Once Human (Logan Mader)
Logan Mader: una significativa frazione del lato più oscuro dei Machine Head che si rivela essere un introspettivo ed enigmatico personaggio. Queste sono le nostre quattro chiacchiere con una delle figure più controverse del metal contemporaneo. 
Articolo a cura di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 20/01/17
Introduci quest’intervista scegliendo tre parole che rappresentano gli Once Human. 
 
Siamo brutali, siamo heavy, siamo cattivi. Siamo sconvolgenti. 
 
Cosa intendi quando dici “sconvolgenti”? Sono diversi i modi con cui qualcuno può venire sconvolto.
 
A qualcuno, possiamo fare paura. Se non ci credete, ascoltateci. 
 
Ora, facciamo un passo indietro. Dopo aver fatto parte della formazione agli albori dei Machine Head, ti sei ritirato dalle scene per una decina d’anni, prima che uscisse il tuo nuovo progetto: gli “Once Human”. Cosa hai imparato in questi dieci anni lontano dai palchi?
 
Non ci penso spesso; non esplicitamente, comunque. Penso di aver imparato molte cose, soprattutto su me stesso. Immagino di essere cresciuto molto, di essere molto più maturo. 
 
E poi, un bel giorno, hai incontrato Lauren che ti ha convinto a tornare a suonare. Com’è scattata la vostra alchimia?
 
Lei era semplicemente la persona giusta al momento giusto; l’alchimia che è scattata è nient’altro che il tipo di intesa necessaria a far scattare qualcosa di artisticamente valido. Perché sì: onestamente, penso che ciò che stiamo creando abbia un indiscusso valore artistico. 
 
Quello che esce il 20 febbraio, “Evolution”, è il secondo album degli Once Human. Rispetto a “The Life I Remember” che tipo di "evoluzione" c’è stata? 
 
Lauren ha sviluppato una nuova tecnica vocale, e abbiamo aggiunto un terzo chitarrista. Tutto ciò dà un tono completamente nuovo alla band, e la magia è aumentata. La chimica tra di noi è maggiore ed indiscussa. Oltre ad avere straordinarie proprietà tecniche, inoltre, la voce di Lauren è estremamente espressiva: sembra fatta apposta per esprimere sentimenti. La carica emotiva della sua voce è ancora più violenta nel nuovo album, “Evolution”, il che si sposa perfettamente con le modifiche apportate alla band. Abbiamo aggiunto strumenti, adottato un sound molto più tecnico, collaborato con gente davvero in gamba.  Insomma, il prodotto finale non può che rendermi fiero. 
 
oncehumanintervista2016
 
Non ho potuto fare a meno di notare il forte senso di negatività che domina l’intero album. Si tratta di un atteggiamento negativo nei confronti della società, in generale?
 
Indubbiamente sì, questo senso di negatività è presente, non potrei dire il contrario. Si coglie benissimo anche nel nostro primo singolo, “Eye Of Chaos”. Non credo che ci sia bisogno di spiegarlo: gli esseri umani, oggi, sono sommersi dal caos. Personalmente, penso che quella che tu chiami “negatività” non sia altro che un modo diverso di vedere le cose: tentiamo di andare al di lá dell’autocelebrazione umana e di affrontare la realtà più cruda, più terribile, più onesta.  
 
Nei dieci anni lontano dalle scene hai avuto l’occasione di lavorare per diversi artisti. I Sepultura e i Gojira sono i primi due nomi che mi vengono in mente: entrambe, sono band che hanno apportato un significativo contributo all’evoluzione del metal negli ultimi anni. Ci sono band con le quali hai lavorato che ti hanno influenzato in qualche modo, oppure da cui hai imparato qualcosa di importante?
 
Non saprei. È davvero difficile da dire. Probabilmente, in modo indiretto sì. Sono stato via dalle scene per parecchio tempo e sono successe parecchie cose. Vedendo l’ambiente musicale da un punto di vista esterno, è inevitabile che impari ad ampliare le tue vedute e ad avere approcci differenti, più maturi in un certo senso… e a vedere le altre band come degli alleati, più che come avversari da battere.  In generale, sei più aperto alle critiche e, di conseguenza, sei più aperto a crescere. Non ti dirò specificatamente che musicisti mi hanno dato di più a livello di crescita personale, perché credo che siano davvero troppi da quantificare. 

Sei d’accordo con me se dico che “Evolution” mi è sembrato più introspettivo rispetto a “The Life I Remember”?

Sì, assolutamente: anche questo è dipeso dalla nostra crescita come gruppo. Quando fai un secondo album conosci meglio i tuoi compagni di band e probabilmente sei più preparato e sciolto nel guardarti dentro. Siamo cresciuti; ecco. Questa è la nostra “evoluzione”. 
 
A proposito del secondo singolo estratto dal nuovo album, “Gravity”.  La canzone si chiude con una domanda: “All my life/ In search of the answer / I needed only to ask myself/Why am I here?” Che dici, tu hai trovato la risposta?
 
“Why am I here?! To play fucking rock and roll”




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