The Barr Brothers (Brad Barr)

Dopo anni di attesa, il nuovo lavoro dei Barr Brothers, i fratelli del folk sperimentale americano, stasera in scena al Fabrique a Milano, alza l'asticella per gli amanti del genere. Brad Barr, compositore dell'intero lavoro, sa meglio di tutti cosa significa evolvere e crescere negli anni, anni in cui mai come stavolta gli eventi hanno scolpito e levigato il lavoro piu' significativo di una delle band piu' particolari del continente Americano. 

Articolo a cura di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 18/11/17

Ciao Brad, benvenuto dietro i microfoni di SpazioRock! Come stai?

 

Ciao a tutti, è un piacere poter chiacchierare con voi! Io sto bene, sempre di corsa, ma soddisfatto! Voi?

 

Sempre di corsa è la parola d'ordine! Il nuovo lavoro dei Barr Brothers, Queens Of The Breakers, è da poco uscito; è il terzo disco che sugella una carriera, ed è arrivato dopo anni di distanza dall'ultimo album Sleeping Operator. Perchè un'attesa così lunga?

 

Abbiamo concluso il tour di Sleeping Operator nel dicembre 2015 e già allora avevamo cominciato a scrivere Queens. In realtà non ci siamo mai presi pause, abbiamo solo lavorato con i nostri tempi. Già nel settembre 2016 io credevo che il disco fosse pronto, che potesse uscire; è stato mio fratello Andrew a non essere convinto, ad insistere che avremmo dovuto prenderci piu' tempo e lavorare di più. E alla fine ho acconsentito, si poteva effettivamente migliorare. Sono faccende che vogliamo rendere nella migliore maniera possibile. E alla fine devo ammettere che ne è valsa la pena, Andrew aveva ragione. Io di solito sono piu' impulsivo!

 

Un album composto anche durante il tour, nato dopo anni di gestazione: lo avete registrato tutto a casa vostra, a Montreal?

 

No, sarebbe stato impossibile! In realtà è stato registrato in svariati luoghi: le prime sessioni le abbiamo effettuate in uno chalet in una cittadina a due ore da Montreal. Ci siamo stati tre volte fra il 2015 e il 2016, per sperimentare: volevamo vivere un luogo che non fosse casa nostra, per dare libero sfogo all'ispirazione. Lì abbiamo spesso improvvisato, ma alla fine alcune di quelle sessions sono finite sul CD.
Le registrazioni finali, invece, sono state effettuate a Montreal, dove abbiamo lavorato sull'editing e la rifinitura. E' stato un lavoro lungo, personalmente non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui ci chiudiamo in uno studio, registriamo qualche pezzo, ed ecco che il disco è pronto! Ma a pensarci bene, avere il proprio studio con la possibilità di prendersi tutto il tempo del mondo potrebbe anche essere controproducente, si rischia di dormire sugli allori o di complicare troppo le cose.

 

Come hai appena detto voi vivete a Montreal, trapiantati dal Rhode Island, e suonate una mistura di blues e folk che è tipicamente del Sud. Come riuscite a far convivere tutte queste influenze?

 

Personalmente non ho mai considerato la nostra musica blues/folk. Capisco bene perchè la chiamino in quel modo, ma io non la vedo così. Sono stato influenzato da questi generi alla stessa maniera in cui sono ispirato dalla musica indiana, quella africana, la musica classica, sperimentale, il rock'n'roll. Per me è solo una certa espressione di ciò che trovo interessante. Forse quello che rende difficile etichettarci è proprio il fatto che non abbiamo un vero e proprio genere. Comunque, le mie radici americane sono ben presenti nel jazz, che ho studiato in gioventù: ascoltare e studiare Coltrane, Jones ma anche i ritmi africani mi ha davvero aperto gli orizzonti.

 

Nei Barr Brothers figura come membro ufficiale l'arpista Sarah Pagè, e nell'ultimo disco c'è un'abbondanza di strumenti "particolari", dall'armonica alle chitarre elettriche. Come riuscite a comporre e far convivere orizzonti così differenti; com'è lavorare con una arpista?

