Panzer (Schmier)
Un secondo album che fa pensare che i Panzer non siano solo un side-project. Un tributo al classico heavy metal, quello vero, quello originale, quello degli inizi, quello dei capelli lunghi e delle giacche pesanti e strappate. A raccontarcelo è Schmier, leader della band.
Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 07/10/17
Ciao Schmier! Piacere di poter scambiare quattro chiacchiere con te! Come stai? Dove sei adesso?

Piacere mio! Sono in Germania, a sbrigare alcune cose legate all'uscita del nuovo album dei Panzer. Mi sto riprendendo da un intervento alla spalla, ho avuto una specie di slogatura, un incidente la scorsa settimana. Ora devo stare a riposo e riprendermi per un po' di giorni, anche perchè ho alcuni show con i Destruction in programma a breve. Impiego questo tempo di riposo forzato concentrandomi sulla promozione del lavoro con i Panzer, il nuovo album uscirà ad ottobre...

Caspita, mi dispiace. Com'è successo? Sta attento! E riposa soprattutto...

Eh ero a fare uno show durante un festival e ho avuto una brutta caduta. Praticamente sono inciampato in alcuni fili, c'era buio e non vedevo nulla... è stato uno spettacolo divertente però! Queste cose succedono, e se accadono che devi fare? Cerchi di affrontarle nella maniera migliore e le risolvi. Bisogna pensare positivo e al fatto che sarebbe potuta finire peggio...tipo qualche rottura seria alla mano, o robe del genere. 

Diciamo che nella sfortuna, sei stato fortunato. Ma non pensiamoci più. Parliamo adesso del tuo nuovo album con i Panzer dal titolo "Fatal Command" che sarà pubblicato il prossimo 6 Ottobre. Ci vuoi dare qualche anticipazione? 

Definirei "Fatal Command" come la normale evoluzione del nostro primo album, un sincero tributo alle radici e alle origini del classico heavy metal, al NWOBHM. E' molto anni Ottanta, ci sono molte sfumature del genere... Quando ascolti le canzoni ti senti assolutamente come se fossi tornato indietro in quegli anni. Volevamo davvero omaggiare le radici, le basi da cui siamo partiti, difendere la fede nel puro heavy metal. Ci siamo divertiti moltissimo. Sai, noi tutti abbiamo altri gruppi su cui lavorare e concentrarci, ma i Panzer sono un side-project grandioso, molto importante per noi. Volevamo riproporre la musica con cui siamo cresciuti quando eravamo dei ragazzini e adesso possiamo suonare questo tipo di musica. Penso che ascoltando il disco si possa sentire il divertimento, la felicità con cui la band lo ha suonato...

Esattamente, ho proprio avvertito questo: si tratta di heavy metal nella forma più pura. Sicuramente è un po' più pesante se paragonato al vostro primo album. Che direzioni vi siete prefissati di seguire esattamente in termini di evoluzione del sound?

In questo album la direzione è stata: facciamo quello con cui abbiamo iniziato ad approcciarci alla musica. Ci sono i Judas Priest, ci sono gli Iron Maiden, alcune cose della scena americana, Ozzy Osbourne e i suoi primi album. Questa era la roba che ascoltavo da giovane. Prima di iniziare con i Destruction, questa era la mia bibbia. Lo scopo dei Panzer è stato quindi proprio questo: la riscoperta del genere. Anche perchè, al giorno d'oggi, molte band che magari si definiscono o vengono definite "metal band" suonano robe molto diverse tra loro, molto spesso non coerenti, e che non c'entrano nulla con il genere nella sua forma pura, ma sono delle cose alternative, lontane dalle radici. L'heavy metal oggi è più vicino alla musica pop che all'heavy metal. Mantenere viva l'eredità, la tradizione, il rivoluzionario classico old school heavy metal, è stata la nostra sfida. Questo è quello di cui si occupano i Panzer. 

Volevo chiedertelo alla fine dell'intervista, ma a questo punto te lo chiedo adesso: l'heavy metal non è mai stato, nella sua concezione originaria, una moda passeggera, è più che altro uno stile di vita. Sei d'accordo?

