Project Pitchfork (Peter Spilles)
All’uscita dell’11mo album in studio dei pionieri dell’industrial “made in Germany” Project Pitchfork, abbiamo raggiunto un disponibilissimo e gentilissimo Peter Spilles per parlare della band, di Rammstein e della scena dark in generale, di pillole per il cambiamento d’umore…
Lasciamo la parola al Mastermind del gruppo per capire maggiormente un album intenso e sicuramente interessante come “Dream, Tiresias!”.
Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 21/05/09

Ciao Peter, grazie mille per questa intervista!

Ciao Fabio, il piacere è tutto mio.

Cominciamo subito parlando del nuovo album: qual’è la tua “Nasty habit” (cattiva abitudine – riferimento esplicito al titolo di una canzone di “Dream, Tiresias!” n.d.r.) a cui non sai dire no?

Ahahah! Beh…a quanto pare non riesco a dire “no” nel creare nuova musica elettronica. Per qualcuno, questa potrebbe essere decisamente una cattiva abitudine da parte mia.
Ma se parliamo seriamente del messaggio contenuto in “Nasty habit”, il testo condanna l’abitudine di “curare” i bambini attraverso l’uso massivo di farmaci psicotropi; c’è anche la mia personale prognosi che, in futuro, alle industrie farmaceutiche non possa piacere troppo il nostro dire: “NO!”.
Sai, recentemente ho avuto modo di parlare con cittadini americani che mi raccontavano che, oramai, prendono pillole per qualsiasi cosa, persino per i cambi d’umore!
 
projectpitch1“Dream, Tiresias!” è sicuramente un titolo interessante…Tiresias è per caso lo stesso Tiresia della mitologia greca, il profeta? Nel caso, perché hai scelto una figura come quella per rappresentare l’album?

Sì, Tiresia è proprio quel Tiresia…non conosco molti altri Tiresia! (ride)
Comunque, non c’è nessun concept o gran disegno dietro alla scrittura delle canzoni di “Dream, Tiresias!”, quindi non è un concept album. Però sai: dopo aver scritto tutte le tracce del cd, ho trovato che, in qualche modo, questo titolo le rappresenti comunque tutte. Tiresia era il profeta cieco degli dei, e questo lo rende la perfetta metafora di tutti quei ribelli della nostra società che non fanno affidamento su una visione superficiale del mondo, ma che piuttosto cercano le risposte nel profondo e che sanno “vedere” la reale verità, sempre nascosta.
Il titolo dell’album è anche un’indefinita descrizione delle “profezie”, “critiche” e “punti di vista” che vengono spesso usati nei testi delle canzoni.

 

L’album è davvero intenso, musicalmente parlando: è come se foste tornati a fare al meglio quello che sapete fare meglio. Sei d’accordo con questa interpretazione?

Sì, grazie. Cerco sempre di far suonare la musica elettronica “calda” anziché “fredda”…potremmo anche dire “organica”. Mi pongo sempre l’obiettivo delle sensazioni che la musica dovrebbe scatenare, piuttosto di come essa debba suonare: in questo modo, mi posso definire un musicista piuttosto che un tecnico o, peggio, un elettricista.
Le idee per la mia musica ed i miei testi mi vengono da tutto quello che vedo, sento ed ascolto.
Normalmente, comincio nello scrivere una struttura musicale di base, sulla quale mi diverto a costruirci attorno fino a quando non ho una versione strumentale della canzone che già sento di amare.
Quindi, comincio a scrivere delle frasi che si inseriscono nell’umore che avevo nel momento in cui stavo componendo la musica. A volte capita anche che le melodie mi consentano di immaginare una storia, o delle metafore.
In questo modo, nasce l’universo musicale così caratteristico dei Project-Pitchfork.
I testi, per l’appunto, trattano di temi piuttosto importanti.

 

C’è per caso un concept dietro queste storie?

Quando creo della musica, mi piace credere di essere libero di esplorare ogni possibile direzione che desideri. Gli aspetti spirituali, nei miei testi, sono lì perché credo che la musica sia come un linguaggio universale, e le parole che io aggiungo devono riflettere la massiccia quantità di emozioni che io riverso nelle note. In questo modo, tutto funziona alla perfezione e persino io stesso, a volte, sono sorpreso dei risultati.
Ogni aggiunta testuale viene quindi fatta in questo modo: del tutto naturalmente. Per questo non mi piace definire questo album come un concept: per fare un concept, devi prima fare dei piani su dirigere successivamente la musica ed i testi.

 

Hai lavorato nell’industria cinematografica con il regista Jèrome de Missolz. Stai pensando di ripetere quell’esperienza in futuro?