 

A dire la verità è difficile! Quando abbiamo cominciato a collaborare con Sarah, l'approccio è stato che lei avrebbe suonato le sue cose e noi le avremmo rifinite ed adattate. Però, piu' tempo abbiamo passato insieme, più, insieme, siamo cresciuti, ed allora dalla classica arpa si è riuscito a ritagliare sempre più spazio per il rock, per l'improvvisazione. Ci siamo presi il nostro tempo per suonare insieme, abbiamo passato un periodo a stretto contatto - anche perchè, se dovevamo inserire un'arpa nel nostro arsenale, volevamo conoscere a fondo le potenzialità dello strumento e anche la persona dietro di esso. Sarah aveva già cominciato a sviluppare nuove tecniche sull'arpa, che le hanno permesso di adattarsi molto facilmente alla dimensione piu' moderna: riusciva ad alzare il proprio volume al punto che io potevo suonarci sopra una chitarra elettrica, e questo ci ha dato molta libertà. In un disco come Queens tutto è stato piuttosto facile, una evoluzione omogenea.
Poi, per carità, rimane comunque una sfida comporre e proporre dal vivo certe scelte!

 

Dicono che, al terzo disco, una band cambia radicalmente direzione oppure cementa le proprie intenzioni e compone il capolavoro di una vita. Queens di certo rappresenta appieno lo stile Barr Brothers, dunque non è una virata: qui si comincia a pensare che potrebbe essere il capolavoro.

 

Vi ringrazio, a dire la verità non avrei mai creduto di avere qualche fan in Italia che potesse ricordare anche i nostri dischi precedenti! (ride) Mi piace pensare che il capolavoro debba ancora arrivare; per dire, Sgt. Pepper era il quarto disco dei Beatles, oppure io preferisco Zeppelin IV... Beh, anche se il III forse... Diciamo che ci risentiamo per il prossimo disco! (ride) In realtà penso che con Queens abbiamo sia solidificato le nostre radici, sia sperimentato un po'. Abbiamo fatto quello che dovevamo, e stavolta non c'è niente di cui ci si possa rammaricare. Per la prima volta non mi curo molto delle critiche negative perchè IO sono soddisfatto!

 

Come ha influito la vostra crescita personale, ad esempio il fatto di diventare padre, sull'evoluzione del disco?

 

Mio figlio è nato proprio il giorno in cui abbiamo finito Sleeping Operator. Rimettersi a lavoro è stato difficile, a dirla tutta: non riuscivo a mantenere vivo l'interesse nei miei pensieri esistenziali, sai, quelli che ispirano la scrittura. Scrivere canzoni si nutre dell'ispirazione dell'autore, ed io per la prima volta ero più interessato a come mio figlio vedeva il mondo, e non a come dovevo vederlo io. E poi non posso più svegliarmi alle 3 e strimpellare sul divano - che è il modo con cui la maggior parte delle canzoni sono nate! Credo che, alla fine, ciò che mi ha fatto tornare centrato è stato tornare alla mia infanzia, alle mie personali esperienze. Non c'era assolutamente l'intenzione di comporre un disco nostalgico, ma credo che questa nostalgia sia permeata in Queens Of The Breakers. Di sicuro l'ho reso un disco molto più personale, e ringrazio mio figlio per questo.

 

Avete da poco incominciato il nuovo tour: com'è tornare sul palco dopo anni di pausa?

 

Siamo a metà dell'inizio del tour (ride). E' bellissimo essere tornati, io adoro il palco. Alla fine, è dove davvero la tua musica e la tua ispirazione trovano riconoscenza.
Adoro anche il tour in se, girare il mondo e vedere luoghi nuovi. E poi, è un'esperienza di famiglia: io e Andrew, e la band, ci piace andare a cena insieme, e questo, unitamente all'esperienza sul palco, cementa ancora di più i rapporti. Certo, ora è piu' difficile che mai essere lontano da casa, specialmente ora che mio figlio ha tre anni e sa dire "mi manchi". Ma le nuove canzoni sono uno spettacolo da suonare live, le abbiamo composte con questo pensiero, e sono comunque contentissimo di essere tornato a lavoro in giro per il mondo!

 

Prima hai detto di essere sorpreso di avere dei fan in Italia: sorprenditi ancora, perchè ce ne sono tanti! Prima di chiudere con l'intervista, che ti va di dirci della vostra data di stasera e del vostro rapporto con il nostro paese?

 

L'Italia è di sicuro uno dei 5 posti dove vorrei andare in tour. Nostra madre dice che la mia famiglia viene da Ischia, e ha sempre fatto in modo che noi non dimenticassimo quelle radici. Lei è una gran cuoca, ha perfino scritto un libro di ricette italiane, e ci ha sempre fatto conoscere quei sapori e quella cultura. Saremo appunto a Milano stasera  ma spero che in futuro potremo fare più date in Italia. In tal caso, se è vero che abbiamo piu' di un fan, chiamate qualche amico!




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