Sì, è uno stile di vita. E' qualcosa di più che musica stessa. Suono questa musica ormai da un sacco di tempo e ho visto come il genere si è evoluto negli anni. L'heavy metal è stato la mia ancora di salvezza, il mio regalo. Suonare musica mi faceva, e mi fa, stare bene, mi mantiene vivo, sano. I tour in giro per il mondo... Tutto ciò alimenta la mia linfa vitale. L'heavy metal è una cosa che ti entra dentro e ti forgia, non puoi ad esempio metterla da parte per qualche giorno e cambiare quello che sei. Ho paura che i giovani non siamo completamente consapevoli di questo. I capelli lunghi, il vestirsi in un certo modo fa parte del lifestyle, con un po' di follia, un po' di devozione. Oggi l'heavy metal è diventato più "pulito", tutti hanno dei capelli bellissimi e splendenti, si vestono e appaiono tutti carini. Ci sono più melodie, più tastiere... c'è più roba pop metal. E questo non è heavy metal. L'heavy metal è pazzo. Con i Panzer cerchiamo di mantenere vivo tutto questo, la concezione classica del genere. 
 
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Tornando a parlare dell'album, rispetto a come lo immaginavi, a come lo avevi dipinto nella tua mente, "Fatal Command" è venuto fuori come te lo aspettavi? 

Sai, abbiamo avuto l'opportunità di registrare quest'album nell'arco di diversi mesi, quindi avevamo più possibilità di tornare in studio e cambiare cose che non ci piacevano e, alla fine, quello che è venuto fuori è un album che è al 100% quello che volevamo ottenere, suona esattamente come volevamo che suonasse. Ci siamo impegnati tantissimo, abbiamo messo un sacco di attenzione ad ogni aspetto della produzione e del songwriting e questo ha ripagato. Siamo completamente soddisfatti. Se mi dovessi chiedere qual è la mia canzone preferita dell'album, farei davvero fatica a risponderti perchè ci sono davvero dei pezzi grandiosi. Cinque o sei canzoni su tutte son dei brani impostati, pesanti il giusto, abbastanza catchy, con quel fantastico stile del classico heavy metal. Sì, sarebbe decisamente troppo difficile per me scegliere. 

L'evoluzione del tuo sound è però certamente connessa anche ai cambiamenti di line-up che avete sperimentato. Con la dipartita di Herman Frank dalla band, si sono uniti al progetto V.O. Pulver e Pontus Norgren. Qual è stato il loro reale apporto in termini di songwriting e in generale a tutto il processo creativo? 

Quando Herman lasciò la band, il 50% del songwriting era già abbastanza pronto... Sicuramente ho avvertito che i fan in un certo qual modo temevano che i Panzer avrebbero potuto cambiare stile ma, sai, io in prima persona ho sempre tenuto sotto controllo tantissime dinamiche dei Panzer e quando abbiamo scelto il nuovo chitarrista V.O. Pulver, che è stato il produttore del primo album e il secondo chitarrista dei nostri show precedenti, sapevo cosa mi aspettava... quindi lui sapeva tutto della band. Quindi quando abbiamo ripreso il lavoro, prima di ricominciare, ci siamo confrontati... ma ero sicuro di lui. E' un chitarrista e un produttore preparatissimo, una persona davvero importante per me, un amico. Per me è grandioso poter collaborare con persone del genere, con amici che conosco da tempo. Non avevamo mai lavorato insieme in termini di songwriting, lo avevamo fatto per la produzione, e ha funzionato benissimo. Penso che la gente voglia in questo album sentire il nostro stile, ma amplificato, migliorato, accresciuto. Ed è così. Ci sono delle più melodie, doppie armonie, un sacco di chitarre, ci abbiamo lavorato davvero tanto sul quest'ultimo punto, frutto della collaborazione con Pontus (Norgren, ndr.)

Da qui mi viene da pensare quindi che questo cambio di line-up non abbia poi influenzato la natura della band, l'essenza del progetto...

Sì, esatto. Non penso ci siano stati grandi cambiamenti. Se ascolti l'album ti rendi subito conto che è un album dei Panzer. Herman Frank è un chitarrista grandioso con uno stile altrettanto grandioso, è unico, ma al suo posto ci sono adesso chitarristi con una tecnica altrettanto maestosa, con uno stile invidiabile, che sono completamente in linea con il mood di questo genere. Non credo ci siano stati dei cambiamenti che abbiamo portato a delle mancanze in termini di qualità... 

E invece per quanto riguarda i testi, c'è un tema principale sul quale sono stati costruiti? 