Eh, non dipende da me, perché io non sono un regista. Personalmente, sono sempre aperto alle sperimentazioni, quindi vediamo cosa riserverà il futuro. Ad ogni modo, l’esperienza “Zone Reptile” è stata assolutamente grandiosa: quello che vedi nel film è stato preso da un concerto vero (di fronte a veri fans!), eseguito in una location scelta appositamente per il film; in questo modo, io e la band abbiamo potuto interagire in modo naturale con gli attori in un ambiente per noi completamente realistico e credibile.

 

projectpitch2
 

 

Nell’ “Alpha and Omega” tour c’era questa picccola band a supportarvi, qualcuno che si chiamava Rammstein – non so se ti ricordi di loro… Seriamente: siete ancora in contatto con i ragazzi? Cosa ne pensi dei Rammstein di oggi?

Mi piacciono i Rammstein, ma i contatti attualmente sono veramente occasionali…giusto qualcosa ai parties o agli eventi. Ho scoperto i Rammstein per caso, e li ho invitati ad unirsi a noi nel tour di “Alpha and Omega” nel 1995; già allora, era chiaro che questi ragazzi sarebbero stati destinati ad un enorme successo perché sì estremamente dotati e talentuosi, ma anche perché hanno sempre lavorato con le persone giuste fin dall’inizio: il loro management e la loro etichetta sono sempre stati estremamente focalizzati ed efficienti. Ad ogni modo, l’esperienza del tour con i ragazzi è stata davvero divertente: Till (cantante dei Rammstein) spesso stava nel nostro tourbus perché era quello dove si facevano le feste, mentre il bus dei Rammstein era troppo “moscio”.
Siamo davvero felici del livello di successo che noi abbiamo acquisito nell’essere musicisti che rimangono fedeli al nostro lato caotico e selvaggio.

 

Quale musica stai ascoltando ultimamente? C’è qualche altra band di dark/insudtrial che ti piacerebbe suggerire ai nostri lettori, magari qualcuno che ti piace ma che non è così famoso?

Poiché lavoro regolarmente come DJ in Germania, ci sono semplicemente troppe band ed artisti che mi colpiscono in un modo o nell’altro. Per esempio: Combichrist, Zombie Girl, Does It Offend You, Yeah?, The Retrosic, Klangstabil, Deviant UK e molti altri.

 

Parlando di scena dark/industrial/gothic: siete in giro dal 1991, come vedi le cose adesso? Le vedi sempre attraverso gli stessi occhi e con lo stesso gusto che avevi in passato?

Rispetto a quando abbiamo iniziato il Project Pitchfork, la scena dark è cresciuta in modo esponenziale: ora possiamo parlare di una scena mondiale, e questo ovviamente comporta anche degli effetti collaterali che si possono facilmente aspettare quando una cosa diventa troppo grande.
Un aspetto sicuramente positivo è che molte persone in tutti gli angoli del mondo convergono molti punti di vista diversi sulla vita e sugli interessi: non importa se tu sei in America o in Europa, puoi sempre trovare qualcosa in comune con le persone che bazzicano la scena.

 

Avete a che fare con un bel po’ di roba elettronica con la vostra musica, quindi: come vedi il futuro dell’industria discografica ed il digital delivery della musica? Credi che sia davvero l’unica via per mantenere in vita il music business?

Un aspetto negativo del lato industriale del music business è l’indesiderata “censura” che sopraggiunge sulle buone band che non possono permettersi di investire da sole in promozione e che, quindi, rimangono inascoltate. Per mantenere l’industria viva hai bisogno di un pubblico curioso che proceda nella ricerca della musica che gli piace.
Credo che, nel futuro, acquisirà importanza sempre maggiore l’aspetto dei live, e questa è una tendenza che si sta già mostrando.

 

projectpitch3

 

Parlando di concerti: so che state preparando un tour, e mi hanno detto che i Project Pitchfork, in versione live, sono uno spettacolo assolutamente da vedere…

Grazie per il complimento, noi suoniamo sempre un “best of” del nostro repertorio – dal remoto passato al tempo presente – ed il tour di quest’anno non farà eccezione.
Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso la nostra storia, con tutti i successi che i nostri fans amano: ci aspettiamo che il pubblico si diverta e faccia festa con noi.
Quello che avrai dai nostri spettacoli sarà sempre spietata, incontaminata Energia-Project-Pitchfork in tutta la sua purezza.

 

Ma perché voi tedeschi siete sempre così potenti durante i vostri concerti?

Se vuoi dare alla gente un grande show, l’avere una presenza scenica energica è un aspetto di primaria importanza, e gli effetti speciali diventano quindi superflui ed irrilevanti.
D’altra parte, credo che sia il tempo che c’è in Germania che, in qualche modo, ci mantiene “potenti” ed “arrabbiati” sul palco (ride).

Bene, è tutto! Ti ringrazio davvero di cuore Peter, a presto!


Sono io a ringraziarti! Stammi bene!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool