Fozzy (Chris Jericho)
Il poliedrico Chris Jericho, frontman dei Fozzy e wrestler di successo nella WWE, ci racconta, in occasione dell'uscita del nuovo album della band “Do you wanna start a war”, com'è andata con la composizione del disco, e in generale come è riuscito a conciliare in tutti questi anni le sue due più grandi passioni: la musica e la lotta.
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 26/08/14

Quando hai iniziato ad appassionarti all'heavy metal?

Quando avevo 12 o 13 anni ho iniziato ad ascoltare i Beatles, ero un loro grande fan. Poi quando ho notato che a scuola tutte le ragazze indossavano magliette dei Judas Priest o di Ozzy Osbourne e che tantissimi ragazzi che ascoltavano quella musica riuscivano ad avere un appuntamento con loro, ho iniziato a pensare che quella fossa la musica che dovevo ascoltare davvero, perchè a nessuno piacevano i Beatles. Avevo questo problema, mi piacevano troppo i Beatles. Poi ho iniziato ad ascoltare qualcosa, come Ozzy Osbourne, e da lì ho iniziato ad appassionarmi davvero all'heavy metal.


Come sei riuscito a unire la tua vita da wrestler a quella da cantante?

Non è che ci sia proprio riuscito, è che l'ho sempre fatto. Ho iniziato ad andare a vedere band che suonavano da quando avevo dodici anni e ho sempre voluto fare parte di una band. Avevo questo sogno e tutti mi dicevano che ero pazzo, anche se io non capivo perchè dicessero così. Ho iniziato a fare parte di gruppi musicali da quando avevo dodici anni e non ho mai smesso. Ho iniziato a fare wrestling a 19 anni e non ho mai smesso. Ho sempre portato avanti entrambe queste passioni per tutta la vita, mi rappresentano, fanno di me ciò che sono, e questo è quello che faccio. Per me è una cosa molto naturale, per quanto possa sembrare strano ad altre persone, perchè forse sono l'unica persona al mondo che è riuscita ad avere grande successo sia nel wrestling che nella musica. Sono “l'originale”.


Pensi che questi due tipi di carriera siano legate in qualche modo? Riesci a trovare dei collegamenti?

Ci sono molte somiglianze, in entrambe le situazione sei davanti ad un grande pubblico, e devi fare in modo che la gente si diverta. Si percepisce l'elettricità, c'è molta energia  che arriva dal pubblico, e lo show ne dipende totalmente, che sia wrestling o musica. Sono entrambe forme aggressive e eccitanti di intrattenimento. Molto dipende dalle reazioni del pubblico, c'è bisogno di uno scambio reciproco perchè sia un grande show. Puoi fare uno show perfetto, le canzoni vengono benissimo, ma il pubblico non è esaltato oppure hai un pubblico fantastico ed estasiato, ma fai degli errori. Questo sarà sicuramente uno show migliore. La stessa cosa accade nel wrestling. È questa energia che accomuna questi due tipi di show.


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Il vostro album Sin and Bones è stato un successo. È rientrato nelle classifiche USA come uno dei più venduti. Quali sono le vostre aspettative per il vostro nuovo album “Do you wanna start a war”?

Ovviamente, uno degli obiettivi nell'industria musicale è quello di vendere di più rispetto all'album precedente, ma quello che è cambiato davvero con "Sin and Bones", più che le vendite, è l'armonia che si è creata all'interno della band, come la stessa sia cresciuta. Abbiamo fatto un tour che ha toccato credo 70 paesi, questo ci ha fatto crescere molto anche negli show dal vivo. Questo ci ha permesso di diventare forse il doppio più famosi di quanto non lo fossimo prima che venisse pubblicato "Sin and Bones". E noi vorremmo che succedesse lo stesso con “Do you wanna start a war”. Certo, vorremmo che le vendite aumentassero, ma vorremmo che succedesse lo stesso con il valore della band, con la percezione che si ha di noi, con il fermento che si crea attorno ai Fozzy. Pensiamo che questo album sarà un grande album per noi, sarà un grande ritorno per la band, come lo è stato per “Sin and Bones”, che ci ha portato ad un altro livello rispetto a “Chasing the Grail”. Quando ci parleremo di nuovo tra due anni per parlare del nostro prossimo album in uscita, la  band sarà ad un livello completamente diverso rispetto a quello a cui è ora.