Alcuni dei testi vertono attorno alle situazioni politiche odierne, come il primo singolo che abbiamo pubblicato "We Can Not Be Silenced" che parla proprio della libertà d'espressione, della paura del dire le cose: quanta libertà d'esprimerti sei disposto a sacrificare per il tuo quieto vivere? Credo che sia un tema molto interessante e molto importante da affrontare oggi come oggi, anche legato al fenomeno del terrorismo. Poi ci sono delle canzoni che invece trattano di temi ispirati dalla vita personale, come "Satan’s Hollow" oppure "Scorn And Hate" che parla di un mio amico e del suo dover convivere con la schizofrenia. Per me scrivere testi è un modo semplice e immediato per parlare, per lasciare andare me stesso. Quindì no, non c'è un tema principale in assoluto... ci sono delle cose che attengono alla quotidianità della vita in maniera più intima e cose che la attengono in maniera più generale, come la politica. 
 
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Già appunto, c'è davvero tanta politica in quest'album, partendo già dalla copertina...

La copertina è un ritratto esatto di quello che sta succedendo al giorno d'oggi...

Sì infatti, una fotografia di oggi. Ci sono Trump, Putin, Kim Jong-un... tutti uomini di "potere". Ma che significa per te la parola "potere"? Cosa rende un uomo "di potere"? 

Sai, non abbiamo messo solamente uomini di potere in quell'artwork, ma ci sono gli uomini pazzi. Le persone pazze. La pazzia. Ci sono persone che sono davvero imprevedibili e rivestono cariche che permettono loro di avere in pugno la vita delle persone. Quindì sì, come hai detto tu, uomini di potere... ma uomini che si comportano come bambini. Combattono tra loro, si fanno sfregi come se si stessero contendendo un giocattolino e in realtà hanno nelle loro mani la responsabilità della vita di milioni e milioni di persone. E poi si divertono a disseminare odio, tra la gente e tra i paesi. Ora come ora mi vengono in mente tutti i problemi tra la Russia e l'America, tra la Germania e la Turchia. Ed è davvero triste vedere e rendersi conto di come i nostri politici che rivestono cariche eccellenti e che dovrebbero farsi promotori di pace e benessere di vita, fanno tutto il contrario. La copertina rappresenta tutti questi pazzi su questo carro armato mentre stanno facendo una grande e bella festa, fondamentalmente l'ultima festa del mondo. Volevamo mettere un po' di sarcasmo nella situazione che ci troviamo costretti a vivere oggi perchè altrimenti, se ci pensi seriamente, la cosa diventa davvero triste. Volevamo metterci del divertente anche se sappiamo che tutto ciò non è divertente per nulla: due giorni fa c'è stata la notizia del lancio del missile da parte della Nord Corea. Sappiamo che la gente possa reagire male o essere offesa dal nostro sarcasmo, ma è anche un aspetto dell'estro creativo dell'artista. Da quando suono rock n' roll ho sempre parlato, mi sono sempre espresso, senza paura. 

Questa cosa che hai detto della gente di potere che è fondamentalmente della gente pazza mi spaventa tantissimo... Tu invece, grande, grosso e profeta del metal, sei spaventato dai tempi correnti e dal mondo in cui viviamo?

Sì. Però sai... io ho un punto fermo. I Destruction e i Panzer hanno fan dispersi in tutto il mondo, la musica invade il mondo... la gente che ascolta i Destruction e i Panzer in America, ma anche in Russia, in Germania ed in Turchia, e in tutti gli altri paesi e continenti. L'heavy metal unisce il mondo. Questo è quello che penso. E mi fa bene pensarla così, perchè se tu pensi una cosa, e la comunichi con la musica e se questa musica arriva in tutto il mondo... la follia può finire. Il pensiero arriva nella mente delle persone e sono le persone ad avere il potere. Quelli sopra di noi sono un'altra storia. E' pazzesco quello che sta succedento al giorno d'oggi... le persone possono seguire questi leader squilibrati ed essere come pecore in un gregge. La storia si ripete, sempre. Le cose che stanno succedendo adesso sono successe anche 40 o 50 anni fa. Niente di nuovo. 

La relazione tra politica e musica è un dibattito attuale: c'è chi pensa che la musica, per il suo modo di essere e di esistere, possa veicolare in maniera efficace un concetto politico e poi ci sono altre persone che pensano che le due cose sono assolutamente indipendenti e separate, e devono restare tali. Che ne pensi? 

