Lonely Robot (John Mitchell)
Un sempre impegnatissimo John Mitchell (Arena, It Bites, Kino, Frost*...) dà vita a un nuovissimo progetto: ecco svelata ai microfoni di SpazioRock l'ispirazione che ha portato alla nascita di Lonely Robot!
Articolo a cura di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 19/03/15

Ciao John, benvenuto sulle nostre pagine! Lonely Robot è solo l'ultimo di una lunga serie di progetti che ti hanno visto protagonista. Come è nata questa nuova idea?

 

In realtà avevo questo progetto in mente già da tanto tempo. Tutto è cominciato quando John Beck, che stava scrivendo nuovo materiale per gli It Bites insieme a me, ha intrapreso un tour insieme a Fish. Questo mi ha lasciato spazio per me e mi ha convinto a dedicarmi a questo mio nuovo progetto.


Lonely Robot è un nome molto interessante: c'è qualche collegamento con l'opera di Isaac Asimov?

 

Anche se mi piace molto l'opera di Asimov, Lonely Robot non è un nome legato alla sua opera. Il nome, di fatto, deriva dai testi delle canzoni. Avevamo bisogno di un titolo per il progetto, e Thomas alla label ha suggerito che questo titolo sarebbe stato particolarmente azzeccato. John Mitchell sarebbe stato un nome particolarmente noioso, mentre Lonely Robot è un titolo molto più interessante.


Qual è il concetto alla base dei brani di "Please Come Home"?

 

Ci sono diverse cose all'interno dell'album, il tema principale è basato sul fatto che gli esseri umani non devono necessariamente provenire dal pianeta Terra, potrebbero venire da qualche altra parte. Il pensare a come gli esseri umani abbiano dovuto sempre adattarsi all'ambiente e a ciò che li circonda, dovendo vivere su questo pianeta cercando al tempo stesso di non distruggerlo, mi ha dato il punto di partenza per pensare a come sarebbe se l'uomo provenisse da qualche altra parte. E l'essere umano è anche una sorta di specie ibrida, con istinti e pensieri spesso contrastanti. E' stato questo il punto di partenza per l'album.


Hai detto che lavorare a "Please Come Home" è stata l'esperienza più soddisfacente per te in studio di registrazione. Mi puoi raccontare qualche aneddoto?

 

Posso raccontarti di Steve Hogarth, per il quale abbiamo dovuto costruire un supporto per la tastiera speciale, perché suona la tastiera così in basso che tocca quasi terra. Conosco Steve da tanto tempo, ed è stato molto bello poter lavorare a qualcosa insieme. Anche se inizialmente non erano previsti suoi contributi vocali all'album, a un certo punto si è trovato accanto a un microfono e ha suggerito di aggiungere alcune backing vocals, ed è stata una grande idea. All'album ha collaborato anche Peter Cox: ho sempre amato i Go West, fin da quando ero un ragazzino, peter mi ha ispirato tantissimo come cantante. E' stato strano poter lavorare con lui, in studio, per la canzone "The Boy In The Radio". Ma tutti gli ospiti che ho invitato su quest'opera si sono calati benissimo nella parte, ed è stato molto bello lavorare con loro.

 

lonelyrobotitw01_02


Hai scelto gli artisti che hanno suonato o cantato nel tuo album dopo aver composto i pezzi, oppure hai composto i brani stessi plasmandoli su chi sarebbe stato ospitato in essi?

 

Devo dire di essere stato particolarmente pigro da un punto di vista compositivo, quindi non avevo i brani già pronti prima di proporli a chi li avrebbe cantati. Per esempio, la mattina in cui dovevamo registrare insieme a Heather Findlay, non avevo ancora scritto la canzone su cui lei avrebbe cantato: l'ho scritta molto rapidamente, sul treno, mentre mi recavo allo studio di registrazione!

 

Vedi Lonely Robot come un progetto a lungo termine?

 

Lo vedo assolutamente come un progetto a lungo termine, voglio pubblicare ancora album sotto questo nome. Lonely Robot mi permette di esprimermi come meglio posso, di esprimere me stesso. Fin quando alla gente piacerà quello che faccio, e varrà ancora la pena di farlo, continuerò a farlo. Certo, se tutti odieranno quello che sto facendo, magari cambierò idea. Ma ora come ora ho tutte le intenzioni di dare un seguito a questa prima uscita.


E per quanto riguarda le esperienze dal vivo, pensi di portare on stage Lonely Robot? Come sarebbe la formazione dal vivo?

 

Mi piacerebbe poter fare qualche concerto, non penso ad un lunghissimo tour ma ad un paio di date. Potrebbe sembrare un po' presuntuoso, ma l'album ha una natura così epica e cinematografica che non mi accontenterei di dare una dimensione live ridotta a questo progetto. Voglio avere la certezza di poterla esprimere in una maniera adeguata e che ci sia la domanda adeguata prima di portarne la musica on stage, non voglio suonare in un piccolissimo locale davanti a venti persone.


Per quanto riguarda gli alti tuoi progetti, cosa ci aspetta nel futuro? Ci sono novità sul nuovo album degli It Bites, che è stato posticipato?

 

In verità, no. Al momento sono felice di fare questo. L'ultimo album degli It Bites è entrato in una fase di stallo. Dopo "Map Of The Past" abbiamo cominciato a scrivere nuovo materiale, ma non ero felice di come le cose stavano andando, e della direzione che stavano prendendo. Ero scettico sulla riuscita di un possibile nuovo album degli It Bites. E' in arrivo, invece, un nuovo album degli "Arena". Dato che sono stato molto impegnato con Lonely Robot di questi tempi, non ho potuto contribuire più di tanto al processo di scrittura dell'album. Ma ho appena completato tutte le mie parti di chitarra per questo disco.


Questa era l'ultima domanda John, vorresti lasciare un messaggio ai tuoi fan italiani e ai nostri lettori?

 

Certo: grazie per il tempo che avete dedicato alla lettura di questa intervista. Spero che l'album possa piacervi, fate felice questo robot solitario!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool