One Ok Rock (Taka)
Taka, frontman dei One Ok Rock, ci parla di come la band abbia vissuto gli ultimi intensi anni della propria carriera, di quali siano le proprie fonti d'inspirazione, dell'incontro con Ed Sheeran e di molto altro...
Articolo a cura di Lucia Bartolozzi - Pubblicata in data: 04/06/19

Si ringrazia Federico Falcone per la collaborazione

 

Ciao Taka e bentornato su SpazioRock. Sono passati tre anni dalla nostra ultima chiacchierata, come è cresciuta la band in questo lasso di tempo?


Eh sì, è stato proprio un bel po’ di tempo ma sono felice di essere di nuovo qui! Non vedo veramente l’ora di salire sul palco e soprattutto non vedo l’ora di poter suonare le nostre nuove canzoni, dall’album appena uscito (“Eye Of The Storm”). Nel complesso sono semplicemente molto felice!

 

Vi siete da poco esibiti in Italia, nuovamente a Milano. Pensate che la fanbase della band sia aumentata rispetto al vostro ultimo concerto italiano?

 

A dire il vero non saprei dirlo! Forse, mi auguro proprio di sì, ma non ne sono completamente certo. Ogni volta però i fan italiani mi rendono veramente felice, tanto che la prima volta che sono venuto qui in Italia non potevo proprio credere ai miei occhi. Mi chiedevo quale sarebbe stata la risposta del pubblico e sono rimasto molto sorpreso quando ho sentito molte persone parlare giapponese e cantare le nostre canzoni! Il pubblico ha così tanta passione… lo adoro!


Il pubblico nipponico è storicamente considerato come uno dei più calorosi e appassionati. Quando suonate in Europa avvertite particolari differenze? Quale è, secondo la vostra esperienza, il pubblico che più si avvicina, per stile e approccio, a quello della vostra terra d’origine?

 

Be', ci sono delle differenze in effetti. I fan giapponesi sono generalmente molto timidi, in realtà i giapponesi in generale lo sono. Dipende anche molto dal contesto però. Ad esempio, andando a concerti più grossi hard rock, o hardcore, il pubblico è molto diverso e molto turbolento!
In generale non credo cambi molto il pubblico però, ma quello che mi ha colpito è il pubblico in America del Sud: quella sì che è passione! Il pubblico canta ogni canzone e con una potenza tale che a volte non riesco neppure a sentirmi o sentire la band! Gli italiani sono abbastanza simili al pubblico sudamericano su questo aspetto, amano la musica e lo fanno sentire. Io lo sento bene.
Alla fine dei conti è solo questa la differenza fra i fan di varie nazioni, ma rimangono tutti gli stessi fan e noi li amiamo.

 

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Parliamo di musica: dopo aver aperto in Thailandia per Ed Sheeran, sappiamo che avete condiviso anche idee per un eventuale progetto. Puoi dirci qualcosa di più circa questa collaborazione?


A dire la verità, quando ci siamo incontrati in Thailandia la cosa non era niente di programmato, né abbiamo troppi piani. È stata una cosa così, per divertimento. Ho avuto l’occasione di veder lavorare Ed Sheeran e in solo 4-5 ore in studio, aveva già scritto due canzoni insieme a noi. È una cosa pazzesca, non ho mai visto niente del genere. Le canzoni hanno ancora bisogno di lavoro per il momento, Ed però ci ha detto che, quando si presenterà la possibilità, vorrebbe cantare in giapponese… ma niente di sicuro ancora!


La prima volta che ascoltai dei vostri brani, ebbi subito l’impressione di un sound vicino a quello dei 30 Seconds To Mars. Possiamo annoverare la band di Jared Leto tra le vostre influenze?

Ho passato molto tempo a sentire musica emo/scene, band come Good Charlotte, The Youth, Linkin Park e sì, anche i 30 Seconds To Mars. Direi che è abbastanza naturale sentire questa influenza, dato che sia io che la band amavamo quel genere.

Come è cambiato il vostro sound in questi quasi 15 anni di carriera? Avete risentito delle influenze dei trend occidentali o avete attinto anche a sound più in voga in Giappone?

Ogni volta cerco di immaginarmi quale sarà il sound per i nostri lavori, ma cerco di farlo in un preciso momento e non costantemente, stando sempre a sentire nuova musica. In fondo ci serve staccare dal lavoro, dobbiamo come tutti andare fuori, fare qualcosa di diverso. Solo in quel modo si riesce a fare qualcosa di nuovo. Quando mi sono trasferito in America ho sentito molto l’influsso della musica americana, specialmente del pop, in modo positivo. Alla fine dei conti però, so solo che sono alla continua ricerca di qualcosa di nuovo, qualcosa di migliore per i One Ok Rock.

Prima di concludere: ci sono delle band italiane che amate, con cui vorreste condividere il palco o che vi hanno influenzato durante il corso della vostra carriera?

Ho avuto il piacere di sentire una band italiana simile ad una band rock giapponese, i Maximum The Hormone. Erano i Destrage! Davvero forti!




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