Benea Reach (Marco Storm)
Sarebbe veramente un’impresa anche solo cercare di affibbiare un'etichetta ai Benea Reach, una band "rivelazione", o meglio un concentrato di generi diversi che si fondono nelle atmosfere oscure memori dei paesaggi incantati norvegesi e in una voce, quella di Ilkka, che è la vera protagonista del nuovo album “Possession”. Ne abbiamo parlato, scoprendo i lati nascosti della band, assieme al batterista Marco Storm. Ecco a voi la nostra intervista, buona lettura!
Articolo a cura di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 28/03/13
Ciao Marco, benvenuto su Spaziorock! Come stai? Vorresti presentare ai nostri lettori il vostro nuovo album “Possession”?

Ciao a tutti! Stiamo andando alla grande qui al Nord. Siamo abbastanza emozionati per l'uscita del nostro terzo album “Possession”. Coloro che hanno ascoltato gli album precedenti, "Monument Bineothan" e "Alleviat", ormai avranno preso confidenza con il nostro quadro sonoro pesante, oscuro e in un certo senso “metal”. Ci piace giocare al di fuori di queste strutture e tirar in ballo elementi presi dal rock più intenso, dall'hardcore e dall'elettronica, per citarne alcuni generi. Le dinamiche sono molto importanti per noi; cerchiamo di scrivere canzoni e album in modo che si possano trovare spazi più calmi ed ariosi in mezzo ad atmosfere scure e pesanti. Con “Possession” abbiamo lavorato molto di più sui dettagli e sugli arrangiamenti rispetto a prima. Abbiamo speso un bel po’ di tempo nella pre-produzione delle canzoni per andar avanti in seguito con le registrazioni. Nella registrazione abbiamo dedicato un bel po’ di tempo ai dettagli. Quindi penso che sia per chi conosce i Benea Reach che per i nuovi ascoltatori, “Possession” rappresenterà un album metal pieno di variazioni e dettagli. Come passare dalle martellate più pesanti alle più morbide carezze.

Qual è la vostra storia? Come sono nati i Benea Reach?

Io e Ilkka (voce) abbiamo suonato in diversi progetti e gruppi per un po’ di tempo. Facevamo parte di una band che non andava nella direzione musicale che volevo, così ho deciso di abbandonarla per iniziare qualcosa di nuovo. Ilkka ha deciso di fare lo stesso, così abbiamo iniziato a comporre nuovo materiale e a lavorare alla formazione di un nuovo gruppo. All’inizio siamo stati aiutati da alcuni amici durante i tour e gli show, ma dopo il nostro secondo album “Alleviat” la nostra line-up si è consolidata.

beneareach_intervista_2013_02_01Potete spiegarci il significato che sta dietro al nome Benea Reach?

Fin dall’inizio abbiamo pensato che avessimo bisogno di un nome che sottolineasse il nostro approccio artistico e dopo esserci scervellati per settimane siamo arrivati a Benea Reach. Non ci piace scendere nel dettaglio per quanto riguarda i significato del nostro nome. Tuttavia, credo che si adatti perfettamente a quello che la band e la musica rappresentano. Per noi, il nome porta con sé sia l’aura oscura e mistica ma anche l’atmosfera di luce che comunichiamo attraverso i nostri album e i nostri live.

Questo è il vostro primo album per Spinefarm. Quali sono le vostre aspettative più grandi nei confronti di questo nuovo capitolo della vostra carriera?

Dominare il mondo.

È strano, cercando informazioni sul genere musicale suonato dai Benea Reach si ottiene l'idea di qualcosa di incredibilmente versatile: definizioni che vanno dall'heavy rock al metalcore, dal post-sludge al progressive fino ad includere influenze industrial. Qual è la vostra vera dimensione musicale?

Lo so, penso sia divertente leggere alcuni commenti e discussioni online. Capisco anche il dibattito, i Benea Reach non son un gruppo che si inserisce in un genere specifico. Ci sforziamo sempre di seguire un percorso musicale, ma credo che rimarremo sempre all’interno del genere “metal”. Di solito ci rimandano direttamente al “metal”, penso che descriva molto bene la vena principale della band.