Com'è andata con la composizione dell'album? Ci avete messo molto a comporre il disco? Avevate delle linee guida o delle regole da seguire?

No, questo album è molto diversificato, le canzoni sono molto diverse tra loro per quanto riguarda lo stile. Il processo di composizione non è stato così difficile, non eravamo di fretta, abbiamo iniziato a comporre questo album proprio nel periodo della pubblicazione di “Sin and Bones”. Eravamo su un bus due anni fa, dopo tre o quattro giorni dalla pubblicazione di “Sin and Bones” e stavamo già scrivendo qualcosa. Insomma c'erano tutti i musicisti, ci siamo riuniti e abbiamo iniziato a comporre i primi brani. L'unica regola che volevamo per la composizione di questo album era non avere regole. Volevamo tenerci buone tutte le opzioni, bastava che fosse una buona canzone e si andava a registrare. Se piaceva, finiva sull'album. Per questo ci sono canzoni così diverse nell'album, e ci piace. Molte band non rischiano, molte band fanno sempre le stesse cose, gli album che pubblicano sono uguali agli altri. Noi non volevamo fare così, non è mai stato un problema per noi fare le cose a modo nostro, insomma, essere diversi da tutti. Questo è quello che i nostri fan si aspettano da noi, questo è quello che i nostri fan apprezzano di noi. Siamo diversi, facciamo sempre l'opposto di come andrebbero fatte le cose, per fare un album. E siamo ancora qui, con un grande potenziale di crescita e di miglioramento. Quindi non ci pesa il fatto di essere diversi.


Useresti una canzone dei Fozzy come intro alla WWE?

No non penso proprio, la gente me lo chiede sempre, ma dico sempre di no. Sai, sono come due entità separate. Poi il mio intro è molto famoso arrivato a questo punto, non penso che lo cambierei ora.  Però le canzoni dei Fozzy sono usate spesso come sigle per delle trasmissioni sulla WWE, come "Enemy, Martyr" e "Sandpaper" e penso che ora useranno qualcosa di nuovo per altri programmi, questo ci sta, ma non quando le cose si mischiano troppo.


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Hai collaborato con tanti artisti importanti nella tua carriera. Hai qualche progetto da realizzare o qualche altro personaggio con cui vorresti lavorare?

No, non abbiamo una lista di persone con cui vogliamo lavorare, scegliamo di lavorare con persone che crediamo possano dare un ulteriore apporto alle nostre canzoni. Abbiamo collaborato con M Shadows per Sandpaper, con Zakk Wylde, erano contributi perfetti per le nostre canzoni, per questo abbiamo chiesto loro di unirsi a noi. Abbiamo anche lavorato con Michael Starr degli Steel Panther per un brano che si intitola “Tonite”, un pezzo che è praticamente power-pop ma che suonava benissimo all'interno dell'album, è un grande cantante, è stato bello lavorare con lui. Ma, appunto, le nostre collaborazioni dipendono dal tipo di canzone che vogliamo comporre, e se ci sentiamo che qualcuno possa aggiungere del valore a quel brano, in modo che l'album possa suonare davvero diverso.


Avete dei progetti per il futuro per quanto riguarda la vostra musica e la promozione dell'album? Verrete in tour in Italia?

Ci piacerebbe davvero tanto! È uno di quei paesi in cui non abbiamo mai suonato, e vorremmo tanto farlo, c'è un sacco di gente che ci chiede di suonare in Italia, così come in Spagna, Messico, Giappone, Brasile, e molti altri posti. Speriamo che “Do you wanna start a war” ci dia la possibilità di suonare in posti in cui non siamo stati, ma allo stesso tempo che ci permetta di tornare in quei posti dove davvero abbiamo una specie di famiglia, come gli States, il Canada, il Regno Unito. Insomma l'Italia è nella mia lista dei “Paesi da vedere” e dei “Paesi in cui suonare”, quindi penso che ci vedrete in Italia davvero, davvero presto.




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