La musica unisce le persone, tutte le persone. E' importante veicolare un messaggio quando fai musica, è importante che questa abbia senso. Capisco, e condivido, il fatto che la gente voglia divertirsi ed essere divertita... e quando arriverà la notte dei tempi la gente potrà mettersi nelle orecchie la musica pop e infilarsi la testa sotto terra, ma fino ad allora, finchè qualcuno avrà ancora qualcosa da dire, è fondamentale che la gente del mondo si svegli, reagisca e faccia qualcosa per affrontare le situazioni in cui vive. Non seguite ciecamente i vostri leader, non fidatevi a scatola chiusa delle politiche dei vostri governi, non siate per forza d'accordo su ogni cosa che loro dicono o fanno. Una cosa che non capisco quando guardo indietro alla storia è che l'uomo sembra non aver imparato nulla dai suoi errori, da quello che gli è successo nel passato. La musica è sempre stata un'ottima alleata in questo senso: se guardi all'heavy metal, questo genere deriva dal blues e il blues era una dichiarazione politica a tutti gli effetti. Il rock'n'roll in generale è molto più politico di quanto le persone vogliano credere. 

Visto che è la nostra prima volta con i Panzer, vorrei chiederti qualcosa in più sul nome...

Quando abbiamo iniziato eravano tre ragazzi tedeschi e volevamo un nome forte, che sottolineasse il nostro fare metal. Vedevamo il mondo in acciaio. Il nome Panzer deriva dal tank, il carro armato. I Panzer sono macchina produttrice di metal che va avanti dritta senza fermarsi e senza regole. Abbiamo pensato poi che sarebbe stato un buon nome da ricordare, soprattutto per una band tedesca. Oggi come oggi trovare dei nomi buoni, d'impatto, che colpiscano è davvero difficile... anche perchè tutti quelli fighi sono stati presi! Quando ho iniziato con i Destruction c'erano un sacco di nomi interessanti da scegliere, ma adesso è più difficile. Ma penso che il nostro sia davvero bello e soprattutto esprime completamente il nostro essere. 

E questo secondo album mi suggerisce che i Panzer non siano più un side-project, qualcosa da fare per ingannare il tempo... mi sbaglio? 

Beh, il primo album è stato una prova e per i primi tempi si parlava di progetto. Poi, negli anni, abbiamo comunque riflettuto sul fatto di fare altro e stare insieme come gruppo, nonostante il cambio di line-up, ma continuiamo a pensare di stare insieme, fare nuovi album e dar vita a dei lavori che siano d'impatto. Tutti noi abbiamo delle band principali, ma questo è un modo divertente che consente a degli amici di fare delle cose insieme, delle cose che li divertono e che consentano loro di pagare il giusto tributo alle loro origini. E' un bel regalo, se ci pensi. Mi rende felice avere la consapevolezza di essere parte, nella mia vita, di band come i Panzer. 

Vivi nel mondo del thrash metal dal 1982, anno in cui nacquero i Destruction e quindi sei considerato un pioniere del genere. Secondo te, quanto il mondo del metal è cambiato negli anni? 

Tutto cambia, sempre. Al principio, quando ho iniziato con i Destruction, la parola thrash metal non esisteva neanche, è stata creata tra il 1984 e il 1985. Sì, siamo stati considerati tra i fondatori del genere e quando ti ritrovi in queste condizioni è entusismante, perchè puoi fare tantissime cose. Negli anni abbiamo avuto alti e bassi, ma la scena metal si è diffusa per il mondo e ha trovato il suo equilibrio e adesso è fantastico vedere come l'heavy metal è ovunque nel mondo, non c'è un singolo paese nel mondo dove non ci sia un ascoltatore del genere. E questa è una cosa che, ai tempi, non avremmo mai potuto immaginare. Non potevamo nemmeno sognarci di avere fan in Sud America o in Asia o in Islanda o al Polo Nord. L'heavy metal è ovunque. Non sai quanto siamo felici di suonare in questi paesi, vedere il mondo e vedere le facce di chi è devoto al genere. Sì, ci sono stati dei cambiamenti anche in termini di approccio: al giorno d'oggi c'è meno entusiasmo e una tendenza all'essere professionali al massimo, ma il più grande cambiamento per me è stato il fatto che io adesso posso suonare in quasi tutti i paesi del mondo, cosa impossibile negli anni Ottanta.

Qualche possibilità di vedere i Panzer in tour? 

Lo spero! Vogliamo davvero partire in tour, l'album arriverà ad ottobre e inizieremo con i primi show all'inizio del 2018. Sicuramente faremo qualche festival e stiamo cercando di organizzare qualcosa, vorremo andare in tour con altre band, ci stiamo parlando proprio in questi giorni. Spero davvero di andare on the road i primi del prossimo anno perchè sai, i Panzer sono una band da live, devi vederli live. Faremo di tutto per andare sui palchi, e anche su quelli italiani. 

Vi aspettiamo! 
 
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