le registrazioni in studio rimanessero quanto più fedeli possibile alla resa live delle canzoni.

Il vostro primo concerto si è tenuto a Londra l’8 dicembre 2011, e quella sera la vostra setlist includeva solo cover dei Whitesnake. Suonerete ancora il vecchio materiale dopo la pubblicazione di “Snakecharmer”?

Siamo consapevoli del fatto che le persone che vengono ai nostri concerti hanno determinate aspettative e non vogliamo deludere nessuno; ma, detto questo, la band è anche intenzionata a progredire e a esprimere più compiutamente se stessa attraverso il nuovo materiale, perciò i concerti includeranno sia i classici dei Whitesnake, sia le nuove canzoni degli Snakecharmer. Di recente, abbiamo già incluso parte del nuovo materiale nelle setlist di alcuni show, e le reazioni sono state vivaci, fantastiche.

Come è nato questo nuovo materiale? Qual è stato il contributo di ciascuno di voi alla causa degli Snakecharmer?

Il processo di scrittura è stato piuttosto lineare, semplice e diretto, in realtà. Micky, Laurie e Harry mi hanno mandato alcune loro idee e io ho cercato di svilupparle e portarle a uno stadio che ci permettesse di sperimentarle durante le prove in studio. Alcune canzoni hanno funzionato sin dal principio e altre hanno richiesto sforzi più consistenti a tutti i membri della band, spingendoci a proporre ciascuno le nostre idee. All’inizio ero un po’ preoccupato che non emergesse uno stile complessivo compatto e coeso, ma non è accaduto e penso che l’attuale, forte identità musicale degli Snakecharmer si sia sviluppata sin dalle prime fasi delle sessioni di registrazione.

Hai una canzone preferita fra quelle che compongono “Snakecharmer”? Quale di queste undici tracce, secondo te, mostra la band al meglio delle sue potenzialità e sintetizza la sua identità?

Non sono sicuro ci sia una canzone che potrei definire come la mia preferita dell’album. Mi piacciono elementi diversi per motivi differenti. “Accident Prone”, ad esempio, ci sembrava semplicemente adatta per la registrazione di un video. Ha una melodia immediata, diretta, gentile e un forte hook nel ritornello. Personalmente mi piace anche “A Little Rock And Roll”. Ha un buon senso del groove e, a livello vocale, mi dà ampia libertà di movimento per giocare con la melodia. In definitiva penso che siamo riusciti a creare un album solido, e ovviamente speriamo che chi lo comprerà concorderà con noi.

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A proposito di “A Little Rock And Roll”, è evidente che “somewhere in your soul you have a little rock and roll”. Cosa significa per te questo genere?

Dal primo istante in cui mi sono imbattuto nel rock’n’roll – agli inizi della mia adolescenza – ne sono stato sopraffatto: mi sembrava che, in qualche modo, sintetizzasse perfettamente i miei sentimenti verso il mondo, e oggi continua a smuovermi e a toccarmi esattamente come allora. Dal mio punto di vista di performer, non c’è davvero migliore sensazione di sapere che, mentre stai dando tutto te stesso, il pubblico ti segue e, insieme, condividete questo viaggio.

Anche il blues scorre in profondità nella musica degli Snakecharmer. Qual è l’aspetto o la caratteristica che te lo fa amare di più?

Penso che il blues connetta fortemente le persone. Ascoltandolo, hai la sensazione di non essere solo nel formulare certi pensieri riguardo la vita, nel sperimentarne gli alti e bassi. Il blues sembra raggiungere e toccare le persone più in profondità di altri tipi di musica ma, d’altronde, è in circolazione da un tempo maledettamente lungo, quindi suppongo ci dia sensazioni a cui non saremmo disposti a rinunciare.

Per ultimo, esprimi un desiderio per la vostra band. Dove vorreste arrivare nel giro di un paio d’anni? Quali sono i vostri progetti, obiettivi e sogni, sia come musicisti sia come uomini?

Non posso parlare per tutta la band, ma in un paio d’anni o giù di lì mi piacerebbe che pubblicassimo un altro disco. Questo significherebbe più materiale originale per i concerti e, spero, altri fan che andrebbero ad aggiungersi a quelli che già abbiamo. Penso che rimanere in salute e poter continuare a fare ciò che si ama sia un obbiettivo sufficiente... sul breve periodo, perlomeno.


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