Venite spesso accostati a band del calibro dei Meshuggah e dei Cult Of Luna, sentite il peso di questo paragone? E soprattutto rispecchia la realtà, il vostro gusto?

Siamo orgogliosi di essere confrontati con band di questo calibro, certo. E a volte ci si trova del tutto spaesati e sorpresi. Non posso non dire che non sentiamo il peso di questi paragoni, soprattutto perché son fiducioso in quello che facciamo. Ci imponiamo degli standard piuttosto alti e siamo molto seri rispetto a tutto ciò che pubblichiamo.

È abbastanza interessante come la voce di Ilkka abbia attirato così tante attenzioni. Si parla di una voce bipolare, in grado di trasmettere attraverso diverse sfumature dello “scream” altrettante emozioni diverse... Cosa potete dirci al riguardo?

Generalmente lo scream può essere o molto buono o molto cattivo. Per me uno “screamer” esperto ha personalità, controlla l’intonazione ed ha una pronuncia chiara. La voce scream di Ilkka è una delle migliori al mondo, per quanto mi riguarda. Ho scritto e suonato con Ilkka per ben vent'anni ed ho seguito da vicino il suo sviluppo. La sua voce è in continua evoluzione, sia lo scream che il clean, e lui è abbastanza esigente per quanto riguarda la pronuncia.

Alle clean vocals di Ilkka in “Desolate” viene affiancata stavolta una voce femminile. Come siete arrivati a questa scelta e perché avete scelto un approccio così leggero per questa traccia?

In “Possession” abbiamo avuto il piacere di lavorare con Ingvill Østgaard e Maria Solheim. Sono entrambe artiste affermate che abbiamo conosciuto anni fa e nel caso di alcuni nuovi pezzi ci è sembrato che le loro voci potessero venire in nostro aiuto. In “Desolate” abbiamo avuto l’opportunità di aggiungere passaggi più calmi e vari rispetto al resto dell’album e la voce di Ingvill ha svolto un ottimo lavoro.

beneareach_intervista_2013_03Anche la successiva “Nocturnal”, pur essendo più aggressiva, possiede una parte intima ricreata grazie sopratutto alle clean vocals. La vedete simile a “Desolate”?

Non proprio. Sia vocalmente che musicalmente “Nocturnal” è un po’ più intensa e dinamica. Le clean vocals del brano sono state inserite all'interno di ritornelli più pesanti in modo da garantire maggiore dinamicità. “Desolate” è pur sempre un pezzo pesante, ma diventa calmo e si ammorbidisce per dar spazio alle voci. Quindi in “Nocturnal” le clean vocals apportano piccoli cambiamenti, mentre in “Desolate” le parti vocali sono più basse ma hanno uno spazio maggiore.

C’è un tema che accomuna i testi? Come lavorate su questo aspetto?

Di solito scriviamo di ciò che occupa le nostre menti, in modo che possa provenire tutto da esperienze o riflessioni personali. Alcuni dei testi sono quindi molto diretti, mentre altri sono scritti con un approccio più poetico. A discapito della musica, molti di questi testi possono essere visti come portatori di un messaggio positivo e di speranza, mentre altri sono l’esatto opposto. Di solito siamo io e Ilkka a spartirci la scrittura dei test, in particolare nei primi due album. In “Possession” i testi sono stati curati da me, Ilkka e Andreas (chitarra).

I paesi scandinavi sono una grande miniera d’ispirazione per la musica “oscura”. Pensi che la vostra musica rifletta il lato più malinconico della vostra nazione?


Beh, non saprei dire se siamo malinconici quanto molta della musica che gira da queste parti. Penso che la natura sia una delle nostre grandi fonti d’ispirazione, specialmente in Norvegia, dove la natura e il tempo sono estremi e sottoposti a diversi tipi di contrasto. Credo sia tutto dovuto a una buona combinazione tra questo aspetto e la mentalità scandinava in generale.

Questa era l’ultima domanda, grazie per aver passato il tuo tempo in nostra compagnia. Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di SpazioRock e ai vostri fans italiani?

Grazie mille a tutti, speriamo di poter visitare presto l'Italia con il nostro nuovo album “Possession” (in italiano, ndr).


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